Montalcino in verticale/5: Salvioni – La Cerbaiola

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di Claudio Corrieri

Per una volta proviamo a partire con l’estrema sintesi:

Produttore: Giulio Salvioni – La Cerbaiola

Zona di produzione: quadrante nord orientale della denominazione, su terreni di matrice galestrosa esposti a sud sud est in appezzamento unico, 400 metri slm.

Ettari vitati: quattro

Vinificazione ed affinamento: in acciaio con uso esclusivo di lieviti indigeni. Botti da 20 Hl in rovere di Slavonia

Bottiglie prodotte: troppo poche! 9.000 di Brunello e -quando si declassa- 3.500 di Rosso di Montalcino (peraltro squisitissimo)

Giulio Salvioni è di Montalcino. Fai presto ad accorgertene. Montalcino ce l’ha nel sangue e nelle parole. Giulio Salvioni è proprio simpatico, espressivo e irrefrenabile come i suoi vini. Non si nasconde certo dietro alchimie grammaticali, timidezze di maniera o finissime iperboli, ma come un fiume in piena ti racconta del Consorzio di Montalcino, del vicino di casa, dell’amministrazione comunale e dei suoi politici, di donne, mogli e figli, del suo incredibile amore per l’isola d’Elba (lì dove ormai conosce tutti: dai marittimi che lo salutano all’imbarco quasi fosse un residente storico, ai ristoratori che se lo combattono per passare con lui una serata al fresco dei pergolati nelle sere d’estate) e della recente gestione di un parcheggio a Capoliveri. Il tutto con consumato piglio attoriale, intervallato da punteggiature ironiche (e autoironiche) ed esplicativi “commenti” gestuali e facciali. Che personaggio!

Ma la nostra breve e piacevole visita presso la sua minuscola cantina di invecchiamento nel centro di Montalcino (una cantina da garagiste, direbbero i francesi) ci offre anche spunti di riflessione sul potenziale del sangiovese grosso. Potenziale legato alla zona di provenienza, senza alcun dubbio, ma anche alla sensibilità interpretativa del produttore. In altri termini, non tutti i terroir hanno il medesimo “coefficiente” di qualità, e la bravura del vignaiolo sta nell’interpretare al meglio annata e caratteristiche della zona al di là del rigido protocollo di un disciplinare. Non vogliamo con questo indicare la via per un nuovo disciplinare, ma abbiamo notato, nei nostri ripetuti assaggi ilcinesi, che non tutte le aree sono così intensamente vocate a Brunello, e spesso il lungo affinamento prima della messa in bottiglia, specie nei Riserva, non sempre apporta miglioramenti in termini di scorrevolezza e tonicità. Chissamai se una maggiore elasticità riguardo agli obblighi legati ai tempi minimi di affinamento in botte e un contemporaneo irrigidimento dei tempi minimi di imbottigliamento prima della commercializzazione (4/6 mesi prima della commercializzazione sono davvero pochi per un vino che intende uscire dopo 5 anni dalla vendemmia!), potrebbero ingenerare più qualità diffusa!? Certo è che alcuni territori, magari i più radicati, magari i più esplorati, dove ormai i produttori ne hanno messo a fuoco il potenziale veicolandolo grazie all’estrema capacità nella gestione delle fermentazioni e a un utilizzo ben ponderato del rovere, restano e resteranno per sempre identificativi del carattere “Montalcino”. Alla Cerbaiola ci sembra di poterne intravvedere uno. Detto questo, quando si ha a che fare con i vini di Giulio e Mirella Salvioni si comprende perché il sangiovese grosso a Montalcino abbia acquistato tanta credibilità! Il rispetto e l’amore per la vigna di questa famiglia, arricchitasi dell’apporto dei figli Alessia (il piglio deciso e fattivo della madre, il carattere estroverso del padre) e David (alla gestione agronomica), sono proverbiali, e noi non possiamo non confermare Salvioni come uno dei più accreditati ambasciatori del Brunello contemporaneo.

