Il vino outsider, questo sconosciuto

6
12289

di Fernando Pardini

Prima parte: Toscana

Questo pezzo, con gli altri che seguiranno, è dedicato a loro, ai vini outsider, quei vini cioè PICCOLI NEL PREZZO ma GRANDI NELL’ANIMA capaci di tradurre con dignità e sentimento le ragioni della propria terra e, consapevolmente o meno, tracciare una strada; una strada nella quale fedeltà (territoriale, tipologica, varietale ecc ecc) e trasparenza espressiva siano le voci narranti. Beninteso, non si tratterà di vini grandi in senso assoluto (anche se per qualcuno di essi l’aggettivo potrebbe essere “scomodato”), e magari per loro non si accenderanno le luci della ribalta come per altri “consanguinei” maggiormente dotati o ambiziosi, ma con la schiettezza di fondo che li contraddistingue sono vini che a parer mio disegnano il tratto ascendente di una parabola stilistica da non disperdere, sulla quale anzi fondare i presupposti di una “ispirazione” enologica finalmente ritrovata. Sono vini chiari e senza filtri, che non hanno timore di mostrare la propria nudità. Perché in fondo sta in quella nudità ingenua e pura la suggestione profonda di un ricordo che si vuole prezioso; lì la vibrazione autentica che insegna e scuote, ben oltre l’ovvietà.

Perciò inizio il percorso dalla “mia” TOSCANA, con la certezza della non esaustività ma con la ferma intenzione di suggerire, dai vari territori d’origine, piccoli-grandi vini orgogliosi e maestri. Sono soltanto esempi, estratti da un panorama fortunatamente più ampio e incoraggiante. Quanto al panorama (di questa regione e delle altre che verranno), inutile negare che me lo hanno reso chiaro, negli ultimi tre mesi fitti di assaggi, i circa 3000 vini annotati e rimuginati provenienti da ogni parte d’Italia. Ovvio infine che tutto questo parlare esprima esclusivamente il mio punto di vista.

TOSCANA

Da Montalcino…

Rosso di Montalcino 2006 – Baricci

Approdo sicuro per tutti coloro che intendano andare alla ricerca delle “vibrazioni” più autentiche che il sangiovese di Montalcino sa trasmettere, dal “grande vecchio” Nello Baricci un Rosso di Montalcino (10 euro in enoteca) che aggiunge accenti veraci e sanguigni ad un’anima riflessiva ed elegante, figlia legittima del terroir di Montosoli. Un vino sentimentale, artisan, di spirito “sangiovesoso” conclamato. Tanto per non disperdere la strada.

Rosso di Montalcino 2006 – Val di Suga

Qui un nome che non ha certo bisogno di presentazioni, tanta la storia e la qualità espressa dai Tenimenti Angelini in quel di Montalcino. Epperò, in questa occasione non vi parlerò né di Vigna del Lago né di Spuntali, i celebri cru “Brunelleschi” della casa, perché c’è da prendere nota veriddìo di questo sorprendente Rosso, che a 12 euro suppergiù regala l’emozione forte del vino distintivo: sfumato, elegante, delizioso, sostenuto, minerale, lunghissimo: un sangiovese di straordinaria compiutezza!

Dal Chianti Classico…

Chianti Classico Barocco 2005 – Belvedere di San Leonino

Della serie: ” quando non te lo aspetti”. Dalle alture di Castellina in Chianti, da suoli fortemente galestrosi, da una mano cantiniera leggera e misurata, ecco un Chianti Classico paradigmatico, slanciato e succoso, attraente per la gentile terrosità del tratto, per i confortanti ritorni sapidi e per la beva reiterata e istintiva. Dai 10 ai 12 euro in enoteca. La proprietà lo chiama Barocco: siamo certi invece che non si tratti di futuro?

Chianti Classico 2006 – Villa del Cigliano

Qui ci troviamo su un’altra sponda, quella fiorentina di San Casciano Val di Pesa, a due passi dalla campagna di Pisignano, e la famiglia Montecchi Maccaferri ci sorprende con una produzione di limpida coerenza stilistica, da cui emerge questo Chianti Classico (da uve sangiovese, canaiolo e colorino) schietto e minerale, in cui convivono felicemente snellezza e garbo espositivo. Un vino di impronta territoriale netta e “ricca essenzialità”, a 9 euro o giù di lì.

