Per l’introduzione e la prima parte CLICCA QUI.
Nota a margine: i ritratti che seguono intendono rispettare pedissequamento l’ordine di apparizione. Si dà il caso che quel giorno abbia proceduto “al contrario” nei miei assaggi, e così oggi “al contrario” li ripropongo.
Insomma, per una volta ci affideremo all’ordine inverso, tanto per non farsi mancare niente in fatto di originalità. E siccome i “Vignaioli di Radda” sono 24, nella narrazione li abbiamo divisi salomonicamente in due dozzine. Mica per altro, ma per garantire un minimo di benessere psico-fisico ai pazienti lettori.
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L’ERTA DI RADDA
Ora poi che Diego Finocchi può avvalersi di una cantina tutta sua, la possibilità di esprimersi pienamente secondo le proprie idee è divenuta realtà, ed è arrivata pure la prima botte grande!
Nel frattempo i vini continuano a trasmetterci una appagante sensazione di autenticità e schiettezza, e le ultime produzioni sono proprio un bel vedere.
Chianti Classico 2016
Succoso, dritto, proporzionato, coniuga carnosità di frutto e dinamica in modo efficacissimo. C’è una acidità “portante”, davvero speciale, ad innervare le trame e a guidare le danze.
Chianti Classico Riserva 2015
L’indole sanguigna e il provvidenziale contrasto veicolato dalla corrente acida contribuiscono a far chiarezza sul significato concreto del termine “saporito” e sono pure maledettamente utili per rintuzzare il temperamento alcolico, che c’è, figlio legittimo di un’annata esuberante. Ci riescono, e per questo il vino si distingue.
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ISTINE
Sono passate poche vendemmie dalla entrata in gioco di questa cantina, ma il peso evocativo ed emozionale della produzione è già stato in grado di lasciare il segno, al punto da indicare una strada.
Chianti Classico 2017
Sussurrato, leggiadro e “florealissimo”, tutto risolto in sottrazione (e risolto bene!), ecco qua un piccolo miracolo di equilibrio in una annata nella quale i miracoli non è che li trovi così, per strada.
Chianti Classico Vigna Casanuova dell’Aia 2015
Succoso, balsamico, di limpida definizione aromatica, si articola con brillantezza facendo leva su una componente fruttata integra e matura e su una dote tannica “rinfrescante” e ben fusa.
Chianti Classico Riserva Levigne 2015
Lo avevamo già subodorato ai tempi dei nostri primi assaggi, ora l’ulteriore periodo di affinamento in vetro ci ha consentito di apprezzarne ancor meglio l’espressività, lì dove a rifulgere sono la tensione gustativa, la pulsione minerale, la profonda architettura tannica e la persistenza. Importante!
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COLLE BERETO
La produzione dei vini di territorio (leggi Chianti Classico), per la verità non sempre ispiratissima sul fronte del carattere, va offrendosi secondo un registro stilistico sia tradizionale che “aggiornato”, a seconda delle etichette in gioco, ma è il Chianti Classico Riserva a parlarci in modo più appropriato di potenzialità e territorio, ed è lui ad andare al cuore del discorso.
Chianti Classico 2016
Frutto “scuro”, coté balsamico e una densità setosa a regalare sensualità alla trama tattile. Ma non manca tensione, certo che no, sotto l’egida di una manifattura cesellata e attenta.
Chianti Classico Riserva 2014
In corrispondenza di una annata acida e piovosa ecco una silhouette in grado di aderire perfettamente al profilo canonico di un vino raddese: rispetto delle proporzioni, mitigato temperamento alcolico, acidità in tiro, articolazione, senso del ritmo e una coloritura sapida che allunga e “sfina”. E’ questo un vino serioso ed affascinante, ecco cos’è, scortato dagli umori leggeri del sottobosco.
