Metti un giorno a Le Barrique: a spasso per l’Italia, restando al proprio posto. Chicche d’autore in degustazione

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Barrique 11Le Barrique è una piccola bomboniera di tepore e convivialità, vero e proprio luogo di culto (centro nevralgico) della movida pratese. Per capire dov’è, in certe ore, basta occhiare dove si accalca la gente per strada con un calice in mano: ecco, è lì. Per le altre ore, diciamo che sta a due passi dal magnifico duomo della città. A ben vedere poi, nella sua pancia sembra effettivamente di stare dentro a una botte. E come in ogni botte che si rispetti, anche se barrique, non manca il vino buono. Pochi tavoli, mura antiche, atmosfera coinvolgente, spuntini a go go, salumeria di pregio e una selezione cantiniera ispirata, non enorme nei numeri ma oltremodo qualificata grazie alle speciali “visioni” di Mirko Banacchioni, co-patron del locale, e di Renzo Priori, regista occulto della messa in scena enoica. Mirko, assieme ai soci Simona Marinai, Annalisa Bonacchi e Leonardo Pignone, gestisce questo dinamicissimo locale del centro storico di Prato con piglio e determinazione tutti giovanili, riuscendo nell’intento di avvicinare la gente a ottimi vini senza necessità di svenarsi. Bottiglie (e bicchieri) frutto di una selezione spesso via dalla pazza folla,  la cui singolarità organolettica è in grado di riconciliarti con un ventaglio di proposte tutto sommato non amplissimo. Insomma, un wine bar sui generis.

Ebbene, recentemente Le Barrique ha inteso dedicare una giornata di assaggi ad alcuni incalliti enomaniaci, organizzando una cavalcata degustatoria diversificata, per certi versi stramba, che ha sortito il risultato più atteso: sorprendere. Sì, sorprendersi delle piccole e grandi gemme d’autore che è capace di esprimere il nostro paese, compendio irripetibile di genio e (bio)diversità. L’eclettismo di questa curiosa vineria è stato così felicemente messo alla prova: la manifattura artigianale che trasudava da molti dei vini proposti, infatti, ci ha raccontato senza bisogno di parole di testimoni autentici e per niente à la page della vitivinicoltura d’Italì. Con la complicità di certi preziosi terroir disseminati da nord a sud della penisola, abbiamo provato la sensazione piacevole che ci sia sempre tanto da dire, da scoprire e da emozionarsi. Basta scavare più a fondo, non fermarsi alla superficie delle cose. Sotto questi chiari di luna, velati e incerti, è proprio un bel viatico.

Le Barrique Wine Bar – Corso Mazzoni 19, Prato – Tel. 0574.30151  info@lebarriquewinebar.it

Bollicine e bianchi

Extra Brut 2010 – Cave du Vin Blanc de Morgex et de la Salle (Val d’Aosta)

Diretto, fresco, leggiadro e sussurrato, profuma di erbe alpine e menta glaciale. Non senti il gioco dei lieviti, non senti troppa complessità, ma una piacevole spigliatezza per un gusto senza fronzoli, agile e beverino, duro e affilato quanto basta a renderne contrastato e gastronomico il profilo. Da uve prié blanc.

Trentodoc Brut Dosaggio Zero 2008 – Revì (Trentino)

Complesso, sfaccettato, sapido e succoso: sono frutta secca e agrumi, sinuosità ed eleganza. Nobile il portamento, grande la compostezza: dalla piccola cantina Revì, che sta ad Aldeno, uno dei “valori bollati” più buoni dell’anno. Da non mancare. Chardonnay e pinot nero.

Il Mattaglio Brut – Cantina della Volta (Emilia Romagna)

Fresco, agile, diverso, circuitore. Bolla fine e bel dinamismo per un Metodo Classico profilato, scattante, dal gusto non omologato, che ricorda i frutti a polpa gialla e l’agrume. Grande dignità, intrigante coté salino. Sì, va a bersaglio la nuova proposta (la nuova scommessa) di Christian Bellei. Da uve pinot nero e chardonnay.

Alto Adige Pinot Bianco Plattenriegl 2011Cantina Girlan/Cornaiano (Alto Adige)

Puro, elegante, floreale, proporzionato, senza sbavature, davvero profilato e lineare nello sviluppo. Un brivido dolce nelle pieghe del frutto, e un finale che suggerisce materia e densità senza fartele pesare troppo, non intaccano l’ineccepibile manifattura di scuola atesina. Calibratamente morbido e accogliente, è vino da “cercare” nei dettagli.

Alto Adige Terlano Sauvignon Tannenberg 2011 – Manincor (Alto Adige)

Succoso, freschissimo, vibrante, estremamente fine, citrino e minerale. Sauvignon di razza. Razza atesina. Verticale, di quelli che non scordi. Per ulteriori dettagli, per ulteriori sproloqui, leggi qui.

