MEZZOCORONA (TN) – Il 4 marzo scorso si è tenuto presso le cantine Rotari un importante convegno che faceva il punto su quattro anni di ricerche (2012-15) sulla virosi del Pinot Grigio. In seguito a questo lavoro è stato appurato che tale virosi è causata da un virus denominato GPGV (Grapevine Pinot Gris Virus).
Organizzato dalla fondazione E. Mach di San Michele all’Adige il convegno ha portato alla luce alcuni aspetti interessanti su questa virosi della vite che, contrariamente al nome, purtroppo non colpisce solo il pinot grigio. Però è proprio su questo vitigno che è stato identificato la prima volta nel 2003 in un vigneto nei pressi di Mezzocorona.
Negli stessi anni in Friuli ci sono state segnalazioni di anomalie simili a quelle del pinot grigio, però furono forse sottovalutate. Questa virosi infatti provoca germogliamento ritardato, crescita stentata e deformazione fogliare, necrosi dei germogli apicali, internodi corti nel periodo maggio-luglio.
Nonostante questi danneggiamenti, la pianta reagisce producendo una vegetazione di soccorso che riesce in parte a tamponare i danni della malattia, che non possono ormai essere recuperati a livello produttivo, dove si può arrivare ad una perdita del 40 per cento sulle piante colpite. A partire dal 2012 però sono iniziate segnalazioni da molte parti del mondo (al momento questa virosi è diffusa in venti paesi distribuiti su tre continenti) ed è quindi aumentata la ricerca fino a quando non è stato isolato il GPGV, che è stato identificato come causa di questa malattia.
Le virosi sono note in viticoltura da almeno un secolo e mezzo e da alcuni anni si hanno le conoscenze per distinguere i vari virus. Tuttavia il GPGV non era mai stato ritrovato e ciò ha portato gli studiosi a pensare che sia di recente formazione. Studi successivi che hanno portato all’identificazione di molti attacchi nell’est Europeo (Repubblica Ceca e Ucraina), inducono gli addetti ai lavori a pensare che la comparsa a Mezzocorona, a pochi chilometri dall’istituto di San Michele, non sia un caso: involontariamente per studi scientifici è possibile che sia stato portato materiale infetto proprio da paesi est europei.
Come tutti i virus anche il GPGV non colpisce tutte le piante alla stessa maniera: alcune si ammalano mentre altre nonostante sia presente al loro interno sono asintomatiche. Inoltre non colpisce indifferentemente tutte le varietà: alcune, come ad esempio il cabernet franc, sono sempre asintomatiche mentre i danni maggiori sono segnalati su glera, traminer, pinot grigio, friulano.
Ma come si diffonde questo virus? Innanzitutto la sua rapida diffusione non sembra riducibile all’utilizzo di barbatelle infette in quanto ci sono prove che mostrano la sua diffusione in campo. Inoltre anche facendo riferimento a studi su un virus molto simile (il GINV che ha fatto la sua comparsa in Giappone) si è arrivati alla conclusione che potesse avere lo stesso vettore: il Colomerus vitis.
Questo piccolo eriofide (le dimensioni sono tra gli 0,1-0,3 mm quindi non visibili ad occhio nudo) è già noto per essere causa dell’erinosi della vite. Sebbene questa sia una patologia molto diffusa non è ritenuta molto pericolosa in quanto si limita a provocare bollosità sulla pagina superiore delle foglie colpite. Tuttavia se fosse l’unico vettore del virus (per ora non ne sono stati individuati altri) bisognerà porre maggior attenzione verso questo piccolo acaro che è sempre stato controllato solo parzialmente con i trattamenti antioidici (sia zolfo che sistemici).
Per ora la virosi del Pinot Grigio non è considerata molto pericolosa anche se in determinati ha già colpito seriamente (con infezioni sintomatiche oltre il 5 per cento della popolazione in alcuni vigneti del Friuli e del Trentino), per questo bisognerà in laboratorio approfondire gli studi per comprendere meglio i meccanismi di questa virosi. Infatti, non sappiamo ancora cosa differenzi le piante sintomatiche da asintomatiche (anche se sembra esserci una correlazione con la quantità di virus presente), quali siano le varietà resistenti e se si possano pensare interventi specifici per contenere colemerus vitis (al momento la lotta viene condotta con zolfo e oli minerali).
Le informazioni che eventuali studi futuri permetteranno di acquisire, dovranno poi essere tradotte in strategie concrete da utilizzare in campo al fine di contrastare questa nuova virosi, di cui è ancora difficile valutare l’effettiva gravità per la produzione vitivinicola.
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