Chianti Classico Bilaccio 2005 – Il Borghetto

Ancora un Chianti Classico, ancora dall’area San Casciano ( ma rispetto a Cigliano qui ci troviamo sulla sponda sud del comune, a picco sul fiume Pesa). E che Chianti! Uno dei migliori conseguimenti dell’anno, struggente e caleidoscopico. Quanto alla cantina, già ne abbiamo scritto su L’AcquaBuona , ma Il Bilaccio 2005 (13/14 euro) di Antonio Cavallini si staglia nettamente per via della elettiva sua fragranza: sfumato e floreale, seducente e intenso, è un raffinato fraseggio intriso di umori sottili e levità, è dolcezza tannica pervasiva e freschezza acida conclamata, è vino dall’anima bella e preziosa.

Pian del Ciampolo 2006 – Montevertine

Nel solco incancellabile della figura paterna – medesime la grinta e l’intransigenza – Martino Manetti non smette i panni del vignaiolo alla ricerca costante dell’estrema caratterizzazione dei propri vini, trovando pieno conforto in un terroir elettivo, quale quello offerto da certe colline di Radda, e in un purosangue amato e coccolato come il sangiovese. A questa azienda dobbiamo autentici capolavori di liquida toscanità: il passo austero, riservato, profondo e longevo dei suoi cavalli di razza ha segnato e ancor segna un orizzonte stilistico fatto per amanti, ingenui e sognatori. Pergole Torte e Montevertine, con la loro storia, sono fiere e ambitissime testimonianze di un passaggio che ha molti appigli nel futuro. Però non possiamo tacere la presenza del fratello più piccolo, quello apparentemente più gracile e bisognoso di affetto: il sorprendente Pian del Ciampolo 2006, Igt che altri non è se non un quintessenziale Chianti Classico (uvaggio meritorio di sangiovese, canaiolo e colorino), che parte da un colore tenue e trasparente per regalarti poi una struggente composizione aromatica, un continuo rimando fra la tenerezza della confettura di fragole e la seduzione della viola mammola; in più il tocco lieve, la carezza e l’essenza, la beva elegiaca e la grinta acida. La sua compagnia è un piacere dello spirito, ecco cos’è, a 12 euro o giù di lì.

Dal Chianti (non classico)…

Chianti Vigneto della Rana 2006 – Castello di San Sano

Freschezza, agilità, profilatura aromatica… un Chianti tenero ed elegante questo Vigneto della Rana, estratto dal cappello, meglio dalla gamma, di Castello di San Sano, la proprietà di Gaiole in Chianti acquisita qualche anno addietro da Calogero Calì (leggi Rocca di Castagnoli) e riportata in auge grazie a vini a cui non fan difetto carattere ed articolazione. Questo Chianti (sangiovese con un saldo di colorino), non tradisce il nuovo corso e rappresenta una autentica sorpresa, piena di cose belle da dire. Le uve provengono dai possedimenti di Serre di Rapolano, quindi non dalla zona classica chiantigiana: carnoso e ben rifinito, offre conforti fruttati di gelatina di fragole e ciliegia, garbo espositivo e soffusa tannicità, con ritorni sapidi intriganti. E’ sottile melodia liquida, tutta da bere. A 8 euro .

Chianti Colli Senesi 2005 – Pacina

A Pacina, nella campagna di Castelnuovo Berardenga, Giovanna Tiezzi gestisce una azienda agricola nella quale il concetto di ruralità consapevole è più vivo che mai. Da un approccio biologico in campagna, corroborati da un sostanziale non-interventismo in cantina, i Chianti qui assumono reali connotazioni territoriali: veraci e senza fronzoli, sapidi e terrosi, non vanno per il sottile eppure ti circuiscono per la purezza della trama, di stampo artigianale. Non di rado “soffrono” di riduzioni olfattive passeggere, prediligendo quindi buona ossigenazione, ma la grinta minerale e la marca salina nell’apparato tannico sono doti chiarissime, la forza espressiva evidente, l’autenticità indiscutibile. A 11 euro o giù di lì

Dalla Rufina…

Podernovo 2006 – Cerreto Libri

Dalla Rufina un vino di innata chiantigianità, tutto sommato merce rara: da un blend quasi paritario di sangiovese e canaiolo, vinificato ed affinato in vasche di cemento, Podernovo 2006 ha grinta da vendere, profilo umorale e terroso, riduzioni minerali propositive e pure una bella scorbuticità, ma ha dalla sua una naturalezza espressiva esaltante, ad alta vocazione gastronomica, che non puoi evitare. A 10 euro un sorso di genuina veracità.

