Circa tremila le presenze quest’anno a Terre di Toscana, 1800 la domenica e 1200 il lunedì. Circa 1000 operatori professionali, compresi buyer tedeschi, svizzeri, australiani… e tanti giornalisti.
Questi i dati in estrema sintesi della VIII edizione di Terre di Toscana. Riportati così possono già riempire di soddisfazione, ma non è tanto il “quanto” quello che ci interessa raccontare, quanto il “come”, perché è ciò che in definitiva continua a piacerci di più.
E la cronaca del “come” è questa: una coppia si presenta alle 10, un’ora prima dell’apertura. Ottimo segnale. Alle 10.30 si è già formata la fila per entrare. Alla fine, decidiamo di dare il via alla degustazione con qualche minuto in anticipo. La fila continua per un’oretta (destando anche una certa preoccupazione), poi cala, sostituita da ingressi continui. Da quel momento, diciamo dalle 12, gli ambienti dell’Una Hotel di Lido di Camaiore sono pieni e lo rimarranno fino alla chiusura. Stesso discorso si può ripetere pari pari per il lunedì.
Spostiamoci allora nella sala, o nella promenade. Cosa si osserva, praticamente lungo tutto l’arco della giornata? Si osserva quello che ormai da qualche anno abbiamo iniziato a chiamare “il nostro pubblico”, il pubblico che si è formato ed è cresciuto assieme a Terre di Toscana e che ora è diventato pressoché perfetto. Composto, attento, interessato, che dalla mattina alla sera ha voluto esplorare le espressioni dell’eccellenza della viticoltura toscana che ha trovato lì riunite. Tutti con il libretto in mano, ad ascoltare e dialogare con i produttori.
Con loro si intersecava la realtà parallela degli operatori, che hanno in genere un un approccio ed tono diversi. Più consuetudine con i vignaioli, stabilita all’inizio magari attraverso i rapporti commerciali che poi sono diventati di amicizia. Battute, scambi di idee, racconti di progetti, proposte e risposte. Il tutto condito con l’allegria tipica di un ambiente che, anche in momenti di crisi come questo riesce sempre a trovare lo spunto per riderci su, o solo per sorridere.
Dall’altra parte, gli incontri con gli chef di Golosizia: gli interessanti emergenti come Paolo Ricci, Stefano Pinciaroli e Valentino Cassanelli, una bravissima Beatrice Segoni, e poi le stelle (non solo nel senso della guida Michelin), Valeria Piccini e Giuseppe Mancino, che hanno provocato una vera e propria “rottura degli argini” in quanto a presenze. Uno dei segnali che ci hanno dato, ci sembra, è: semplicità, ritorno alla terra simboleggiato dalle ricorrenti foglie di verdure sui piatti, intelligenza ed innovazione ma con principi guida chiari e non fumosi.
Che dire di più? Che speriamo che le cose non cambino, di qui al 2016, se non per migliorare, e abbiamo un anno per lavorarci su. Nel frattempo, dopo Terre di Toscana pensiamo alle Terre d’Italia di Pietrasanta Vini d’Autore (17 e 18 maggio prossimi, nel borgo versiliese), un evento diverso ma simile nello spirito, al quale stiamo lavorando e cercando di introdurre novità interessanti. Anche lì, aspettiamo il “nostro” pubblico.
E nel frattempo, naturalmente, continueremo su acquabuona.it a raccontarvi il mondo del vino e della gastronomia al meglio che possiamo.
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