Vigna di Gino 2011 – Fattoria San Lorenzo Crognaletti (Marche)

Davvero artisan e singolare ‘sto bianco qua, quintessenza del Verdicchio di più sanguigna e fiera matrice territoriale, fra erbe aromatiche, spezie, idrocarburi e quel coté tufaceo ad accompagnare un sorso caratteriale, espressivo, vibrante, “diverso”. Chiude lungo su umori di cera e miele. Provvidenziali e piacevoli i ritorni floreali.

Fiobbo 2010 – Aurora (Marche)

Naso “caldo” ed espressivo, centrato su sentori cerealicoli, fruttati maturi (a polpa bianca) e speziati. Mineral/vulcanico l’afflato, naturale nell’eloquio, cremoso e intenso nei sapori, “terragno” e salino negli accenti. Da uve pecorino, coltivate en bio da una delle realtà di riferimento della cosiddetta galassia dell’“agricoltura consapevole”: un progetto agricolo e di vita a cui non puoi non voler bene.

Vermentino di Sardegna Cheremi 2009Mura (Sardegna)

Giallo sgargiante e pieno, profilo semi-aromatico, “rieslingato”, maturo nel frutto, dai risvolti floreali di ginestra. Gusto caratterizzato, deciso, incisivo, anche se non finissimo.

Greco di Tufo 2011 – Bambinuto (Campania)

Super finezza, notevole grip acido, citrino, succoso, irresistibile e minerale. Lunghissima la scia. Ottima la bevibilità. Un treno super rapido che non ha bisogno di binari. Fra i bianchi italiani dell’anno. Selon moi.

Campi Flegrei Falanghina 2010 – Contrada Salandra (Campania)

Piccole infiorescenze e note di idrocarburi aprono ad un naso intrigante, sottile e senza ovvietà; bocca stratosferica, di fragranza tutta vulcanica, incisiva e propulsiva, in grado di riflettere per intero le potenzialità e gli stimoli di un terroir probabilmente speciale, solo non ancora valorizzato per come potrebbe. Qui ci troviamo sulle frequenze giuste, a scardinare il luogo comune della Falanghina usa e getta, easy & friendly.

Vernaccia di San Gimignano Fiore 2010Montenidoli (Toscana)

Fiore di pesco, caramella d’orzo, cereali e torba. Molto fine l’impatto aromatico, molto nature, molto Vernaccia. Portamento nobilmente austero al palato, senza slabbrature, sapido e deciso. Finale ancora da sciogliersi, fresco, asciutto e “compassato”. Il futuro dalla sua parte.

Soave Classico Superiore Sengialta 2008 – Balestri Valda (Veneto)

Dalla cadenza fruttata matura, da certe dolci nuance, da quella sensazione di rovere che vira in resina boschiva percepisci una certa evoluzione. Ma senti altresì che ha un carattere minerale duro a morire. Il finale è ancora incisivo, semmai un pochino tannico. La dolcezza in esubero rende il tratto gustativo un filo monocorde, pur restando un vino personale.

Pecorino Yare 2007Feuduccio Santa Maria d’Orni (Abruzzo)

Buon grado di dettaglio aromatico, nonostante la compattezza costitutiva e i presunti attributi. Pieno, resinoso, boisé, della serie chardonnay in barrique “vecchio stile moderno” (ma non è uno Chardonnay). Non brilla per originalità, questo no, ma è vino solido, quadrato, tenace, dal buon corredo fruttato.

Alto Adige Sauvignon 2005 – Cantina di Terlano (Alto Adige)

Evoluzione nel segno della complessità, note empireumatiche in evidenza, cenere ed erbe. Solido e cremoso, piuttosto insistita ho la sensazione vegetale. Quasi da sauvignonasse, ci direbbero in Friuli.

Rossi

Pinot Nero 2008 – Elio Ottin (Valle d’Aosta)

Tipica impronta di pinonuàr “nostrano” da clima fresco: affilato, “rabarbaroso”, vegetale. Lineare nello sviluppo, ordinato, ancora coeso, senza guizzi. Soffre un po’ quel fiele vegetale, che tende a veicolare il quadro gustativo, pur mantenendosi prudentemente a debita distanza dalle asprezze e dalle amaritudini. Pronto.

Montigiano 2010 Il Borghetto ( Toscana)

Soffio garbato di naturale eleganza, sussurri senza grida. Delicato melange di piccoli frutti del bosco e florealità, non ne apprezzi il gradino tannico, casomai le “millanta” sfumature. E’ di scena il Sangiovese, nell’accezione più lirica e intimista. Per tutti gli appassionati del buon bere chiantigiano, un bicchiere obbligato.

