Montefalco Rosso e Sagrantino. 47 assaggi per capire

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Montefalco, 13 ottobre 2009. I primi venti del nord hanno spazzato la calda aria ancora estiva e Montefalco appare magnifica in questo cielo azzurrissimo e in questa aria cristallina che, dal cocuzzolo su cui è adagiata la piccola città, ci permette di spaziare su bellissimi paesaggi di vigne e oliveti. Dispiace quasi, anzi, dispiace proprio, entrare nelle stanze del Consorzio di Montefalco per andare all’assaggio di un ampia rassegna dei rossi locali appena usciti in commercio, un’interessante possibilità di assaggio stimolata da Luigi Bonifazi, direttore del Consorzio.

Ma il dovere ci chiama ed eccoci così, in compagnia degli amici di Winesurf, di fronte a 47 tra Montefalco Rosso, Rosso riserva e Sagrantino. Alla base di questi vini (seppur in percentuali molto variabili passando dal 10-15 % dei Rosso al 100% dei Sagrantino) l’uva di questo superautoctono che è il sagrantino, uno dei vitigni più localizzati della penisola, se non del mondo, un vitigno balzato alla cronaca negli ultimi venti anni, prima vinificato praticamente solo nella versione passita (dolce) e poi proposto nella versione secca a partire dagli inizi degli anni 70 (anche se già negli annali della Mostra Regionale del vino e dell’olio del 1925 si citava una versione “asciutta”). Negli anni dei vini muscolari, dei vini intensi e pieni, il Sagrantino, con i suoi record in fatto di concentrazione fenolica e residuo secco, si trovava certo bene. Un mangia-e-bevi il cui principale torto forse era quello di non lesinare neppure in tannini, robusti e, spesso, scorbutici. Ecco quindi anni di forte attenzione e di evoluzione verso vini corposi, masticabili e quanto più possibile ammorbiditi dall’utilizzo di legni e dalla tecnica di cantina. Anni di indubbia crescita qualitativa e, poi, di ripensamento, quando il vento era cambiato e dalla potenza si tornava a veleggiare verso una nuova ricerca di finezza. Un percorso non diverso da quello accaduto in gran parte della penisola, con ritardi diversi nelle diverse zone e con risultati ancora disomogenei. Certo è che a Montefalco questa inversione di tendenza non poteva essere facile come in altre zone, essendo potenza e concentrazione proprio le virtù principali del vitigno autoctono.

Cosa ci hanno detto i nostri assaggi? A che punto siamo della via? A metà strada potrebbe essere una giusta risposta, vista la notevole differenza di stili e di risultati che abbiamo riscontrato nei 47 campioni assaggiati alla cieca. Una risposta che considera la nostre impressioni mediate su tutti i vini e che, probabilmente, sarebbe stata più positiva se ci fossimo fermati all’assaggio dei Montefalco Rosso, visto che è proprio nei Sagrantino che abbiamo talvolta faticato a riconoscerci.

Gli assaggi

Perticaia – Montefalco Rosso 2007
Rubino vivo di media intensità, sentori di fragola e rovo, naso ampio, etereo, vinoso. Bocca fresca, un poco contrastata da tannini vivaci, media intensità per un bicchiere comunque piacevole.

Colsanto – Montefalco Rosso 2007
Rubino più cupo, note animali e di frutta un po’ cotta. In bocca tostatura e sovralcolicità, tannini ancora da smussare e finale legnoso e amaro.

Lungarotti – Montefalco Rosso 2007
Rubino purpureo, profumi di uva fragola, note smaltate, pepate, terziarie. Bocca poco strutturata e secca che si riprende nel finale con accenni dolci e tannini morbidi.

Bocale – Montefalco Rosso 2007
Rubino di media intensità. Note intense, penetranti, un poco sporche. Bocca rustica, semplice, un po’ corta, piacevolmente sapida.

Omero Moretti – Montefalco Rosso 2007
Porpora. Naso addolcito dal legno, frutta nera, violetta, acetone. Bocca aggressiva, tannica, frutto presente ma coperto dal terziario.

Tiburzi – Montefalco Rosso Sant’Ambrà 2007
Rubino violaceo. Naso fine, caramella di frutta, intenso, scia vegetale e balsamica. Bocca tesa, dinamica, poco morbida, da maturare.

Pardi – Montefalco Rosso 2007
Rubino vivo e densità visiva. Frutta secca, erbe, alcolicità, sovramaturazione leggera. In una bocca di buona coerenza e piacevolezza, note di ciliegia sottospirito e prugna.

Fongoli – Montefalco Rosso 2007
Rubino si media concentrazione. Naso aperto da una nota vulcanica e cenni ridotti, goudron. Aromi riproposti in una bocca ampia, morbida, dalla calda chiusura, un poco old fashioned.

Casale Triocco – Montefalco Rosso 2007
Porpora impenetrabile. Note fungine, piccoli frutti, liquirizia, alcol. Bocca in linea, piena, rigida in chiusura.

Colpetrone – Montefalco Rosso 2007
Rubino vivo. Naso estroverso, di ragù, fragole fermentate, rosmarino. Bocca di dolcezza un po’ ostentata, tannini e finale sapido, amarognolo.

Scacciadiavoli – Montefalco Rosso 2007
Rubino purpureo. Molta frutta in un naso primario ed etereo. Bocca di media spalla e buona coerenza, il finale è lungo sapido e fruttato. Bel vino.