Chianti Rufina Riserva Lastricato 2004 – Castello del Trebbio

Con piacere segnalo questo ottimo Riserva da sole uve sangiovese capace di trasmettere con modulata armoniosità le caratteristiche più belle del terroir di provenienza. Stefano Casadei e Anna Baj Macario realizzano qui uno dei migliori Rufina mai assaggiati in tempi recenti, a un prezzo di circa 16 euro in enoteca. Giocato su un piacevole tessuto aromatico fatto di frutti rossi ben maturi ed efficaci rimandi floreali, associa in una bocca carnosa quanto accorta dolcezza ed equilibrio, grinta sapida e allungo.

Dalla maremma di Scansano (e dintorni)…

Morellino di Scansano 2006 – Poggio Trevvalle

Profilo sangiovesoso dichiarato per un Morellino da 8 euro, dalla timbrica invero più brunellesca che non morelliniana ( meno concessioni al frutto, più al nervo acido e al sale); diretto, spedito, senza fronzoli, solido e rigoroso, riflessivo e austero, proviene bello bello da una agricoltura rispettosa dei naturali equilibri della terra, e si sente. Sempre della stessa cantina, anche se non Morellino doc, val la pena ricordarsi del Santippe 2007, un sangiovese schietto e beverino ( da acciaio e cemento) come ce ne vorrebbero. A 6-7 euro è un bel bere genuino.

Morellino di Scansano Lorneta 2006 – Villa Patrizia

Intenso, sfaccettato, naturale: il nuovo Lorneta della famiglia Bruni (8 euro) si staglia fra le migliori uscite dell’anno all’interno della denominazione. Fra note di bacca, ciliegia, sottobosco e fumé, ecco una bocca terrosa e compassata, di impronta toscana conclamata, leggermente eterea, melodica e dedicata nello sviluppo, chiosata da tannini dolci e umori di cuoio.

Da Montecucco…

Montecucco Sangiovese 2005 – La Querciolina

Qui un Sangiovese di temperamento (proviene dai possediementi de La Banditaccia, nel comune di Cinigiano) che evoca e non poco – negli umori – i “consanguinei brunelleschi” ( chissà, sarà la sensibilità della proprietà verso il sangiovese di quei luoghi, dal momento che si tratta di Lorenzo Sassetti, figlio del celebre Livio, dell’azienda ilcinese Pertimali). E lo fa concedendosi agile e verace allo stesso tempo, giocando su un registro aromatico solo apparentemente evoluto, magari non così concessivo o colloquiale, ma dotato di una dolcezza tannica distintiva che apre alle ragioni dell’eleganza. Insomma, da La Querciolina uno dei Sangiovese di riferimento per la denominazione, a 10 euro in enoteca (uhei, anche il 2004 è una bella bottiglia!)

Montecucco Sangiovese 2005 – Poggio Leone

Nel panorama sempre più ampio di aziende che stanno innervando questa giovane Doc, e dalle quali solo a fasi alterne si intravvedono potenziali e numeri, Poggio Leone di Dario Mascelloni si va distinguendo per i continui progressi in fatto di focalizzazione stilistica e conseguente caratterizzazione dei vini. Esemplare in tal senso la nuova annata del Sangiovese, ancora una volta uno dei Montecucco migliori dell’anno, per la propulsione aromatica ( frutti rossi e neri, humus, fiori, china, spezie fini), per il calore e la grinta, per quel lungo finale -colloquiale ed elegante- di conclamata freschezza. A 10 euro è proprio un bel bere.

Da dove non te lo aspetti (leggi anche Garfagnana)…

Campo Caturesi Rosso 2006 – Macea

Qui i fratelli Barsanti stanno facendo piccoli miracoli: da uve quali malvasia nera, ciliegiolo e canaiolo ( ma anche dalle misconosciute barghigiana e montanina), grazie ad una viticoltura naturale e a tecniche di cantina non-interventiste, racchiudono in un bicchiere tutta la freschezza, l’originalità e la schiettezza di cui può essere capace un terra “estrema” come la Garfagnana. Non il corpo, non il volume, non la grassezza qui, ma una silhouette magnificamente scarnificata, laddove emergono aerei i profumi e netta l’acidità, per una beva coinvolgente e “peperina”. 10 euro di sana, liquida (bio)diversità.

