Flashback: schegge di assaggi indietro nel tempo. Roagna, Soldera, Poggio di Sotto, La Palazzetta, Rodano, Spagna……

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Dolcetto d’Alba 1986 – Roagna (Ristorante Bati Bati Blu – Marina di Pisa)

Dolcetto 86_Roagna-1Il Dolcetto che non ti aspetti, stante la veneranda età. Che in un sol sorso sfata luoghi comuni e pregiudizi per aprirsi a strade interpretative tutte nuove, poco frequentate fin qui, anche da parte dei produttori stessi. Un Dolcetto con il passo del maratoneta: e quando mai un Dolcetto riesce a correre la maratona del tempo?

Intanto, se chiudi gli occhi, ti parrà di bere un bianco. Non è infatti il rilievo tannico a farsi apprezzare bensì quello acido: ficcante, vivo, limonoso, che risplende nei sottotraccia di agrume mediterraneo e regala profilatura e persistenza ad un rosso dalla beva inarginabile, tutto in sottigliezza e nonchalance. Non si esprime sui terziari, no, ma su suggestive cadenze floreali, pensa te. E’ un soffio di vino, sapido e titillante, sorprendente e senza età.

Brunello di Montalcino 1994 – Case Basse  Soldera (Ristorante Bati Bati Blu – Marina di Pisa)

Da una annata mediocre ditemi un po’ voi chi poteva tirar fuori il miracolo? Strepitosa essenza di Brunello questa qua, caleidoscopio di umori sangiovesi, dalla viola alla grafite, dal sottobosco all’humus, con quell’esprit terragno e mentolato che ricorda la bacca selvatica. Ma la pastosità e l’importanza delle celebri argille di Case Basse la senti tutta nelle trame e nella loro complessità, a decretare un sorso importante, di grande naturalezza espressiva e perfetto bilanciamento fra le parti, vivo di acidità, fremente, scorrevole e per niente alcolico: un vino straordinario, ancor di più se riferito a un millesimo dove di straordinario, quantomeno in Toscana, c’era niente.

Brunello di Montalcino 1999 – Poggio di Sotto (collezione personale)

Eccellente complessità aromatica, portata per il dettaglio sottile, il detto non detto. Elettiva sapidità al palato, che è palato lunghissimo e in equilibrio stabile, con una verve acida ringalluzzente e una beva straordinariamente complice. Una fisionomia chiara, netta, inconfondibile. Uno stile raffinato, una timbrica ineguagliabile. E’ lui, nel pieno della forma, sensuale e fremente come una giovinetta in fiore.

Brunello di Montalcino Riserva 1999 – La Palazzetta (collezione personale)

Coriaceo, vivo, profondo, carnoso, seducente, calibratamente maschio, odora di sottobosco, ghianda, menta, ciliegia matura. Grintoso ed espansivo, mostra un temperamento da prim’attore, senza timori riverenziali rispetto a un Poggio di Sotto pari annata. Gli mancano casomai i ricami, i dettagli più preziosi di quest’ultimo, ma la forza espressiva è eclatante. La butto là: Il miglior vino mai uscito dalle cantine di Flavio Fanti. Che altamente onora il blasone e il prestigio di una denominazione intera.

Lazzicante 1999 – Fattoria di Rodàno (collezione privata)

Ricchezza, struttura, frutto maturo ma ancor saldo, bella speziatura, rovere integratissimo. E un profilo sanguigno, verace, efficacemente bilanciato da una avvertibile vena acida. Giovane giovane, è un merlot felicemente trasfigurato dallo speciale terroir (i costoni più interessanti dell’areale di Castellina in Chianti). Un Merlot che ha un senso, insomma, anche se l’etichetta -ahinoi- non esiste più, per volere inattaccabile del vignaiolo. Un bel ricordo.

Cariňena Selecion Tio Manuel 1982 – Manuel Moneva & Hijos (collezione personale)

La sorpresa inattesa (e sennò che sorpresa sarebbe?), pescata nei meandri della cantina del babbo. Un vecchio ricordo, di vecchi amici e vecchi viaggi. Colore, tenuta e spessore indomabili; il coté speziato imprime timbriche varietali al contesto, ché profuma ancora di macchia e bon bon alla ciliegia, risultando maturo senza essere slabbrato. In bocca conserva tensione e solidità, e porta bene i suoi anni. Sì, questa Grenache in purezza proveniente dai vecchi ceppi ubicati sugli altopiani di Carinena, nel distretto di Saragozza, spinge e convince, disegnando un arco gustativo brillante, pieno di ciccia ma adeguatamente contrastato. Che bello!

 

 

 

FERNANDO PARDINI

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