di Riccardo Modesti
Premessa della premessa
Riccardo è stato uno dei primissimi corrispondenti “dall’estero” della nostra testata. I fatti della vita, a volte, indirizzano le esistenze altrove e segnano distanze. Anche quando non lo vorresti. Poi, a volte, ci sono i ritorni; ritorni graditi, soprattutto se trattasi di persone da sempre apprezzate per serietà e professionalità. Con la “misteriosa” Costiera dei Cech, e coi suoi vini di frontiera, Riccardo esordisce di nuovo sulle nostre pagine virtuali. Bentornato!! (La Redazione de L’AcquaBuona)
Premessa
La degustazione
Ho appreso che questa degustazione, riguardante in generale i piccoli viticoltori valtellinesi, organizzata con passione e ostinazione da Marco Rapella presso il proprio locale di Morbegno, anni addietro fosse frequentata anche da alcuni vigneron che agiscono nell’area DOCG di Valtellina; purtroppo oggi essi brillano per la loro assenza, così che la degustazione di cui andremo a parlare ha riguardato solamente, con un’eccezione, vini di viticoltori della Costiera dei Cech. Sedici i vini in assaggio, in rappresentanza di tredici produttori, serviti in forma anonima e con scheda punteggio inclusa, trentasei i degustatori intervenuti, a seguire cena e premiazione. Due i bianchi, quattordici i rossi, tutti del 2012, annata che ci è stata presentata come normale e regolare. I due bianchi, un Riesling renano e uno Chardonnay, sono apparsi puliti ma privi di personalità. I rossi, tutti ottenuti da uve nebbiolo e barbera in prevalenza, hanno mostrato caratteristiche molto simili tra loro: poca profondità di colore, profumi semplici, freschezza gustativa e complessiva gradevolezza, ciò che abbiamo potuto ben cogliere nell’abbinamento con polenta e stufato servitaci successivamente. Certo, qui non si parla di vini da degustazione nati per stordire e per stupire, ma di rossi che, tranne alcuni casi, non hanno una finalità diversa se non quella di essere bevuti in compagnia. Per la cronaca, i vincitori nelle due categorie sono risultati, per i bianchi, Nicola Colli, etichetta Ganda, con il suo chardonnay; Antonio Bonini, etichetta Vino del Poiach, con il suo uvaggio nebbiolo più barbera più altre varietà. Segnalo fuori concorso la presenza in loco anche di un Lagrein in purezza, prodotto da Giorgio Piccapietra. Ho inoltre appreso come questi vini che, mi ripeto, sono piacevoli e gradevoli, non vengano neppure considerati da possibili sbocchi sul territorio (si parlava di sagre di paese in primis), ma siano ignorati a favore di altri vini dalla qualità discutibile prodotti fuori zona. Anche qui, purtroppo, nemo propheta in patria…