E’ una storia molto lunga quella della Tenuta di Artimino, una storia che mi ha davvero coinvolto e affascinato, una storia che si svolge in una terra su cui le vicende del passato si spingono fino agli albori della civiltà etrusca; un territorio attraversato quindi da epoche diverse, ma sempre caratterizzato, in un modo o nell’altro, dalla produzione del vino, dall’arte e dall’ospitalità.
Parliamo di 70 ettari distribuiti sul versante settentrionale dell’Arno, dove i vigneti si sviluppano su due versanti dalla grande tradizione: da un lato le colline del Carmignano e dall’altro il Chianti Montalbano. Due terroir che godono del benefico influsso del fiume, il quale contribuisce a creare condizioni pedoclimatiche ideali per le uve, messe scrupolosamente a dimora secondo attente valutazioni della composizione del terreno e del microclima nelle varie parcelle, distribuite fra i 200 e i 400 metri di altitudine.
Sono diverse le etichette prodotte, principalmente da uve sangiovese, cabernet e merlot a bacca nera e trebbiano, malvasia o chardonnay a bacca bianca. Spiccano ovviamente le docg di Carmignano, che in questo terroir trova una culla ancestrale, e di Chianti, ma ci sono anche le doc Barco Reale, anche in versione rosato, e Vin Santo, sia di Carmignano che di Chianti. Ci sono poi alcune Igt interessanti, fra cui troviamo l’unico bianco Artumes e, infine, un’ottima produzione oleica che si avvale della coltivazione di ben 18000 piante di ulivo.
Abbiamo degustato tre di questi gioielli nell’intimità di casa, forzati dal lockdown, ma tanta storia spinge a programmare appena possibile una visita per godere delle molteplici attrattive disponibili. Anticipo subito che sono tre gioielli, perché la curiosità che alimentava il mio tasting è stata assolutamente soddisfatta.
Questa Riserva di Carmignano rappresenta certamente il vino di punta dell’azienda, un vino importante che nasce nel cuore del terroir di Carmignano e che si basa sulle migliori rese di sangiovese, cabernet sauvignon, merlot e syrah coltivate su terreni ricchi di calcare e calcari marnosi (con argilla), e ottimo scheletro. Le uve, raccolte a piena maturazione e selezionate manualmente, dopo la diraspatura e pigiatura fermentano in vasche di acciaio inox a temperatura controllata (25/26 °C), restando a macerare sulle bucce per ben tre settimane, operando regolari follature e delestàge. Dopo la svinatura, segue un periodo di affinamento in botti di rovere da 30 e 50 hl per due anni e, dopo l’imbottigliamento, il vino riposa per un altro anno in cantina.
Nel calice si presenta di colore rubino intenso ma non cupo, con leggeri riflessi granati. L’approccio olfattivo, dopo una buona ossigenazione, rivela subito una complessità invidiabile e accattivante, con aromi di frutta rossa matura, ciliegie e amarene, appena sfumati da un velo floreale di rosa, con un respiro ampio e speziato che rimanda a sentori di cuoio, chiodi di garofano e pepe nero. Al palato si presenta solido, corposo, con fragranze fruttate carnose e tannini ben levigati sorretti da una spalla acida adeguata, in tutto in perfetta armonia. Avverto un po’ il calore alcolico, ma la deglutizione restituisce un profondo bouquet aromatico in cui si distinguono note di cacao, ancora tabacco, caffè e un cenno vegetale, quasi balsamico. Dopo una lunga persistenza, è piacevole la sensazione minerale che resta. Appagante.
Chianti Montalbano 2018
Nutro un particolare interesse per i vini rosati, spesso sottovalutati o ritenuti essenzialmente femminili, ma a mio giudizio forieri di incredibili sfumature aromatiche e intriganti contrasti gustativi. Questo vino, che mi incuriosiva particolarmente, è realizzato dal sapiente amalgama di sangiovese, cabernet sauvignon e merlot, allevati con attenzione e vinificati in acciaio con evidente contatto con le bucce, a seguire viene praticato un affinamento di almeno tre mesi sulle fecce, un tocco un po’ provenzale (ma senza legno) che conferisce al vino caratteristiche davvero intriganti. Il colore è rosa cerasuolo, ricorda molto i nostri abruzzesi, con piacevoli riflessi cangianti. I profumi rivelano un bel complesso fruttato, dove si intrecciano ciliegia e melograno, che si accompagna a un bouquet floreale molto primaverile, con sentori di biancospino e di rosa. In bocca è godibilissimo, un sorso fresco e fedele, assolutamente agile e ben bilanciato, tra acidità e corpo, con una briosa scia minerale che accompagna la chiusura. Versatile