Vini di vignaioli 2014, l’allegro ed interessante happening dei vini naturali

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vini-di-vignaioli-0FORNOVO DI TARO (PR) – L’allegro happening dei vini naturali di Fornovo di Taro ideato e portato al successo da Christine Cogez-Marzani è cresciuto. Si percepisce subito, appena entrati nel tendone della Pro-loco, che lo sguardo si può allargare molto di più che negli anni precedenti. Bene. Un evento che si è conquistato uno spazio ormai stabile, che suscita curiosità, riuscendo ad essere interessante senza cadere nella seriosità.

E basta osservare la graziosa serigrafia sui bicchieri, da qualche anno veramente professionali: “grappolo + omino = bottiglia”. Insomma, il vino lo fa l’uomo senza, o con meno sovrastrutture possibile; l’umanesimo applicato alla viticoltura. Senza farsi stringere dai “lacci e lacciuoli” delle fazioni e delle congreghe, che comunque ci sono e fanno capolino dai banchi dove vengono segnalati sigle e raduni, da Milano a Roma, da Piacenza a Lecco.

Qui ci sono i biologici e i biodinamici, ci sono quelli che rifuggono gli schemi e le denominazioni d’origine, con i loro disciplinari spesso traditori delle radici, puntando invece sulla riscoperta di procedure ataviche. Quelli che cercano l’espressione della terra ad ogni costo: con le lunghe macerazioni sulle bucce anche per i bianchi, non dosando i metodo classico, eliminando lieviti selezionati, filtraggi, stabilizzazioni.

Per chi cercasse di capire dove va l’ispirazione dei vignaioli italiani (e non), volesse cogliere spunti ed idee, dubbi e certezze, fare qualche scoperta e scoprire punti forti (e deboli) di questo magmatico e ribollente “movimento”, Vini di Vignaioli rimane un’occasione da cogliere.

Le degustazioni

Tenuta di Castellaro
Sui terreni sabbiosi e vulcanici delle Isole Lipari, vigne coltivate ad alberello. Il Bianco Pomice 2011 (prevalenza di malvasia della Lipari e carricante) sfoggia un naso pungente e pimpante, agrumato e vegetale, con toni di salvia e menta; è più dolce in un buon palato, fresco e vellutato ma anche di nerbo, lungo su toni ammandorlati. Il Nero Ossidiana 2011, in prevalenza nero di Corinto e nero d’Avola, ha naso pepato che rilascia sensazioni di bacca; la bocca è vibrante e di bella ampiezza

Monteforche
Anche qui terreni vulcanici, ma stavolta sono quelli dei Colli Euganei, nel padovano. Il Cassiara 2013 (in prevalenza garganega, poi malvasia istriana e traminer) mostra un naso pieno di frutto caramellato, con pesca, pera ed albicocca in prevalenza. È aromatico in una beva non piena ma fresca e nervosa, con finale segnato da toni di pasticceria. Il Vigneto Carantina 2012 (garganega) regala belle sensazioni di fiori bianchi in un naso non provo di qualche spigolo giovanile, ed un bel nerbo al palato. Il Cabernet Franc 2012 esprime all’olfatto un mirtillo di elegante maturità. Attacco all’insegna della freschezza, beva di trama larga con sfumature vegetali ed un finale un tantino in deficit di energia.

Francis Boulard
Puntata estera verso lo Champagne biologico, tratto da vigne principalmente situate nel comune di Cormicy, a nord-ovest della montagna di Reims. Nello Champagne Extra Brut Les Murgieres, un Blanc de Noir (pinot meunier 70 per cento, pinot noir) con annata dominante 2007 e zuccheri residui 5 grammi/litro, si esprime con sensazioni di lieviti che si mescolano alla rosa leggera in un olfatto di bell’impatto al quale fa seguito una bocca dall’effervescenza piacevole e fine, di nerbo e bella persistenza. Lo Champagne Les Murgieres Nature ha olfatto luminoso e persistente, ed ha una beva scalpitante e potente, saporitissima. Il Vielles Vignes Extra Brut Blanc de Blancs (certificato biologico) mostra ancora una bella fusione di note di frutta e lieviti ed una Potenza esplosiva in bocca anche se ci appare di persistenza solo discreta. Lo Champagne Brut Nature Les Rachais 2009 (bio anche questo), è un millesimato ancora da uve chardonnay che mescola fiori e frutta, forza e precisione nello sviluppo gustativo.

