FONTERENZA
Margherita in campagna, Francesca in cantina. Con qualche ettaro di vigna in un luogo di luce e vento chiamato Podernuovi, nel versante orientale di Montalcino, fra San Polo e San Polino, dove le argille concorrono a delineare vini robusti, profondi, con una tattilità cremosa e un tannino vibrante dal timbro austero e liquirizioso. Lenti nell’esprimersi, portati per i lunghi invecchiamenti, ti ripagheranno con sorsi spontanei e autentici.
Ma il loro mondo è fatto anche di sinergie. E così, dall’acquisto di uve presso fidati colleghi d’altri luoghi – a Capalbio, Certaldo, Cinigiano – ecco che nascono dei bianchi (da uve locali) terragni e saporiti, grintosi e veraci, concepiti secondo uno stile ossidativo.
Di queste giovani donne ne ammiro la determinazione e al contempo la sobrietà comportamentale. I loro gesti vanno al cuore del discorso perseguendo un approccio alla terra fatto di pragmatismo e idealità. La loro presenza non urlata nell’affollato contesto ilcinese, la distanza che mettono fra le loro vite e i riflettori del circo mediatico (che non intendono frequentare), ne avvalora la personalità e chiede rispetto.
E’ questo l’artigianato che vorrei.
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PODERE SANTE MARIE – MARINO COLLEONI
Da quel segnale rivelatorio Marino partì da zero, con un vigneto piccolo da poter piantare e censire a Brunello, avviandosi così verso il mestiere nuovo.
La sua visione “obliqua” delle cose, e il profondo rispetto nutrito verso ogni espressione che sia forza di natura, hanno partorito il miracolo atteso, dimostrando come anche nel mondo dei santificati-famigerati-discussi-distutibili vini “naturali” (vini senza rete per antonomasia) vi sia la possibilità (anzi, il dovere) di mettere a frutto una corretta enologia. Aggiungendo luce su luce, coniugando cura formale e naturalezza espressiva.
Marino è un partigiano, lui ha scelto la sponda del fiume su cui stare, ma odia i settarismi e l’elitaria supponenza di tutti coloro che intenderebbero anteporre il gesto politico -insito a loro vedere in una viticoltura diversa – al risultato organolettico, ritenendo quest’ultimo un aspetto secondario, terziario, subalterno.
Ecco, anche per questo, e per cento altre ragioni, io sto con Marino.
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Contributi fotografici dell’autore, eccetto la foto di copertina, ricavata dal sito aziendale