“Expo 2015: nutrire il pianeta, energia per la vita”. Fra meno di due settimane si aprirà, o almeno dovrebbe, visti i ritardi e il notevole livello di corruzione che ne ha accompagnato la realizzazione, l’esposizione universale dedicata al cibo e alla sua funzione fondamentale di sostentamento dell’umanità. E si è osservato come prima lentamente, poi con una improvvisa accelerazione, il tema sia diventato popolare e dunque anche protagonista di interessanti mostre. Vediamo allora di riassumere cosa si può andare a vedere, ora che la primavera sembra aver preso piede e c’è di nuovo voglia di riaprirsi al mondo.
Dedichiamo una piccola premessa a quella che, ahinoi, si è già conclusa, “Van Gogh, l’uomo e la terra“, e dedicata alla attenzione densa di ammirazione del grande artista olandese per il mondo contadino. Il palazzo reale di Milano ha ospitato, fino all’8 marzo, 47 sue opere in mostra che rendevano chiaro come appunto il legame fra l’uomo e la terra, reso in maniera profondamente spirituale, sia stato uno dei temi più sentiti dal grande olandese, sviluppato soprattutto durante i suoi soggiorni in Francia. I contadini, gli zappatori, i seminatori, i raccoglitori (e le raccoglitrici) di patate che lavorano duramente, che hanno le mani sporche e poi mangiano in silenzio. Pochi come Van Gogh hanno reso i modo cosi profondo e talvolta commovente la spititualità dell’atto contadino che custodisce il nostro legame con la terra che ci ospita e ci nutre, esprimendo una vicinanza, anzi una fratellanza, con coloro che ingiustamente e colpevolmente sono spesso considerati gli ultimi.
“Food, la scienza dai semi al piatto,” che rimane aperta fino al 28 giugno nel Museo di Scienze Naturali di Milano, affronta invece l’aspetto scientifico dell’universo cibo ed è curata da Dario Bressanini, chimico e da tempo coinvolto nei temi dell’enogastronomia a partire dal blog sulla scienza in cucina. Ad iniziare proprio dai semi, che sono una misura della biodiversità e di come negli anni questa si sia andata perdendo, si descrive l’evoluzione degli alimenti (o della nascita di nuovi) nella storia mediante incroci e selezioni, o più recentemente, con lo sviluppo delle coltivazioni geneticamente modificate. Ancora, l’uso che si è sempre fatto e ora si fa più consapevolmente della chimica in cucina (e spesso, in modo meno tranquillizzante, anche nella produzione delle materie prime), e la fruizione del cibo come esperienza che coinvolge tutti i sensi, e non solo olfatto e gusto come si riteneva in passato.
Per gli appassionati della cultura antica è sicuramente da non perdere nel cuore di Asti, al Palazzo Mazzetti, la mostra “Alle origini del gusto. Il Cibo a Pompei e nell’Italia antica”, fino al 5 luglio. Grazie alla continua sovrapposizione di civilizzazioni che ha carattizzato queste zone testimoniata dagli importanti rinvenimenti archeologici (dalle statue ai vasi figurati, dal vasellame agli affreschi rinvenuti nelle zone di Pompei, Castellamare di Stabia, Paestum, l’antica Capua, Salerno, Pontecagnano, Eboli) i curatori hanno potuto sviluppare una descrizione delle abitudini alimentari (dalla produzione agricola dei cibo e del vino, alle tecniche di conservazione) e confrontare le diverse forme di convivio proprie dei popoli greci, romani, italici, che avvenivano nelle case ma anche in luoghi pubblici.
Poteva mancare il vino? Certo che no, ed è infatti protagonista nella città che, perlomeno fieristicamente parlando, più lo rappresenta: Verona, sede di Vinitaly e, attraverso Veronafiere, protagonista di Expo 2015 con il Padiglione dedicato al vino. Al palazzo della Gran Guardia, fino al 16 agosto è stata allestita “Arte e Vino”, una esposizione multiforme comprendente oltre 180 pezzi, che snodandosi fra temi come “Vino e mito”, “Vino e sacro”, “Vino, natura e terra”, spazia dagli oggetti più evocativi della “civiltà del bere” alle opere di grandi pittori del calibro da Sebastiano del Piombo a Tiziano a Luca Giordano, Rubens, Carracci, Tiepolo, per terminare, in senso temporale, con Morandi, Picasso, Sironi, De Pisis e Guttuso; il tutto frutto di una quantità impressionante di prestiti e di prestatori: Ermitage, Prado, Louvre, Uffizi, Capodimonte, Palazzo Pitti ma anche Loreto, Ariccia, La Spezia, Rovigo, Genova, Cosenza, Pavia… Vera e propria “chicca”, la Tabula Cortonensis, probabilmente un atto notarile che testimonia la presenza della parola vino fra gli etruschi fin dal II secolo Avanti Cristo, in pieno periodo ellenistico.
Fino al gran finale, la concettuale e “concettosa”, forse per molti versi intellettualistica “Arts&Foods”, mostra (o padiglione esterno di Expo) curata da Germano Celant (padre dell’arte povera) alla Triennale di Milano. Sicuramente l’evento meno descrivibile, con le sue 2000 opere fra arte visiva, architettura, design, scultura, arti applicate, fotografia, cinema, con scrivanie di D’Annunzio e ricostruzioni di macellerie, cucine da campo militare, un caffè della Belle Epoque, pop art e suggestioni multimediali.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti: non resta che cominciare il tour.
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