Sei “orange wine” degustati alla cieca

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bottiglie protagonistiLUCCA – Vini particolari per una sera. In questo periodo autunnale fioccano le degustazioni, tante interessanti ma tutte un po’ stereotipate. Una serata sugli orange wine, ossia sui vini ricavati da uve a bacca bianca con lunghe macerazioni sulle bucce – addirittura alcuni mesi, motivo per il quale il vino vira su colorazioni “inusuali” e sentori caratteristici – era parecchio tempo che l’aspettavo. Vini singolari, dai sapori ed aromi non sempre graditi a tutti. Vini estremi insomma, che come capita spesso in tale categoria o li ami o li odi.

La degustazione ci ha portato in Friuli, al confine di nord-est. I vini previsti per la serata erano sei, diventati poi “miracolosamente” otto. Non che il patron del Pesce Briaco Wine Restaurant, Andrea Maggi, ovvero l’oste come lui ama definirsi, sia dotato di poteri divini (il gioco di parole è d’obbligo…), ma non manca certo di generosità e di quella sete di conoscenza che, da vero appassionato, l’ha spinto ad aprire altre due bottiglie per pura curiosità.

Partiamo con i protagonisti ufficiali: Gravner Anfora Ribolla Gialla 2004, Podversic Ribolla Gialla 2007, Radikon Jakot 2003, Dario Princic Jakot 2007, Bressan Pinot Grigio 2004, Terpin Sialis Pinot Grigio 2005. Di seguito sono descritti “alla cieca” come è stata la degustazione, in ordine di servizio da sinistra a destra e non corrispondente all’ordine elencato sopra:

Vino 1): alla vista si presenta ambrato, brillante, dai riflessi dorati. Al naso è caldo, dopo alcuni spunti ossidativi emergono profumi di miele di castagno, composta di mela cotogna, cera, una spolverata di funghi secchi e una leggera speziatura. Poco apprezzabile, almeno inizialmente, l’apporto floreale-fruttato. Al palato è interessante il gioco tra morbidezza e freschezza sapida. Discreta la trama tannica. Finale più secco, sebbene non manchi la giusta acidità ad allungare la persistenza.

Vino 2): buccia di cipolla opalescente, decisamente non filtrato. Al naso è amabile, dolci note caramellate, piccola frutta rossa, richiami citrini, spunti speziati di pepe bianco ed incenso. La bocca è più ampia, con un fruttato più vario con albicocca e ricordi agrumati. Finale fresco, quasi balsamico. I tannini sono delicati, la dolcezza è equilibrata dalla secchezza creando un bel dinamismo. Media persistenza. Buona evoluzione nel bicchiere.

Vino 3): buccia di cipolla brillante. Al naso colpisce il minerale, ferroso quasi vulcanico. Proseguendo, tra rose ed erbette spuntano le fragoline di bosco. Al palato è corrispondente ed armonioso, corredato di una buona acidità e profondità. Praticamente assenti i tannini. Sul finale qualche ricordo di anice. Col passare del tempo migliora più degli altri.

Vino 4): Bottiglia difettosa. Naso chiuso e dai sentori piuttosto strani, al palato poi emergono, evidenti, quelli di tappo.

Vino 5): dorato dai riflessi ramati. Consistente. Naso elegante e armonioso, alla ferrosità ematica seguono l’erbaceo e il fruttato leggero di albicocca, quindi una fine speziatura. In bocca si apre ulteriormente con ricordi di miele e frutta secca sul finale. Decisamente lungo. Il più equilibrato della batteria, il meno estremo.

Vino 6): rosa antico, torbido e con evidenti sospensioni. Naso potente e pungente nella speziatura, minerale e fumé nei richiami alla pietra focaia, fruttato leggero di frutta esotica e piccola frutta rossa, più delicati il ginger e il miele. Non manca un po’ di freschezza che ricorda il duro di menta. In bocca è equilibrato, una certa alcolicità è ben supportata dal corpo, discreti i tannini e notevole la persistenza. Senz’altro il vino con più carattere.

Giunge il momento di mostrare le etichette: 1) Podversic Ribolla Gialla 2007, 2) Princic Jakot 2007, 3) Terpin Sialis Pinot Grigio 2005, 4) Gravner Anfora Ribolla Gialla 2004, 5) Bressan Pinot Grigio 2004, 6) Radikon Jakot 2003. Considerazioni personali: peccato per la Ribolla di Gravner, uno dei vini più attesi della sessione; al limite della categoria il pinot grigio di Bressan, molto piacevole ma dalla macerazione piuttosto breve rispetto agli altri; particolare la ribolla di Podversic; molto bene, specialmente sulla distanza, Dario Princic e Terpin; emozionante Radikon.

Le “aggiunte”: apertura di serata con “Le Grand Blanc 2006” di Henri Milan: blend provenzale di un dorato brillante, con naso di frutta matura, specialmente melone, leggero minerale ed alcol; in bocca ha buon corpo ma l’alcol si fa sentire, media la persistenza. Chiusura di serata con l’altro Sialis di Terpin, il Bianco 2004: sauvignon e chardonnay con un contributo di pinot grigio; ramato opaco si apre su note ossidative poi frutta surmatura e iodio; in bocca è secco, di medio corpo, con ritorni di frutta secca ed alcol, leggermente tannico e dotato di buona acidità, a garantire una discreta lunghezza.

Durante la degustazione sono arrivati dalla cucina una serie di prelibati stuzzichini e piatti magistralmente preparati dagli chef Maurizio Marsili ed Alessandro Lucchinelli.

Note sulla location e progetti: il Pesce Briaco, evoluzione della nota Locanda Vigna Ilaria ubicata alle porte di Lucca, nel tourbillon di rinnovamenti effettuati di recente come già descritto qui, ha programmato una stagione autunno/inverno accattivante per i “vinofili”: ogni mercoledì appuntamento con una degustazione guidata, con a protagonisti vini decisamente interessanti, attinti direttamente dalla fornitissima cantina. Allora… occhio al calendario!

Leonardo Mazzanti

Leonardo Mazzanti (mazzanti@acquabuona.it): viareggino…”di scoglio”, poiché cresciuto a Livorno. Da quando in giovane età gli fecero assaggiare vini qualitativamente interessanti si è fatto prendere da una insanabile/insaziabile voglia di esplorare quanto più possibile del “bevibile enologico”. Questa grande passione è ovviamente sfociata in un diploma di sommelier e nella guida per diversi anni di un Club Go Wine a Livorno. Riposti nel cassetto i sogni di sportivo professionista, continua nella attività agonistica per bilanciare le forti “pressioni” enogastronomiche.

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