Chianti Classico Gran Selezione 2015
Qui la ricchezza, gli attributi e il tenore alcolico, tutti ben presenti e tutti discendenti dal millesimo, fanno più fatica a trovare una sintesi armoniosa sul piano dell’equilibrio complessivo, perlomeno in questa fase. Ed è la dolcezza (in esubero) ad erodere dettagli preziosi alle trame.
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CASTELVECCHI
Dai vini dovremmo quindi attenderci la quintessenza del paradigma raddese: freschezza, contrappunto gustativo, ariosità, e invece sono la “ciccia”, la densità e una interpretazione stilistica piuttosto assertiva a delineare una produzione certamente curata sul piano formale ma forse non così propensa a svelare il non detto oltre la scorza della fisicità e del generoso avviluppo del rovere.
Chianti Classico Capotondo 2016
Senti la freschezza, senti la tonicità eppure, stranamente, l’articolazione dei sapori stenta ad illimpidirsi per via di un certo impaccio tattile quasi viscoso. Come un di più di materia da dover sfrondare.
Chianti Classico Riserva Lodolaio 2016
Dichiarato imprinting “moderno” per un vino che ha nella pienezza e nella voluttuosa avvolgenza le sue chiavi d’accesso e le sue insegne. L’influsso dolce del rovere tende ad infiltrare le trame, privandole di una frazione di originalità.
Chianti Classico Gran Selezione Madonnino della Pieve 2015
Il matrimonio fra alcol e rovere, in corrispondenza di annate calde ed esuberanti, non significa sempre e comunque matrimonio d’amore. Qui il respiro del vino resta un po’ frenato, e i sentori di lacca e legno dolce, intersecandosi a maglia stretta, non lasciano emergere i dettagli. Quantomeno ora.
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CASTELLO DI VOLPAIA
Così è per Coltassala, discendente da un vigneto fra i più paradigmatici dell’areale chiantigiano, e così è per Il Puro, il cui mix di 25 vecchi cloni di sangiovese può sortire accentature differenti a seconda dell’annata, ma che nel giro di poche vendemmie ha già dimostrato di poter assurgere alla statura del fuoriclasse (vedi un 2013 di assoluta bellezza).
Questi impulsi e queste attenzioni hanno decisamente rivitalizzato la produzione tutta, e testimone ne sia il Chianti Classico d’annata, un vino orgogliosamente raddese grazie alla freschezza d’impianto, alla integrità fruttata e alla sottile armonia, fuse assieme da una manifattura implacabilmente accurata, di quelle che non lasciano niente al caso.
Chianti Classico 2017
Succoso, netto, bilanciato, non particolarmente lungo né complesso ma ben disegnato, senza sbrodolature, senza ridondanze. E non era facile.
Chianti Classico Riserva 2016
Ecco un vino che saprà farsi apprezzare per dettaglio aromatico e “spirito” chiantigiano. Di sobria eleganza, solo nel finale svela un coté amaricante e un allungo trattenuto, a certificare la sostanziale gioventù e una armonizzazione ancora di là da venire.
Chianti Classico Riserva Coltassala 2016
Qui è dove la forza si traduce in interiorità , l’eloquenza in tensione “sottocutanea”, l’intreccio acido-tannico in un respiro maledettamente affascinante fatto di freschezza balsamica profonda. E se per la piena scioltezza bisogna ancora attendere, sai già che arriverà lontano.
Il Puro 2015
Energia, ricchezza, spessore per un vino figlio legittimo dell’annata. Che non intercetta la lirica armonia dello stupendo 2013 ma si propone con un impeto più sostanzioso, corroborato da una provvidenziale venatura di freschezza. Di un raccontare più sfumato se ne farà garante il tempo, lo so.
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CASTELLO DI RADDA
Chianti Classico 2016
Piccante, speziato, officinale, emergono un frutto integro e un portamento sobrio, composto, ben indirizzato dalla corrente acida.
Chianti Classico Riserva 2014
Un pizzico di evoluzione ai profumi ma acidità che trascina, snellisce e coinvolge. Buona profilatura e buon rigore.