Porta del Vento
Belli i vini di questa realtà del palermitano, certificata biologica e con la propensione per la viticoltura biodinamica. Il Porta del Vento 2013, catarratto vinificato in acciaio, ha naso minerale, pietroso, ed un bel nerbo in una bocca dal finale agrumato. Il Mira, uno spumante metodo classico ottenuto dalla rifermentazione di una base di catarratto 2011 con un mosto della vendemmia 2012 che poi permane sui lieviti per 15 mesi, ha colore giallo vivo, sfoggia ancora una bella mineralità ed una beva soffice, piacevolemente matura. Interessante la vecchia annata portata in degustazione, il Porta del Vento 2007, con una componente pirica all’olfatto in evidenza che accompagna la maturità della frutta gialla, ribadita all’attacco di una beva caratterizzata da una bella trama, vitalità a centro bocca e finale vivo e lungo. Il Maquè Rosé 2013, ottenuto con pressatura soffice di uve perricone, ha veste corallo chiaro e trasparente ed un naso che esprime un lampone rotondo, ed una beva di bella forza con un leggero tannino che accarezza il finale. Il Maquè Perricone 2012 (botte grande) ha naso fine, fresco, pulito ed elegante, floreal-fruttato. Carattere diverso in bocca dove si avverte più maturo, alla soglia del confetturato. Tannino vibrante che spinge bene il finale. Il Maquè 2012, che aggiunge al perricone il nero d’avola, sfoggia un bel naso affascinante ed ancora elegante; in bocca riesce a coniugare forza e leggerezza, ha nerbo ed è saporito. Infine, il nero d’Avola in purezza, l’Ishac 2012 è ancora timido al naso per poi distendersi bene in bocca, garbato, non ingombrante, di equilibrata dolcezza.

Cascina Zerbetta
Vini da agricoltura biologica, assolutamente solari, tutti da godere (e dai pressi contenutissimi: 6-8 euro) per questa cantina monferrina. Niente chiarifica, niente stabilizzazione, lieviti indigeni delle bucce. Il Monferrato Bianco Quattrocento 2013, sauvignon con saldo di müller-thurgau, esprime note varietali in un naso di approccio vegetale e molto persistente. Buona espansione in bocca, poi un calando verso il finale. La Barbera del Monferrato 2013 sfoggia un frutto vivo e fragrante (mirtillo rosso) ed una beva gradevole, fresca, franca e coinvolgente. Stessa lunghezza d’onda per il Monferrato Rosso Piangalardo 2008 (barbera in prevalenza, saldo di cabernet sauvignon e merlot, botti da 500 litri), dalla linea fruttata diretta e persistente.

De Fermo
Da Loreto Aprutino, arriva uno chardonnay dal nome longobardo. Il Launegild 2013 mostra una linea di frutta bianca delicata e gentile, ma anche pungente. La beva è vellutata e grassa terminando con finale erboso. Insomma, uno chardonnay non global. La Cima 2013 è un rosato che profuma di viola e di rosa, ed ha il carattere di un rosso leggero, ha nerbo ed è saporito, e sfoggia un bel finale. Il Montepulciano d’Abruzzo Prologo 2011 (realizzato in cemento aperto e poi per un anno e mezzo in botte grande) ha naso sobrio ed austero, mostra bella struttura arriva saporito e fragrante nel finale, mantenendo uno spiccato rigore espressivo. L’annata 2012 conferma una scarsa propensione all’ ostentazione del frutto, si caratterizza per una affascinante terrosità al naso e note di inchiostro al palato; finale non lunghissimo.

Masiero
Le vigne, di merlot, affondano radici in un terreno vulcanico della campagna vicentina coltivato con metodi biodinamici e sono vendemmiate ad inizio ottobre. Il Verdugo 2011 (bella l’etichetta!) investe immediato il naso con una ventata di frutto rosso (lampone); la beva di media consistenza (va sottolineato il basso grado alcolico, 12.5%), mostra spiccata acidità e freschezza, riproposte in modo assai evidente nel Verdugo Primo 2010.

Voltumna
Dietro questo nome c’è una gestione cooperativa di una azienda che aveva cessato l’attività. Ora, in Mugello, nel territorio del Chianti Rùfina, sono le vigne di sangiovese e pinot nero coltivate con i metodi biodinamici a fare da protagonisti. Nello Zeno 2012, il pinot nero è unito ad un sangiovese raccolto anticipatamente, dando luogo ad un vino dal naso elegante, persistente, seguito da una beva nervosa e fresca, saporita e molto espressiva, con un finale più maturo. Il Querciolo 2012 è invece un sangiovese raccolto tardi: bella consistenza, minore persistenza espressiva al palato. Il Pinot Nero 2010 ha naso vivo, speziato, che rilascia sensazioni di caramella di lampone. Fresco e suadente in bocca, mostra un bell’allargamento nel finale.

Tenuta Dornach
Dall’Alto Adige, nel comune meridionale di Salorno, una tenuta che aveva sempre conferito le uve, e che per ora si attesta su numeri piuttosto bassi (poche migliaia) di bottiglie. Propone un xY Pinot Bianco 2011 lontano dal modello accomodante di questa tipologia, visto che vi si registrano toni asprigni sia al naso che in bocca. Il Xx Pinot Nero 2011 ha colore porpora scarico, e naso che esprime eleganti note di erbe aromatiche. Anche qui, bocca “scalpitante”.