Poteva mancare un bianco? No, e allora facciamo due…

Vernaccia di San Gimignano Vigna Casanuova 2007 – Fontaleoni

Ecco una Vernaccia del “nuovo corso”, quello che si lascia indietro l’anonimato e le vacuità diluite di un tempo, o di contro alcune velleitarie, improbabili versioni di Vernaccia variamente “agghindate”, pur senza attributi . Qui hai frutto vero in bocca, grinta, temperamento, bei profumi di torba e grano, incedere importante e coinvolgente. Qui hai la Vernaccia. A 9 euro la Vernaccia.

Vernaccia di San Gimignano Tropié 2007 – Il Lebbio

Colpo d’ala per l’azienda della famiglia Niccolini. Nella preziosa selezione Tropié c’è un amalgama aromatico sfumato, pervasivo, pietroso e floreale ad attenderti, e un palato cremoso dallo sviluppo dedicato, accorto, composto. In quel bicchiere c’è luce e bevibilità, a 9 euro.

Dulcis in fundo…

Vin Santo del Chianti 2001 – Campriano

Dalla campagna di Murlo, a sud di Siena (non propriamente il centro nevralgico della vitivinicoltura che conta, anche se paesaggisticamente evocativa e struggente), ecco un grande vino dolce ispirato e sincero: ottimo equilibrio alcolico-zuccherino, lunghezza. nitidezza, profilatura e carattere. Il Vin Santo di Ranuccio Neri, con i suoi profluvi di frutta secca, fichi e miele, la sua ficcante acidicità, la sua silhouette non smaccata e molto old fashioned, si staglia fra i più riusciti passiti dell’anno in Toscana ( ma non solo). Vista la qualità espressa (pochine però le bottiglie), i 24 euro per l’acquisto mi appaiono assolutamente proporzionati.

FERNANDO PARDINI

6 COMMENTS

  1. Salve , sono Dario Mascelloni,
    è con grande gioia che noto il vostro apprezzamento per il mio Sangiovese 2006 Poggio
    Leone.
    Ci tengo a precisare che la mia azienda è una nullità nel panorama vitivinicolo italiano,
    ed è per questo che accolgo il vostro giudizio con grande entusiasmo, essendo io un vigna
    iuolo-cantiniere che fa questo mestiere per lavoro e soprattutto per passione, dedicando
    tutto il suo tempo alla azienda ed al suo territorio.
    Voglio sperare di incontrarla un giorno, Sig. Pardini, per ringraziarla di persona e per fargli conoscere il mio mondo fatto di Colline, Campi,Paesaggi, e Vini che nascono dalla mia terra. Ringraziamenti e saluti Soc. Agr. Poggio Leone Dario Mascelloni

  2. Grazie della lettura Dario. Quando poi le coordinate dei prossimi viaggi indicheranno Montecucco e dintorni ( so già che le indicheranno), sarà un piacere fare una visita a Poggio Leone.

  3. Caro Fernando,

    Da parte dell’Azienda Agricola MACEA ringraziamo te e la redazione per l’attenzione che avete dimostrato verso i nostri vini.
    Il fatto che prorpio il Campo Caturesi venga apprezzato in questa maniera ci rende molto felici. Cogliamo l’occasione per ringraziare quei contadini che oltre cinquanta anni fa hanno piantato queste viti e non certo per fare vini che comparissero su guide o su scaffali di enoteche ma per produrre vino da utilizzare come vero e prorpio alimento.

    Lavorare in queste condizioni estreme con terrazzamenti difficilmente meccanizzabili è spesso duro ma recenzioni come questa e vedere che i nostri vini vengono apprezzati da chi li compra e li beve ci da la forza di continuare riempiendoci di gioia. Stiamo cercando di custodire ciò che personaggi come Peo, Primetta, Ines, Alvaro, Aurelio e molti altri hanno costruito con fatica, perseveranza e grande pazienza. Un vero e proprio insegnamento di vita lasciato da questi contadini che troppo spesso oggi le persone non riescono ad interpretare, ma resta è lì direttamente fruibile anche solo passeggiando lungo la nostra austera valle.

    Grazie di cuore.

    Cipriano e Antonio Barsanti

  4. Beh, che dire
    i vini citata da Fernando sono navi percorrenti rotte inconsuete, guidate da stellle invisibili ai più,
    ma che approdano nei porti sicuri della profonda e immutata saggeza contadina.
    Bravi agli amici Antonio e Cipriano, e naturalmente, a tutta questa razza di produttori.
    Fabio Pracchia

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here