Chianti Classico Gran Selezione Vigna Il Corno 2014
Fa un po’ specie realizzare che un vino così massiccio possa discendere da una annata come la 2014, che farebbe invece pensare alla “nudità”. Qui legni, concentrazione e tannini non giocano a favor di equilibrio, la dinamica appare allentata, lo sviluppo più impattante che profondo, i dettagli adombrati dalla presenza scenica.
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CASTELLO DI MONTERINALDI
Evidentemente gli stimoli offerti dal proprietario Daniele Ciampi all’affiatato team aziendale hanno creato i giusti presupposti per costruirci sopra un futuro all’altezza. Nel frattempo, i Chianti Classico dell’annata 2016 sembrano sancire il definitivo salto di qualità, accomunati come sono dalla coerenza stilistica e da un respiro tutto nuovo.
Chianti Classico 2016
Scattante, proporzionato, accordato in ogni passaggio gustativo, l’indole poco estrattiva ne favorisce il dettaglio sottile e la spontaneità.
Chianti Classico Riserva 2016
Integrità, articolazione, nitidezza, droiture e un finale tutto in scioltezza, arioso e fresco. Il migliore della gamma.
Chianti Classico Vigneto Boscone 2016
Intenso, carnoso, balsamico, con i tannini ancora da ammansire ma freschi, possiede una dolcezza di frutto melodiosa e una densità di materia adeguata ben sorretta dalla corrente acida: l’idea che il tempo gli gioverà si fa certezza.
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CASTELLO DI ALBOLA
A partire dal Chianti Classico d’annata, la cui disadorna silhouette d’altura va ad esaltarne bevibilità e snellezza secondo un disegno garbatamente stilizzato, per arrivare alle selezioni più ambiziose, che si sono lasciate alle spalle certi pruriti estrattivi tipici del vecchio corso stilistico per accordare spazio alla freschezza, allo slancio gustativo e alla finezza aromatica, che è poi ciò che ti aspetti se solo pensi al territorio da cui discendono.
I vini presentati oggi in assaggio, tutti della vendemmia 2016, sono testimoni sinceri del cammino intrapreso.
Chianti Classico 2016
Ossuto, nitido, slanciato, la snellezza non sfiora la magrezza, casomai la levità. Bevibilità assicurata.
Chianti Classico Riserva 2016
Succoso, tonico, dal portamento elegante, non hai la piena scioltezza nei movimenti, non ancora, ma i fondamentali sono quelli giusti. Intrigante, da attendere con fiducia.
Chianti Classico Santa Caterina 2016
Vino a “lunga gittata”, coniuga frutto, intensità e lunghezza in un compendio sostanzioso tratteggiato con signorile introspezione. E’ una pienezza di senso la sua, innervata di freschezza, che si apre a prospettive evolutive molto interessanti.
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CAPARSA
Quando poi estri ed andamenti stagionali si accomodano nel verso giusto, ecco che la nitidezza del tratto porta con sé sfumature ed eleganza, che è poi un’eleganza austera, della cui piena luminosità è solito farsi garante il tempo.
Complice un terroir fresco e complici suoli dalla forte dominante calcarea e scistosa, i Chianti Classico di Caparsa sono caratterizzati da un leggibile scheletro sapido-minerale e da un supporto acido sostenuto, quanto di meglio si potrebbe chiedere ai fini della complessità e del contrasto gustativo.
Chianti Classico 2016
Bella la vibrazione dell’acidità, che va a scolpirne la trama rendendola impettita, dinamica, dritta.
Chianti Classico Riserva Caparsino 2015
Il terroir di Caparsa ci ha messo decisamente del suo nel propiziare un quadro così tonico ed elegantemente compatto a fronte di una annata del genere. All’intensità del frutto ci lega un risvolto sapido distintivo, da cui discendono le accelerazioni, la vivacità, i cambi di ritmo. E’ un bel sentire.
