Ma vele e moduli fotovoltaici sono sono parte del contenuto tecnologico di Energy Observer, così si chiama, che per gran parte è nascosto all’interno. Un idrogeneratore, ovvero un’elica sommersa che sfrutta il moto della barca per produrre anch’esso energia, e una propulsione ovviamente totalmente elettrica. E non è finita qui, se infatti sono presenti batterie per accumulare e rilasciate l’energia che serve per pilotare i sistemi elettronici di bordo, la maggior parte dell’energia prodotta col sole e col moto della barca viene immagazzinata da un sistema a idrogeno.
Ricapitolando: sole, vento e acqua all’inizio… movimento e acqua alla fine, niente altro. Neppure le batterie da smaltire se non in quantità trascurabile, non più che nel caso di un natante a motore.
Ma funziona? La barca, varata oltre due anni fa (si tratta di una vecchia barca a vela riadattata) ha già percorso 18 mila miglia nautiche nel suo tour europeo, che qui a Londra segna la tappa finale, e nel prossimo anno, dopo una breve sosta invernale, affronterà Atlantico e Pacifico per portare in cento città il suo messaggio semplice e chiaro: il petrolio non è il nostro unico destino.
Certo certo, chissà quanti espertoni sarebbero pronti a commentare dicendo che si tratta solo di un prototipo, che di sicuro non andrà veloce, che se manca il sole come si fa, ecc. ecc. Tutte obiezioni a dir poco superficiali, se si pensa che la mobilità rinnovabile muove ora i suoi primi passi mentre il motore a scoppio è stato inventato da oltre 150 anni ed è rimasto da allora quasi invariato (perché si tratta di una macchina eccezionale certo, e magari anche perché non c’erano grandi ragioni economiche per cambiare). E poi la velocità, se serve a portare per via aerea un carico di ciliegie dal Cile in Europa sotto Natale, beh… magari se ne può fare a meno, no?
Energy Observer è un progetto privato, opera di alcuni visionari che hanno radunato intorno a se l’interesse di numerosi sponsor, un bellissimo progetto che ha anche un grande supporto mediatico grazie al fatto che uno dei visionari è un bravo documentarista, vi invito a dare un’occhiata ai loro filmati. Ma Energy Observer deve anche far riflettere sul senso della mobilità, sul senso di spostare ogni giorno persone e merci tutto intorno al pianeta confrontandosi solo con l’aspetto economico diretto di fare ciò, senza considerare l’impatto ecologico e sociale di questa bella cosa che hanno chiamato globalizzazione.
Anche i potentati economici hanno però grandi capacità di marketing, e non è stato difficile convincerci che la nostra vera realizzazione l’avremo girando superficialmente per il mondo e comprando a basso prezzo (ma con ampio guadagno per loro) merci prodotte dall’altra parte del globo, meglio se poco durevoli per non fermare questo ciclo “virtuoso”. D’altra parte come mai sarò arrivato a Londra se non con un bel volo low cost?
Opera di Mario Sironi – Uomo nuovo 1918