Livio Sassetti, anzi Sassetti Livio, è stato uno dei fondatori del Consorzio di tutela del Brunello di Montalcino, correva l’anno 1967. A quei tempi aveva già iniziato a produrre un Rosso e un Brunello che si sarebbero ritagliati uno spicchio montante di notorietà, specialmente dopo l’entrata in gioco del figlio Lorenzo, enologo, di fatto l’attuale artefice dei vini della casa.
Una nomea che è andata alimentandosi di conseguimenti importanti, stilisticamente connotati e autenticamente rispettosi della tipologia, ma anche di una certa aura di esclusività grazie ad una riservatezza comunicativa che ha portato l’azienda a disertare gli eventi più in vista del settore, leggi Benvenuto Brunello, e a non spendersi poi tanto nel fornire campionature alle guide, il tutto come a protezione di una cumsustanziale discrezione comportamentale divenuta nel frattempo leggendaria, e che alla fine del salmo ha fatto drizzare ancor di più le antenne ai wine lovers di mezzo mondo, indirizzate per loro natura verso tutto ciò che muove da una singolarità.
Nel frattempo, un bel lavoro di preservazione dei vecchi biotipi di sangiovese presenti storicamente in azienda, i suoli argilloso-calcarei a substrato superficiale sabbioso, i lieviti indigeni e una manifattura classica di stampo antico sono divenuti i tasselli fondamentali sui quali è andata a far leva una situazione microclimatica particolare, che vede nella conca di Pertimali un’unicità grazie alla conformazione delle colline attorno e alla posizione delle brecce e delle aperture, ciò che gli consente di essere interessata da un tale movimento d’aria che, a dispetto dei “soli” 280 metri di altitudine sul livello del mare, ne preserva la salubrità e ne garantisce -provvidenziali- le escursioni termiche.
Perciò non senza emozione e con tanta curiosità addosso, due mesi fa ho avuto l’opportunità di scavare meglio al cuore di una produzione artigianale che per la verità non lascia niente al caso. E’ l’approccio critico, rigoroso e puntualmente definito di Lorenzo Sassetti che va disegnando Brunello di Montalcino distintivi, la cui eloquente personalità si fonda sull’eleganza, sulla integrità e sulla purezza del frutto, ciò che contribuisce a delineare, più ancora del contenuto in acidità, vini tanto piacevoli quanto longevi.
Perché è una bontà dispiegata la loro, nitida, dettagliata, limpida, che difficilmente paga pegno al tempo. E poi c’è una qualità del disegno che trova ragioni anche a dispetto di annate sulla carta non propriamente memorabili!
La verticale di oggi – ultime produzioni comprese – ha restituito ai vini la luce di cui c’era bisogno, mettendone a nudo le virtù e facendo dimenticare in fretta tutta quella riservatezza e tutte quelle “assenze” che hanno tòlto dai riflettori della critica nostrana, e dai radar degli appassionati, una voce ineludibile che non puoi non conoscere e non puoi non raccontare. Grazie a quei vini ho recuperato il tempo perduto, che è poi come ricostruire un senso, una prospettiva. Un po’ come ricominciare.
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I VINI DI UN GIORNO
Brunello di Montalcino 2014
Brunello di Montalcino 2013
Brunello di Montalcino Riserva 2012
Brunello di Montalcino Dieci 2007 ( maturato dieci anni in cantina poi messo in commercio)
Brunello di Montalcino 2004
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Degustazioni effettuate in azienda nel mese di febbraio 2019
PS: Dal 1999 i Sassetti posseggono una azienda agricola nell’areale del Montecucco grossetano, il suo nome è La Querciolina. E’ lì che Lorenzo Sassetti produce uno dei Sangiovese più caratterizzati e brillanti dell’intera denominazione. Non tutti lo sanno, perciò “sapevatelo”!