FIRENZE – Come celebrare i 170 anni, senza sentirli. La mamma delle birre moderne, la ceca Pilsner Urquell, festeggia l’ingresso nella 171° primavera giocando con i Jer (giovani ristoratori d’Europa).
Fino a Martedì 12 marzo i cultori della bionda nata a Plzeň potranno gustarla in una veste insolita, quella di ingrediente in piatti creati da astri nascenti della cucina internazionale. “Negli ultimi anni sono stati conseguiti buoni risultati anche nel mercato italiano, grazie ad un attento lavoro che sta portando i consumatori a riconoscere in questa birra uno status superiore – afferma Luca Beretta, Business Unit Director Pilsner Urquell Italia – con una grande storia alle spalle fatta di tradizione, dedizione e molto altro. I Jeunes Restaurateurs d’Europe Italia rappresentano al meglio quello che è per noi il concetto di qualità, di eleganza e modernità pur mantenendo un solido legame con la tradizione. Ci siamo piaciuti e ci siamo scelti per portare avanti insieme questi valori”.
Da qui l’idea del Giro d’Italia con Pilsner Urquell, un viaggio goloso attraverso la fantasia e il gusto di una ventina di chef sparsi per il Belpaese. Andrea Sarri del ristorante Agrodolce di Imperia, Emanuele Scarello di Agli Amici dal 1887 di Godia (Ud), Paolo Zoppolatti di Al Giardinetto di Cormons (Go), Christian Di Bari del Due Spade di Cernusco sul Naviglio, Tommaso Arrigoni ed Eros Picco del ristorante Innocenti Evasioni di Milano, Pietro d’Agostino de La Capinera di Taormina, Ombretta e Filippo Saporito de La Leggenda dei Frati di Castellina in Chianti (Si), Alberto Faccani del ristorante Magnolia di Cesenatico, Marco Fadiga del Marco Fadiga Bistrot di Bologna, Marco Parizzi del Parizzi di Parma, Mario e Francesco Sposito della Taverna Estia di Brusciano (Na), Renato Martino del Vairo del Volturno di Vairano Patenora (Ce), Marco e Vittorio Colleoni del San Martino di Treviglio (Bg), Daniele Usai del ristorante Il Tino al Lido di Ostia (Roma), Marco Stabile di Ora d’Aria di Firenze, Christian Milone della Trattoria Zappatori di Pinerolo (To), Fabrizio Ferrari de Al Porticciolo 84 di Lecco, Paolo Donei di Malga Panna a Moena, Cristiano Tomei de L’Imbuto di Lucca, Stefano Pillan dello Zenzero di Grumolo delle Abbadesse (Vi), Marcello Trentin del Magorabin di Torino, Fabio Granata de L’Arsenale di Cavenago d’Adda (Lo), Chrstian Pircher Kirchsteiger di Poiana di Lana (Bz), i fratelli Troiani de Il Convivio Troiani di Roma.
Il risultato: la felicità dei gourmand. Insieme affezionati a quella beva che dal 4 ottobre 1842 ha cambiato il modo di spillare birra, ma anche palati raffinati che non accettano più il binomio: boccale-wurstel. Il passaggio che ha reso celebre la Pilsner Urquell in tutto il Mondo, fu condotto per mano dal giovane mastro birraio bavarese Josef Groll. Fu lui a creare la Pilsner, sinonimo di birra chiara a bassa fermentazione, ma solo la ceca dal bollino rosso raffigurante i cancelli della fabbrica di Pilsen ha il diritto di appellarsi tale. E finalmente fu servita in bicchieri di vetro. Prima di lui il sorso era torbido e veniva tracannato in boccali non trsparenti come latta o coccio, affatto idonei ad assaporare con lo sguardo il contenuto. E si sa che l’occhio vuole la sua parte… C’è poi una Igp (indicazione geografica protetta) a tutelarne l’identità, fatta di malto chiaro prodotto all’interno del birrificio natale con il migliore orzo boemo e moravo, fiori di luppolo Saaz che le conferiscono quel tipico gusto amaro in contrapposizione alla dolcezza del malto, l’acqua estratta dalle falde del locale bacino (povera in minerali), il lievito che la leggenda vuole venisse sottratto ai monaci di un monastero e poi venduto in gran segreto a Josef Groll. Quindi le antiche tecniche di lavorazione che ancora risalgono fedelmente a quelle di Groll, al tempo estremamente innovative, lunghe e molto costose. Dal risultato unico.
Tra i Toscani siamo stati da Marco Stabile, bravo chef stellato con ristorante in via dei Georgofili a Firenze. Attento alle esigenze dei giovani ha studiato un menù a 25 euro (comprensivo di bottiglia di Pilsner Urquell) con tre “tapas” alla birra: un’indimenticabile tartara marinata nella PU con caviale di tartufo nero, tortelli farciti di birra accompagnati da una crema di carote al limone, burro, capperi e alici, quindi un kebab toscano anch’esso alla PU. E se siete fortunati, in carta troverete anche la Galassia di patate, una crema con birra aggiunta nel finale, erbe in polvere, agar agar di trombette di morto (un fungo) e olio toscano; farrotto alla Pilsner Urquell con uovo sunny side up e topinambur fritto; guancettine di maialino brasate alla PU, cavolfiore saltato e lime. A sigillare il tutto: la Fedora bagnata con la PU anziché al rum, come vorrebbe la versione classica.
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