Pievalta
I vigneti di questa cantina marchigiana sono divisi fra il comune di Monteschiavo, a sinistra del fiume Esino, con una terra caratterizzata da argille calcaree, e il comune di San Paolo di Jesi con sabbia e l’argilla che poggiano su un fondo di tufo. Il Verdicchio Classico Superiore Dominé 2013 (10% della massa in legno) ha naso pungente e fresco, di fiori e frutta bianca, ai quali si aggiunge un agrume pungente nella beva. Il Verdicchio di Jesi Riserva San Paolo 2010 (due anni e mezzo sui lieviti) gioca l’olfatto fra toni minerali e fumé: l’attacco in bocca, espressivo, prelude ad una beva consistente, progressiva, con una bella alternaza di mineralità ed agrume. Chiude molto fresco e pultio. Poi, segnaliamo il Ferlungo Extra Brut, metodo classico da uve verdicchio dalle raccolte 2009 e 2011, 18 mesi sui lieviti. Al naso mostra toni maturi e sfumature di crosta di pane; più acuto al palato.

Giovanni Menti
“Vino volutamente declassato”, recita il motto scritto sulle magliette. Il Paiele 2012, da uve garganega, mostra note peculiari al naso, toni mielati e cenni canditi, ed è aperto e pungente, fresco e con toni minerali al palato. Il Monte del Cuca 2011, ancora garganega, fermenta con le bucce senza controllo della temperatura, e sfoggia ancora un naso di bella personalità, che alterna tè e miele. La bocca è dolce ma viva, e si avverte una netta sensazione tannica nel finale. L’Albina 2010, da garganega appassita per sei mesi, gioca con le note dolci della frutta secca, del miele e della confettura di albicocca. Per concludere, il Vin de Granaro 2006, un vino unico e di tradizione antica. Il mosto è collocato in un sottotetto e, a seconda dei periodi dell’anno, la fermentazione procede o si blocca con il mosto che tende all’aceto. Il risultato finale è un melange di profumi acetici e dolci, veramente unici e spiazzanti. Insomma un vino unico, emblema di intuizioni e tradizioni ataviche, che teoricamente sarebbe un Vin Santo di Gambellara: teoricamente, perché purtroppo il disciplinare di questa Doc ne ha stravolto le caratteristiche e cancellato le radici.

Podere Còncori
Il bravo Gabriele da Prato, vignaiolo in Garfagnana, continua sicuro per la sua strada, e le soddisfazioni per fortuna non mancano. Il suo Bianco 2013 (pinot bianco 60 per cento e chenin blanc tratti dalle vigne più alte dell’azienda) è vivo, profuma di anice, fresco, e mostra spunti vegetali; interessante poi il Traminer 2013, col suo bel colore deciso, e suadenti toni mielati, scorrevole e vellutato. Il Melograno 2012 (syrah e saldo di uve autoctone) è ampio, elegante e leggiadro, sospeso fra la viola ed il mirtillo; la beva è larga, luminosa, con la sua scia di erbe aromatiche. Il Vigna Piezza 2012 (syrah) ha carattere diverso, è polposo, denso, ma con un registro aromatico comunque deicato, diviso fra nerbo e velluto. Infine, il Pinot Nero 2012: anche qui compaiono le erbe atomatiche, poi grande forza e densità acquisite verso il finale.

Il Moralizzatore
Con un nome così, non può non destare curiosità; il territorio è quello vicentino. Dopo una Vespaiola 2013 maturata sur lie, intensa sulle note delle tisane e dei fiori gialli, e densa in bocca, il Cabaret Rosé 2013 è realizzato con metodo “ancestrale”, facendo fermentare le uve di cabernet sauvignon col loro mosto, poi è stato sette mesi sui lieviti, e ci starà ancora, visto che il tempo complessivo di contatto previsto è 18. Il risultato è una interessante congiunzione di nerbo e finezza, con un fruttato fine ancora mescolato alle sensazioni date dai lieviti. Il Cabaret Sauvignon 2012 (cabernet sauvignon) ha un frutto di bosco vivo ed è assai generoso al palato, fragrante e fresco, di grande bevibilità. Si distende bene nel finale. Lo Spino Nero 2012 (pinot nero) ha un colore piuttosto carico per la tipologia; giovane e scalpitante, ha dalla sua una bella freschezza.

Calcabrina
Azienda umbra della zona di Montefalco, viticoltura biodinamica. Il Foglio 61 2012, sangiovese in acciaio, risente dell’annata con picchi di calore molto alti. Naso dolce e maturo, acidità che riesce a rinfrescare la beva, di nuovo addolcimento nel finale. Il Foglio 11 2010 (sagrantino) è forte, elegante, concentrato, con un bel tannino vibrante tenuto comunque sotto controllo.

Riccardo Farchioni

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