Ecco spiegato il motivo per cui a volte si tende ad avvicinarlo alla Malvasia o al Moscato bianco. Per anni i discendenti di Don Montalti curarono la vigna senza però più estrarne il pregiato nettare. Questo fino al 1992, quando a causa di alcuni lavori di sistemazione che interessarono l’area dell’allora prebenda, le viti vennero estirpate. Elio Montalti, nipote del sacerdote, anche se di professione imprenditore e non agricoltore, raccolse le pianticelle estirpate e le piantò nei terreni di sua proprietà, salvando così gli ultimi esemplari del “famoso” di Romagna. Negli anni successivi (primi anni Duemila), grazie al lavoro di ricerca genetica sviluppato dalla dottoressa Marisa Fontana, si è potuto accertare l’identità e il DNA del vitigno “famoso”. Da allora, molti vignaioli romagnoli hanno iniziato a ripiantare nuove barbatelle “discendenti ” dalla storica vite del Montalti, e oggi il vino Famoso può fregiarsi dell’Igt.”
Chiediamo quindi a Casali come è la coltivazione in vigna del famoso. “La vite è abbastanza resistente sia alle malattie che al clima, e questo ci ha spinto a convertirne la coltivazione al biologico. Trattandosi di un vitigno semi-aromatico, il grande lavoro per ottenere un buon vino è da effettuarsi prevalentemente in vigna. Tutte le operazioni, per nostra scelta, sono manuali. La potatura può avvenire sia con il metodo a guyot o a cordone speronato. Il momento di potare però è molto tardivo, la stasi vegetativa infatti giunge a fine inverno e l’ultima potatura deve avvenire in primavera.”
Domandiamo, infine, qual è la visione del Famoso per Casali:” A mio parere” -afferma il viticoltore di Mercato Saraceno-“il Famoso è un vino semi-aromatico e affinarlo in barrique o protrarne troppo l’invecchiamento equivarrebbe a travisarne la natura. Ecco il motivo per cui utilizziamo l’acciaio e preferiamo vinificare in purezza. Il Famoso è un vino che si adatta ai gusti dei giovani, e grazie alle moderne tecnologie per la vinificazione a freddo tutti i profumi dal grappolo riescono ad arrivare al bicchiere senza soluzione di continuità o laboriose lavorazioni. Sebbene la Tenuta Casali offra solo la versione di vino fermo, il Famoso si presta anche ad esser spumantizzato.”
” Il famoso è un vitigno autoctono a bacca bianca con un disciplinare di produzione IGT che ne limita la zona di coltivazione alle province di Forlì e Cesena, di Ravenna e ai territori del Rubicone. Si tratta di un vino “moderno”, di facile beva, che si sposa e incontra i gusti del consumatore attuale. E’ adatto come aperitivo ma è ottimo anche come vino da tutto pasto. Si tratta di un vino secco ed è apprezzabilissimo sia nella versione spumante che di vino fermo. La scelta prevalente fra i nostri soci, che stanno incrementando le superfici vitate a “famoso”, è l’affinamento in acciaio, e coloro i quali prediligono produrre le bollicine optano per il metodo Charmat rispetto al Classico.”
-“E stato’ lanciato il guanto di sfida al Prosecco?”
Il Direttore risponde:” assolutamente no, il Famoso è tipico della nostra zona e ha una sua precisa identità territoriale. Inoltre credo che ci troviamo solo all’inizio del successo del nettare romagnolo sia in termini quantitativi ( il numero di bottiglie prodotte è ancora esiguo) che in termini di export. La denominazione “Famous ” è accattivante e colpisce il consumatore straniero, che poi ne rimane estasiato fin dai primi sorsi.”
-“Quali sono i procedimenti per ottenere LeOne , il suo Famoso fermo, e il “Resiliente”, il Famoso Metodo Classico ?”
-“Una scelta controcorrente, ci può spiegare le motivazioni?”
” Secondo noi il Famoso ha un grande potenziale, e tramite l’invecchiamento e la lavorazione a Metodo Classico arriviamo ad ottenere un prodotto nobilitato a cui abbiamo conferito struttura. I nostri numeri sono di nicchia, se pensiamo che produciamo 2500 bottiglie di Metodo Classico e 3000 bottiglie di LeOne. Decisamente un prodotto più evoluto, che può conquistare palati di ogni nazionalità.”
Il famoso è quindi un vitigno molto versatile che trova il minimo comun denominatore proprio nel forte legame con il territorio. E’ un vitigno fortemente romagnolo che si sposa con i piatti locali, fino ad esser abbinato alla piadina con lo scquacquerone. Alcuni voci del mondo enologico lo considerano ancora un vino in cerca di una precisa identità oppure il prossimo rivale del Prosecco veneto, ma i produttori romagnoli che abbiamo ascoltato, sebbene utilizzino diversi metodi di produzione, concordano sull’enorme potenzialità di questo vino-vitigno, che può conquistare con la propria “romagnolità” anche il consumatore straniero, raccontando il territorio proprio come un piatto di cappelletti: un nuovo ambasciatore del gusto Romagnolo!”
Siti di riferimento: www.tenutacasali.it , www.cantinafaenza.it, www.leoneconti.it