Chianti Classico Riserva Doccio a Matteo 2015
Come sempre più fruttato, concentrato e avvolgente di Caparsino, come sempre più austero e meno sfumato (gli accade spesso, se còlto in tenera età), è la corrente di acidità a regalargli succosità ed indirizzo, mentre l’intreccio sapido-tannico chiede ancora tempo per sdilinquirsi. Dargli fiducia però è un pensiero semplice.
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BRANCAIA
Solo in un secondo tempo Barbara Widmer ha deciso di produrre Chianti Classico (nella versione Riserva), interpretandolo secondo canoni stilistici “aggiornati” (basse rese in vigna, uso dei legni piccoli), salvo poi approdare -da qualche vendemmia a questa parte- al Chianti Classico d’annata con l’idea di farne emergere le doti di spigliatezza, fragranza e versatilità.
Dai primi conseguimenti sul tema si può dire che l’obiettivo sia stato brillantemente raggiunto. Quanto al Riserva ‘15, forse l’annata in gioco non gli ha poi così giovato in termini di equilibrio complessivo, stante l’eloquenza materica e l’indole estrattiva.
Chianti Classico 2016
Arioso e puntuale nella scansione dei profumi, fondati su stimoli floreali e suggestioni più esotiche, si mostra agile, scattante e peperino al palato. E se la complessità non è la sua cifra, la speditezza fa un gran piacere alla bevibilità.
Chianti Classico Riserva 2015
Nonostante la pienezza del sorso e la generosità estrattiva, rintracciabile in quel finale oltremodo tannico e “percuttivo”, non si apprezzano ridondanze alcoliche o derive surmature. Il frutto è sì maturo ma la trama è salda, robusta, coesa. Il tempo saprà essergli alleato. Casomai un profilo più sfumato aprirebbe ad una caratterizzazione tutta nuova, quello sì.
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BORGO SALCETINO
Ed è così che ad un Chianti Classico stilizzato e gentilmente profumato, dalla beva schietta e istintiva, risponde un Riserva e soprattutto un Gran Selezione dal passo cadenzato e dalla struttura più importante, dove l’indole estrattiva a volte tende a prendere il sopravvento sulle sfumature, evidenziando l’impatto più che i chiaroscuro di sapore.
Chianti Classico 2016
Espressivo quanto stilizzato, la magrezza viene compensata dal ritmo e da una piacevolezza quasi spensierata. Si beve di gusto.
Chianti Classico Riserva Lucarello 2015
Frutto e saldezza non mancano. I movimenti non sposano propriamente il concetto di agilità ma c’è una buona energia qui, e pure un eccesso di tannini.
Chianti Classico Gran Selezione I Salci 2015
L’accordatura incerta fra alcol e rovere sortisce un effetto destabilizzante sul piano dell’equilibrio. Dolcezze assortite rendono impacciata la trama, e il vino ti apparirà più grosso che profondo.
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BORGO LA STELLA
Fra questi un Riserva 2015 davvero convincente, soprattutto se lo pensiamo discendente da tale millesimo, dotato di un impianto incredibilmente fresco e dettagliato la cui coloritura sapida gli consente di assumere un passo da primattore. Se tanto mi dà tanto, vista poi la riuscita del Chianti Classico 2016, se ne vedranno delle belle.
Chianti Classico 2016
Limpidamente disegnato, dall’elegante coté speziato, la dolcezza qui è tutta del frutto e l’incedere davvero armonioso. Con il pungolo acido a stimolare succosità e dinamica. Bella sorpresa!
Chianti Classico 2015
Un po’ più largo e avvolgente del 2016, non disperde affatto misura, garbo ed equilibrio. C’è una sincera attitudine all’eleganza qui, e lo senti.
Chianti Classico Riserva 2015
In lui il sapore, la progressione e la finezza. Arioso, ampio e salato, lo annovero veriddio fra i migliori portavoce chiantigiani del 2015.
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