L’origine del nome scientifico della china – chinchona – è dovuto ad una simpatica storiella, esempio della casualità di tante scoperte effettuate dall’uomo grazie al suo spirito d’osservazione. Leggenda narra che nella prima metà del diciassettesimo secolo la contessa di Chinchon, moglie del viceré del Perù, soffrisse di febbri malariche. Gli abitanti del luogo avevano notato che chi beveva l’acqua rossastra di un laghetto delle Ande – colore dovuto al contatto dell’acqua con la corteccia di un albero, la china appunto – superava immune le frequenti epidemie di febbri di vario genere.
Fatta bere alla contessa, questa guarì portando così a conoscenza del mondo “edotto” le virtù della corteccia di china. Da questo momento iniziò l’esportazione verso l’Europa della preziosa corteccia dove abili farmacisti, sfruttando le sue qualità, prepararono medicinali antimalarici, antidolorifici ed antifebbrili. Se ne scoprì anche un uso più piacevole, un liquore preparato con le pregiate specie calisaia e succirubra ed aromatizzato con erbe officinali, l’elisir di china.
L’Antica Farmacia Clementi, di proprietà dell’omonima famiglia, produce questo elisir da generazioni, in etichetta il ritratto di un austero farmacista – il dottor Giuseppe Clementi esperto botanico – con tanto di grembiule e baffi tipici dell’epoca ci ricorda che è prodotta in quel di Fivizzano (MS) dal lontano 1882. Questo paesino della Lunigiana, nonostante la posizione e la dimensione, è stato – a partire dai Medici – sempre al centro di una intensa vita culturale, tanto da essere stato uno dei primi centri in Europa a stampare (dal 1471) e a dare le origini alla prima macchina da scrivere nel 1802. Non a caso già nel ‘600 vantava un’ottantina di laureati! Altrettanto interessanti sono i vari percorsi naturalistici che si snodano all’interno di due Parchi Naturali – quello delle Alpi Apuane e dell’Appennino Tosco Emiliano – che riescono a garantire la sopravvivenza a caprioli, scoiattoli, falchi e, addirittura, aquile reali. Tornando a discorsi a noi più pertinenti, meritano un cenno anche i tesori enogastronomici (difatti la Lunigiana è “protetta” da diversi Presidi Slow Food) quali, la mela rotella, il pane Marocca di Casola, i panigacci e testaroli, il vino Candia, i fagioli di Bigliolo e l’agnello di Zeri, giusto per citarne qualcuno.
La farmacia purtroppo è stata distrutta due volte – terremoto del 7 settembre 1920 e bombardamento del 1944 – causando la perdita delle vecchie attrezzature di laboratorio e di tomi scientifici d’indubbio valore storico; gli oggetti che si sono salvati comunque suscitano emozioni particolari stimolando la proiezione mentale di un vecchio film, un po’ sciupato e dai cromatismi color seppia, con protagonisti gli avi degli attuali proprietari intenti a preparare chissà quale medicinale o elisir. Sono passati tanti anni ma la ricetta dell’elisir di china, la cura nella scelta della materia prima e la professionalità nella preparazione sono rimaste immutate. Il rispetto delle tradizioni e della natura si percepisce anche dall’attuale liquorificio recuperato da una centrale dell’Enel; un progetto di ulteriore sviluppo, consistente nell’ampliamento delle attività mediante la produzione di succhi di frutta ed aceto derivati dalla lavorazione della autoctona mela rotella, lo integrerà ancor di più con la realtà locale.
La preparazione della china è tutt’altro che semplice e veloce, lungi dall’essere un banale “decotto” di corteccia, scorze d’arancio ed erbe officinali; il processo, effettuato a freddo, richiede l’utilizzo di diversi macchinari ed un periodo di preparazione di circa due anni, un tempo davvero considerevole!. Tra una spiegazione e l’altra vengono raccontati vari aneddoti ed almeno un paio devono essere assolutamente riportati.
Una delle peculiarità dell’elisir di china è di essere un ricostituente e per questo era stato proposto di rivenderla come tale tramite il canale dei prodotti omeopatici; ne sarebbe conseguito un incremento notevole della produzione (attualmente si aggira sulle 12.000 bottiglie l’anno), la famiglia Clementi ha preferito però salvaguardare le caratteristiche del prodotto rinunciando così a facili guadagni. Onore al merito.
L’altro aneddoto narra la presa d’assalto della farmacia per acquistare un miracoloso elisir di giovinezza; si era diffusa la notizia della lettera di un mito del giornalismo italiano – Indro Montanelli – nella quale esordiva dicendo di essere ringiovanito di venti anni dopo aver bevuto la loro china!
Finalmente la verso nel bicchiere. Cade sul vetro con la sinuosità di una camicetta di seta sulle forme di una donna di felliniana memoria, il colore scalda l’anima con giochi di luce ambrati vestiti di riflessi solari. Una folata di erbe aromatiche corrobora la mente, l’istinto riconosce la bontà del preparato mentre note agrumate di arancio e di caramello innescano la salivazione. Il palato rimane stupito, non è il solito prodotto commerciale! Ecco che la china emerge prorompente quasi bevessi direttamente dalla corteccia, poi ancora leggeri sentori ferrosi, di borraccina (col suo bel terriccio umido) e toffee; la complessità coinvolge tutta la bocca e le papille in festa nemmeno si accorgono del discreto grado alcolico, le note amaricanti ed officinali bilanciano la sciropposa dolcezza mantenendo l’armonia generale a livelli di bevibilità insoliti per questi prodotti.
Un gioiellino della Lunigiana gelosamente custodito e fieramente tramandato per la gioia del corpo e dell’anima. Non tutte le cose buone fanno male!
leggendo il tuo articolo mi è venuto in mente il proverbio “nelle botti piccole ci sta il vino buono”…
Alle volte le piccole cittadine, che alle prime sembrano sperdute e dimenticate, nascondono inimmaginabili tesori.
Molto interessante…
Lola
parole sante le tue…. e pensare che l’Italia è piena di questi paesini ma il tempo è tiranno!
Ciao,
Leo
E’ possibile trovare la china a Milano? solitamente faccio scorta quando vengo in Lunigiana in vacanza.
E’ un regalo molto apprezzato da amici e conoscenti. e parenti
Grazie.
Carla Papeti
[…] “mitica” China Clementi. Qui un nostro articolo che parla di […]
[…] mentre mi hanno stupito in positivo i consigli su prodotti a me sconosciuti, cito in ordine sparso: China Clementi di Fivizzano, China di Santa Maria Novella(questa sì la conoscevo!), Chynos: Barbaresco Chinato […]
[…] ovvero il gin Beefeater, il vermut rosso Carpano Antica Formula e, ecco la vera differenza, la China Clementi. Il risultato è sorprendentemente piacevole, risulta meno aggressivo del classico, più morbido e […]
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leggendo il tuo articolo mi è venuto in mente il proverbio “nelle botti piccole ci sta il vino buono”…
Alle volte le piccole cittadine, che alle prime sembrano sperdute e dimenticate, nascondono inimmaginabili tesori.
Molto interessante…
Lola
parole sante le tue…. e pensare che l’Italia è piena di questi paesini ma il tempo è tiranno!
Ciao,
Leo
E’ possibile trovare la china a Milano? solitamente faccio scorta quando vengo in Lunigiana in vacanza.
E’ un regalo molto apprezzato da amici e conoscenti. e parenti
Grazie.
Carla Papeti
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