Cup Tasting 2014: quando il caffè non è solo un piacere

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Enrico MeschiniLIVORNO – Presso la sede de “Le Piantagioni del Caffè”, grazie all’ottima organizzazione di Prunella Meschini, il 4 febbraio u.s. si è svolta la terza semifinale del Campionato Italiano di Cup Tasting 2014 (la quarta ed ultima sarà fatta a breve a Brescia), ovvero di assaggiatori di caffè (non espresso ma da filtro). Al di là della gara, l’evento è stato l’occasione per approfondire le proprie conoscenze sul tema perché, come spesso accade, si conosce solo la punta dell’iceberg mentre esiste un mondo intero – letteralmente e fisicamente – che ruota intorno a questa sublime bevanda.

Ad Enrico Meschini, presidente della CSC – Caffè Speciali Certificati – associazione di nove piccole torrefazioni fondata nel 1996 con lo scopo di controllare nei minimi particolari la produzione, è spettato l’onore d’introdurre l’evento con un briefing preliminare sull’importanza della tracciabilità del prodotto come ulteriore garanzia di qualità. Dal 2010 anche Le Piantagioni del Caffè fa parte dell’associazione. Obiettivo principale è proporre dei caffè di qualità eccelsa dall’origine super documentata e dettagliata oltre ad essere frutto di una coltivazione rispettosa della natura, tanto da essere pluri certificata in tal senso e partner di Slow Food. Spesso ai supermercati troviamo sugli scaffali dei caffè dei quali, quando va bene, è specificata l’origine, ad esempio “Guatemala”, senza ulteriori indicazioni. In pratica è come se una bottiglia di vino riportasse scritto solo “italiano”, una denominazione veramente troppo generica!

Questa attenzione particolare che CSC dedica al caffè ricorda per tanti versi la cura riservata dai produttori di vino per i cru più pregiati nella viticoltura: selezione della piantagione, densità dei filari, resa per ceppo, raccolta a mano e successiva separazione delle “ciliegie” non perfettamente mature, finanche la volontà di esprimere il terroir nella tazzina.

Pure la degustazione segue da vicino quella del vino, compreso il tipico rumore di “risucchio” al momento dell’assaggio, utile a valutare meglio tutte le caratteristiche organolettiche. Il primo dei due espresso che ci sono stati offerti per apprezzarne le peculiarità, assaporato rigorosamente senza zucchero, proviene dalla Fazenda Samambaia, sita nella regione brasiliana del Sul de Minas: al naso sono evidenti note maltate, di tabacco, cacao, leggera frutta secca e floreale mentre in bocca colpisce il corpo, vellutato ed avvolgente, con un finale che ricorda la radice di liquerizia. Il secondo è un salvadoregno della finca (piantagione) San Louis nel versante Pacifico della Cordigliera del Balsamo: la differenza è netta, molto più esile ed elegante esprime aromi dolci di cioccolata e un deciso floreale; al palato evidenzia una discreta e piacevole acidità che lo rende molto persistente. Meschini conclude evidenziando un problema tipico di noi italiani: adagiati sul fatto di essere stati pionieri nella torrefazione, man mano abbiamo perso la cultura del caffè cosicché oggi fare qualità resta di difficile comprensione da parte del pubblico. Sembrerà strano ma al momento risultano essere più esperti di noi addirittura i paesi scandinavi!

Ad introdurre la gara ci ha pensato Andrea Lattuada, Coordinatore di SCAE – Speciality Coffee Association of Europe – il quale ha ricordato tutta una serie di competizioni legate ai vari utilizzi del caffè mentre Andrj Godina, in veste ufficiale di giudice, ha spiegato le regole base da seguire durante la prova e la procedura con la quale sono stati preparati i caffè da filtro da assaggiare (impiegando perfino il rifrattometro per la corretta densità della bevanda come da regolamento dei Campionati del Mondo).

Delle numerose persone presenti solo ventuno, tra “coffee lover” e operatori del settore, si sono cimentate nella competizione, va comunque sottolineata la cospicua partecipazione di persone provenienti da fuori regione. In breve la gara consiste nell’individuare, tramite assaggio da specifico cucchiaio, qual è il caffè diverso dei tre componenti la batteria, questo per tutte le otto batterie e in un tempo massimo di otto minuti. A fine degustazione il concorrente ferma il tempo e, alzando una alla volta le tazze selezionate, i giudici provvedono a verificare la presenza dell’ambito bollino rosso e conseguente assegnazione di un punto, in caso di parità vince chi ha impiegato meno tempo.

Devo ammettere che anch’io ho preso parte alla gara grazie alla mia cara cuginetta che, sapendo della personale passione per l’enogastronomia, mi ha iscritto come regalo, piuttosto originale, di compleanno. E le cose sono andate molto (ma molto) meglio del previsto…

L’approccio è stato disarmante: alla vista i caffè sembravano tutti uguali, nessuna schiuma poteva evidenziare sfumature di colore essendo preparati da filtro; all’olfatto, complice un po’ di raffreddore, differenze praticamente inesistenti; al palato un pochino meglio, qualche fievole sentore in un paio di casi non mi ha fatto dubitare ma per il resto si è trattato di intuizioni dettate quando da un finale di bocca, quando da un’acidità “forse” differenti.

Alla fine la graduatoria ha decretato che i quattro “sommelier del caffè” a passare alla finale nazionale del 7 maggio a Firenze, valida per andare al World Cup Tasters Championship 2014 a Melbourne, sono stati: 1° Leonardo Gessi (da Ferrara!) con 7 su 8 in 3’22”; 2° Leonardo Mazzanti, ossia il sottoscritto, incredibile ma vero con 7 su 8 in 4’52” (devo ringraziare la dea bendata che ha opportunamente guidato la mano!); 3° Eleonora Cozzella, nota giornalista enogastronomica dell’Espresso, con 6 su 8 in 3’17”; 4° Giancarlo Fancellu, barista al Drupa Caffè di Livorno, sempre 6 su 8 in 5’36”.

Dopo le premiazioni di rito un ricco buffet ha concluso degnamente un’esperienza davvero piacevole ed interessante per tutti.

 

Leonardo Mazzanti

Leonardo Mazzanti (mazzanti@acquabuona.it): viareggino…”di scoglio”, poiché cresciuto a Livorno. Da quando in giovane età gli fecero assaggiare vini qualitativamente interessanti si è fatto prendere da una insanabile/insaziabile voglia di esplorare quanto più possibile del “bevibile enologico”. Questa grande passione è ovviamente sfociata in un diploma di sommelier e nella guida per diversi anni di un Club Go Wine a Livorno. Riposti nel cassetto i sogni di sportivo professionista, continua nella attività agonistica per bilanciare le forti “pressioni” enogastronomiche.

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