Coppa Malva 2008Casaltrinità (Puglia)

Fitto, pieno e carnoso, su impronta netta di ciliegie amarene, spezie fini, viola mammola ed erbe selvatiche. In bocca dimostra agilità e dinamismo, nonostante il volume e il tannino (che senti). Volitivo, pimpante, assai singolare, dal piccolissimo prezzo, e per questo sorprendente. Da uve nero di troia e cabernet franc, un vino che non disperde la dote del generoso terroir di provenienza, fondendola efficacemente in un disegno definito e in un sorso coeso e appagante.

Cortes 2008 – Mura (Sardegna)

Curioso, intenso, balsamico, terroso, di tonica pienezza e sanguigna personalità. C’è succo qui, e anfratti finanche floreali, a stemperare gli ardori e a renderne più sfaccettato il profilo. Cremoso, grintoso, ha un bel passo e fila diritto alla meta. Gran bel vino, gran bel Cannonau.

Bilaccio 2009 – Il Borghetto (Toscana)

Buon carattere & buona naturalezza per un Sangiovese piuttosto caldo, dalla tendenza dolce nel frutto, meno reattivo rispetto agli assaggi estivi. Mano e sensibilità sono quelle giuste, ma mi mancano il grip della differenza e la proverbiale capacità di dettaglio. Con il dubbio di essere incappati in una bottiglia non fortunatissima.

Carmignano Riserva Montalbiolo 2007 – Fattoria Ambra (Toscana)

Visciole e rabarbaro, sottobosco odoroso, resina di pino, eucalipto e liquirizia: davvero un bel respiro qui, arioso e mediterraneo negli umori, elegante e personale. E’ vino compiuto & completo, toscano nell’anima, checchennedicano gli innesti “forestieri” (leggi cabernet).

Carmignano Riserva 2008 – Piaggia (Toscana)

Materia cospicua, densa, compatta. Sensazione boisé da tipica manifattura enologica toscana, menta e cioccolato, tonicità e levigatezza tattile. Non puoi muovergli critiche sul piano formale, anche se ti vengono a mancare l’originalità e il lato emozionale.

Chianti Classico Riserva 2007 – I Fabbri (Toscana)

Ariosità, freschezza e dettagli sottili da Sangiovese d’altura. Lamole nel cuore. A distanza di tempo danza ancora sulle punte. E resta un bravissimo danzatore.

Chianti Classico Riserva 2007 – Val delle Corti (Toscana)

Bellissimi profumi per un naso sfaccettato, dal respiro minerale, stilizzato, puro, complesso e istintivo al tempo stesso. Ottimo slancio, ottima naturalezza. Radda in un bicchiere. Fra i portavoce più ispirati del suo territorio.

Chianti Classico Riserva 2006 – Val delle Corti (Toscana)

Portamento più austero rispetto al 2007, quasi “nebbiolesco” negli accenti. Bel temperamento, belle sottolineature minerali. Senza svolazzi, è vino serioso e futuribile.

Valtellina Sassella Vigna Regina 2001 – Ar.Pe.Pe (Lombardia)

Lì per lì la sensazione aromatica evoluta, fra note terrose e frutto confit, potrebbe indurti verso una certa strada interpretativa. Poi lo assaggi, e da quando ne apprezzerai la sapida leggiadria, la stilizzata silhouette da nebbiolo di montagna e l’agilità, allora ti ricrederai. Sorso via sorso ti conquisterà, con la pacatezza che sola attiene a chi non ha che da dimostrar se stesso. Quasi scarnificato nello sviluppo (ma continuo nella progressione, riconoscibile e sincero nel tratto gustativo), è vino da attendere, per coglierne i dettagli più sottili solo apparentemente celati. Un marchio e uno stile unici.

Vignamaggio 2006 – Vignamaggio (Toscana)

Impronta aromatica da cabernet maturo: succoso, fragrante, pieno, voluttuoso, sensuale, lungo e garbato negli accenti tannici; bel coté speziato ad accompagnare il sorso e temperamento di rilievo da mettere sul piatto dei ragionamenti, per un vino ancora giovane e propositivo. Una delle migliori riuscite di sempre per questa etichetta. Da uve cabernet franc e vigne quarantenni.

Poggio de’ Colli 2010Piaggia (Toscana)

Buona profondità aromatica: frutto maturo al punto giusto, risvolti speziati, china. Tutto il carattere del franc al palato: agile, dinamico, vibrante, calibratamente vegetal-mentolato, giustamente pepato, riesce a sorprendermi per dinamismo e scorrevolezza. Un vino assai distante dallo stile Piaggia, solitamente più “rassicurante”, materico e polputo. Ottimo conseguimento, e viatico tutto da seguire.

FERNANDO PARDINI

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