Tanto per scaldare l’atmosfera il simpaticissimo Marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga racconta brevemente l’origine di San Leonardo in Sarnis, risalente ufficialmente al XXIII° secolo, e le vicissitudini della azienda di famiglia che può vantare ben tre secoli di storia. Dal passato emergono fatti e misfatti che contribuiscono ad amalgamare il vino con la vita e le persone, che lo legano ancor di più al luogo facendone apprezzare maggiormente i riflessi e le sfumature. I ricordi muovono dagli studi di enologia del padre Carlo – effettuati in Svizzera – al successivo perfezionamento in terra toscana – complice il legame di sangue con i Marchesi Incisa della Rocchetta – dalle barbatelle di cabernet piantate – rivelatesi poi di carmenere – all’avvicendamento degli enologi – affare delicato data la fama mondiale dei soggetti – dal supporto mediatico della Gazzetta di San Leonardo – stampata in stile retrò – al moderno blog “Qui bene bibit”. Poi, ancora, la figura dei maestri di potatura – fondamentali per la salute della pianta – e la storia del Santo – intrecciata con una persona della famiglia unica per carisma e meriti umanitari – in un tourbillon di
Ed eccoci arrivati al momento clou della serata, dalle parole si passa ai fatti:
San Leonardo 2004: (60% Cabernet Sauvignon, 30% Cabernet Franc con licenza di Carmenere…, 10% Merlot) entrerà in commercio verso metà aprile ma la gioventù non traspare troppo alla vista, si presenta con un bel rosso rubino intenso e solo l’unghia sfuma su tonalità violacee; naso importante con netta prevalenza di frutta di bosco – lampone, fragola – ciliegia e note vegetali di peperone, piacevoli sentori balsamici, di chiodi di garofano e di caffè. Non ancora evoluti i terziari con leggeri sentori di tabacco e cuoio, nel complesso i profumi sono gradevolmente vanigliati per l’uso di rovere francese (80%) e americano (20%) in affinamento. In bocca si nota una buona corrispondenza ma, causa la gioventù, risulta un po’ aggressivo, con un discreto nerbo acido e ancora non perfettamente legato.
San Leonardo 2003: colore pressoché identico al precedente, figlio di un’annata infelice paga l’eccessivo calore con un naso meno fresco dove i sentori balsamici sono più di sottofondo. Anche la frutta appare più matura e, corresponsabili i soliti sentori vanigliati, il vino acquista un carattere dai gusti più internazionali. In bocca dimostra una prontezza ed una beva inaspettata, i tannini fini e il buon equilibrio generale contribuiscono alla causa.
San Leonardo 1999: dopo dieci anni il colore si presenta ancora molto intenso e lucente ma l’unghia accenna ad una tonalità più granata. Anche il naso rivela una maturità che lo rende più austero, la frutta ricorda la confettura, emerge il sottobosco e il pepe bianco oltre i classici sentori vegetali e tostati; la nota dolciastra ricorda molto le caramelle gommose alla cola o, per dirla in termini più eleganti – come ci segnala il bravo Andrea Gori – l’artemisia. In bocca è rotondo, ti avvolge in modo quasi prepotente con una sapidità ed una persistenza entusiasmante; un vino che, se assaporato con attenzione, riesce a regalare sensazioni nuove ad ogni sorso. Un vino piuttosto sfaccettato, dai contrasti che gli incutono un ritmo molto interessante.
San Leonardo 1997: grande annata, alla vista le impressioni sono uguali al precedente; al naso note vegetali in bella evidenza con un peperone predominante su sentori balsamici e un soffio di rabarbaro, la frutta vede protagonista la prugna lasciando ruoli secondari a confettura di ciliegia e ricordi di frutta di bosco. Il quadro olfattivo si chiude con note di torrefazione, pepe, goudron ed un accenno di cuoio. Al palato la corrispondenza è ottima, l’evoluzione sfoggia una struttura più fine rispetto alle aspettative, quasi borgognona; elegante e di eccellente beva chiude appena più corto del ’99.
San Leonardo 1996: altra annata molto interessante anche se teoricamente inferiore al ’97; l’unghia diventa granato pieno. L’olfatto inganna la carta d’identità rivelandosi decisamente fresco e giovanile ma, a conferma dei 13 anni, ostenta una notevole complessità. In bocca è morbido, di elegante equilibrio, con un continuo alternarsi di note dolci, speziate e balsamiche. Sul finale ritorni vagamente chinati coronano un vino evolutosi in modo straordinario contrariamente alle aspettative.
In definitiva gli anni ’90 hanno fatto, ovviamente, la parte da leoni suscitando anche un simpatico dibattito sulle annate preferite dal pubblico che ha visto una netta spaccatura tra chi preferiva il 1996 o il 1997 in coppia col 1993.
Tanto per non perdere il ritmo infine siamo stati deliziati da un assaggio di Villa Gresti 2004 (90% Merlot, 10% Carmenere) che non ha certo sfigurato con il più blasonato fratello maggiore e da un “bicchierino” di Grappa Stravecchia – prodotta con vinacce di San Leonardo e affinata 5 anni in barrique usate per lo stesso vino – ricca di profumi, morbida e decisa al contempo che, come ciliegina sulla torta, ha degnamente concluso la splendida serata.
Che dire…..Grazie per questo bel reportage di una bella serata Toscana. Ci si vede a San Leonardo? A presto Anselmo
Il 2001 era eccezionale. L’ho appena regalato ad un amico, ma ora ne prendo una per me!!!
Ottima serata, ottimi vini e grande simpatia con Anselmo e Andrea.