E’ risaputo che le “bionde tedesche” (le birre, s’intende) godano di un certo appeal, ma non di rado capita che si rivelino delle belle senz’anima. Spesso vengono considerate birre facili, estremamente beverine ed essenzialmente dissetanti e, in effetti, buona parte della produzione industriale teutonica assolve egregiamente a questo compito. Così spetta ai birrifici artigianali il compito di produrre birre che vadano oltre, capaci di offrire una complessità gusto-olfattiva tale da elevarle dalla mera funzione dissetante a quella di bevuta appagante dei cinque sensi. Io per primo alterno le scelte secondo l’occasione, ad esempio dopo una partita di tennis trovo nella birra un ottimo “integratore” rinfrescante (su questo particolare vi svelerò che anche alcuni atleti kenioti olimpionici del mezzofondo, compagni di squadra quando ero un “baldo ed atletico giovane”, si facevano volentieri una birretta a fine allenamento) ed in questo caso preferisco le birre industriali poco impegnative e molto dissetanti. Diversamente, durante un pasto o in un momento di relax, non bado a spese per godermi una birra in grado di affascinarmi per la complessità di profumi e sapori che riesce a trasmettere. La regola, con le dovute eccezioni, è sempre quella: produzione industriale = grossi quantitativi = basso costo del prodotto finale = bassa soddisfazione organolettica.
Una di queste eccezioni si può identificare nei prodotti del birrificio Herrnbrau di Ingolstadt, storica cittadina bavarese, situata a un’ottantina di chilometri a nord di Monaco, che non solo ha dato i natali alla prima università tedesca ed è sede del colosso automobilistico Audi, ma soprattutto è dove, nel lontano 1516, il Granduca Guglielmo IV emanò il famoso editto della purezza della birra, probabilmente la prima idea di haccp. Il forte legame della cittadina all’arte brassicola è sancito anche dalla pregevole produzione di luppolo e orzo della campagne circostanti.
Qui, nella culla della birra bavarese, dal XVII° secolo il birrificio Herrnbrau ha saputo sfruttare magistralmente questo enorme potenziale – compresa l’ottima fonte di acqua Bernadett, proveniente da una falda jurassica, con la quale vengono prodotte anche altre bevande – crescendo progressivamente negli anni. Oggi la produzione di circa 300.000 ettolitri avviene impiegando solo materie di prima qualità e di esclusiva selezione (come il proprio lievito) sempre nel totale rispetto della tradizione. Le etichette disponibili in Italia sono tredici, divise tra birre al frumento e quelle a bassa fermentazione. Di seguito alcune impressioni di due bottiglie (da 0,5 l) per tipologia:
PREMIUM PILS: bel giallo brillante tendente al dorato con schiuma di media consistenza e breve durata. Naso delicato di erbaceo, fieno, malto e in sottofondo accenni di miele d’acacia e susina gialla. Bocca di buon equilibrio e discreto corpo dalla carbonazione moderata, il centro bocca è rotondo grazie alla morbidezza del malto mentre il finale è più secco con un piacevole ritorno amaricante.
HEFE WEISSBIER-HELL: dorata opalescente dai riflessi ambrati dotata di cappello dalla trama fine, copioso e persistente. Naso intrigante che spazia tra note maltate, sentori di legno appena tostato e il dolce fruttato della banana e dell’ananas, più nascosta una leggerissima speziatura di chiodi di garofano. Bocca armonica e scorrevole grazie alla buona acidità di base, l’amaro equilibra opportunamente i sentori più dolci. Birra interessante e piacevole, forse un po’ monocorde.
TRADITION FESTBIER: dorata/arancio brillante e trasparente con cappello di grana media, copioso e abbastanza persistente. Naso equilibrato tra le note erbacee del luppolo e quelle calde (pane, caramello) del malto con ricordi di miele di castagno. Bocca di buona beva giocata prevalentemente sulle note maltate. Sul finale l’amaro ritorna pulendo discretamente la bocca. Giusto in questi giorni un amico mi ha segnalato di averla acquistata presso un rivenditore della GDO in promozione a circa 1 euro: a queste cifre il rapporto qualità/prezzo tende all’infinito!
SCHNEEWALZER-WINTERWEISSE: opalescente dalle tonalità arancioni con cappello spesso e di buona persistenza. Naso di una certa intensità dove gli aromi di frutta esotica e quelli più leggeri di agrumi si mescolano a quelli biscottati e vagamente tostati del malto. In sottofondo anche una delicata speziatura. Bocca corrispondente e corposa, si apre sulle note fruttate per poi passare ai sentori maltati. Mediamente dolce, sul finale l’amaro aumenta quanto basta a preparare il palato ad un nuovo sorso.
complimenti davvero!! Finalmente sono solo….birre artigianali…. (…fenomeno altresì modaiolo…)…. articolo scritto con competenza ed equilibrio! “Zum voll” …come si dice in germania!!
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complimenti davvero!! Finalmente sono solo….birre artigianali…. (…fenomeno altresì modaiolo…)…. articolo scritto con competenza ed equilibrio! “Zum voll” …come si dice in germania!!