Il tratto distintivo dei vini dimora nella parte aromatica, dettagliata e matura, con precursori tipici come l’alloro, la terra (che diventa terra bagnata con la maturità), il sottobosco, la menta e la viola, mentre al gusto colpiscono l’energia e la progressione, il ritmo e l’intensità, e quei tannini profondi e cesellati, come incastonati nel lungo e preciso finale. La potenza espressiva di quei vini, che ha trovato nuove modulazioni dopo il parziale rinnovo del parco vigneti, col tempo va reindirizzandosi nel verso di una sintesi espressiva più equilibrata e meno irruenta, ciò che anche gli assaggi dalle botti hanno testimoniato, prodighi come sono stati di lirici accenti e vellutate trame tanniche.

Brunello di Montalcino 2010 (campione di botte) – Un potenziale bel conseguimento: colore integro e rubino; leggere riduzioni al naso, da cui emergono note di viola, rosa ma anche frutti rossi quali ribes e fragola. Tannino setoso, tattilità eccezionale, scorrevolezza straordinaria. Finale dove l’aspetto sapido–grafitoso si allea alla acidità per spingersi ancora oltre. Da attendere con fiducia.

Brunello di Montalcino 2009 (campione da botte) – Colore di minor integrità rispetto al campione precedente, da che si concede alcune sfrangiature più evolute. Naso non molto espressivo in questa fase ma presente con note di ghianda, sottobosco, terra e accenni floreali. In bocca non troppo teso, quasi scarnificato senza però essere molle. Acidità che prevale sulla polpa e finale non troppo contrastato ma di piacevole intensità.

Brunello di Montalcino 2008 (campione da botte)- Colore rubino chiaro, naso impreciso ma che si libera con l’aria. Toni “scuri”, appena evoluti nonostante la giovane età: china, corteccia, legno di rosa ma anche petali di rosa. Bocca fresca e acidità che rincalza la polpa, di media struttura ma di buona integrità. Tattilità discreta e tannini che sul finale si irrigidiscono. Ci sono e si fanno sentire!

Brunello di Montalcino 2007 (in bottiglia da Settembre ‘11) – Colore rubino ”rubicondo”. Sensazioni di calore al naso, dolcezza, maturità e suadenza. Profumi di violetta, corteccia asciutta di pino; bocca carnosa e alcolica, con una immediatezza di beva che lo fa sembrare quasi pronto. Montata tannica leggermente rugosa ma di promettente sapidità. Piacevolissimo per ritmo gustativo, nel suo insieme appare vino aggraziato.

Brunello di Montalcino 2006 – “Colore intenso e brillante, frutto maturo e timbro speziato del rovere in assorbimento. Profilo potente ancora alla ricerca della precisione dei dettagli; palato di grande spinta e profondità, ampio, caldo, fruttato, di sorprendente freschezza e progressione”. Così parlò la Guida de L’Espresso 2012. Non posso che confermare parola per parola.

Brunello di Montalcino 2005 – Annata più debole, che marca sia gli aspetti olfattivi, appena pronunciati e non perfettamente focalizzati, sia l’articolazione e l’energia gustativa, che rimangono comunque buone e rendono il vino succoso e fresco. Finale tonico e impettito. Buona prova per l’annata.

Brunello di Montalcino 2001 – Colore integro che denota una evoluzione controllata nonostante gli anni trascorsi: sembra molto più giovane dell’età che ha! China, corteccia, terra bagnata, rosa damascata, viola, alloro, lavanda ma anche agrumi realizzano un caleidoscopio di profumi affascinanti, che richiamano con grande capacità di dettaglio terroir e vitigno. Ottima spinta propulsiva al palato, succo denso, tannini felpati e avvolgenti, finale di classe, inarrivabile ai più.

Brunello di Montalcino 1997 – Annata incensata al tempo, poi alla luce dei fatti rivelatasi più debole delle attese. Non qui, a ben vedere. Al naso le note evolute e terziarie incalzano, fra spunti di cacao, tartufo, marasca sotto spirito, alloro e menta. Tannino cesellato e levigato, a chiosare uno sviluppo che non smette di spingere. Certo che si beve bene, molto bene.

Dulcis in fundo, uno straordinario Rosso di Montalcino 1988, piccolo e commovente cadeau a ricordo di un incontro intenso, cordiale e senza filtri. Come Giulio insegna.

L'AcquaBuona

2 COMMENTS

  1. Sì, eravamo in sua compagnia. Ed è stata fatta da lui nella casa cantina di Montalcino qualche mese fa.
    Grazie della lettura.
    Fernando Pardini

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