Tenuta Alzatura – Montefalco Rosso 2007
Rubino vivo. Naso di buona eleganza e complessità, cipria. Bocca austera, intensa, alcolica, leggermente animale e cioccolatosa, chiusa da un fine tannino e da ricordi terziari. Anche questo un vino che ci colpisce.

Tenuta Castelbuono – Montefalco Rosso 2007
Purpureo cupo. Note minerali, terrose, cipriate. Bocca morbida, strutturata, importante, tannino di rango, retrogusto di distillato di mora. Chiude l’annata 2007 e un terzetto di vini molto interessanti.

Tudernum – Montefalco Rosso 2006
Rubino poco concentrato. Naso compatto, etereo, non troppo definito, fumé, zucchero di canna. Bocca lieve, tradizionale, monotematica, viva di alcol e tannini, non lunga.

Colle Ciocco – Montefalco Rosso 2006
Rubino chiaro. Poco intenso, vegetale, tostato, etereo, anche in bocca è un vino leggero, sottile, cresce nel finale, retto da alcol e un buon tannino. Lineare e piacevole.

Adanti – Montefalco Rosso 2006
Ruubino con leggera unghia. Naso fumé, inchiostro, linea vegetale. Bocca scorbutica, apre su frutta rossa e chiude molto tannica.

Di Filippo – Montefalco Rosso 2006
Rubino vivo e naso poco a fuoco, polvere, pasta d’olive. Bocca poco dinamica, non intensa, si rianima nel finale, un po’ verde.

Terre de Trinci – Montefalco Rosso 2005
Rubino intenso. Naso di ciliegia candita, sintetico. Bocca sopraffatta da aromi smaccati, dolci. Tannino di media finezza.

Antonelli – Montefalco Rosso Riserva 2006
Rubino chiaro e vivo. Naso di frutta e china, animale, balsamico. Bocca vivace, sapida, speziata, dal bel frutto e discretamente dinamico.

Podere Casale Montefalco – Montefalco Rosso Riserva 2006
Rubino purpureo impenetrabile. Mora e mirtillo, maturo, non complesso. Bocca di bella spinta, un po’ monotona, molto giovane, verticale.

Terre de Trinci – Montefalco Rosso Riserva 2004
Rubino intenso. Leggera laccatura, spunti vinosi, ciliegia e affumicato. Bocca di buon passo, giocata su toni terziari e vegetali.

Antonelli – Montefalco Sagrantino Secco 2006
Rubino vivo, naso in leggera riduzione, note intense di pelliccia e frutta rossa, penetrante. Tannini molto evidenti e asciuganti, frutta e nota alcolica.

Bocale – Montefalco Sagrantino Secco 2006
Rubino intenso. Note di legni aromatici, leggera acescenza, bocca dolce, fruttata, lacca. Aggressività finale tra tannini e acido.

Cesarini Sartori – Montefalco Sagrantino Secco 2006
Rubino vivo. Frutta tropicale e fiori, intenso, pepato. Bocca ampia, di bella progressione e complessità, sapido, caffè, tannini, frutta, struttura, alcol. Bel vino.

Pardi – Montefalco Sagrantino Secco 2006
Rubino vivo. Note di lacca e frutta macerata, uva fragola, bocca statica chiusa da un finale contrastato e stucchevole.

Perticaia – Montefalco Sagrantino Secco 2006
Rubino intenso. Naso di stampo classicheggiante, frutta e note di fiori secchi. Bocca disarmonica, finale amaro mediato dalle note legnose.

Casale Triocco – Montefalco Sagrantino Secco 2006
Rubino. Naso vegetale, buccia di patata, nota acetica, gommosa. Bocca amara, poco piacevole.

Lungarotti – Montefalco Sagrantino Secco 2006
Rubino pupureo intenso. Naso terziario, caffè e cioccolato, balsami. Bocca succosa, fruttata, muscolare, saporita, monolitica.

Podere Casale Montefalco – Montefalco Sagrantino Secco 2006
Rubino impenetrabile. Note fruttate un poco selvatiche, liquirizioso, frutti neri, mora. Bocca confetturata che poi si distende pur rimanendo matura, grazie a un tannino rinfrescante. Nel complesso assai piacevole.

Scacciadiavoli – Montefalco Sagrantino Secco 2006
Rubino luminoso. Marasca sottospirito, pepe bianco e leggera linea vegetale. Bocca di media consistenza, scorre veloce verso un finale poco intenso.

Tenuta Alzatura – Montefalco Sagrantino Secco Uno di Nove 2006
Pupureo intenso. Note di gomma e zaffate alcoliche e grafitiche. Bocca corposa, intensa, un po’ troppo muscolare. Ciliegia candita.

Fongoli – Montefalco Sagrantino Secco 2006
Rubino chiaro. Note selvatiche, in riduzione, fiori di campo e leggera tostatura. Intrigante. Bocca rotonda, si allarga piacevole, senza estreme complessità, su note medicinali e di timo.

Tudernum – Montefalco Sagrantino Secco 2006
Rubino intenso. Naso di ciliegia nera molto matura e bocca che parte morbida, un po’ dolce, e poi prosegue austera, chiusa da tannini robusti e asciuganti.

Tiburzi – Montefalco Sagrantino Secco Taccalite 2006
Rubino vivo. Naso etereo e penetrante di frutta rossa. La bocca entra suadente ma non si distende, chiusa come è da tannini assai astringenti.

Colpètrone – Montefalco Sagrantino Secco 2006
Rubino vivo e intenso. Naso in cui alla frutta si associano note floreali e balsamiche. Bocca saporita, ampia, lunga, a cui manca però un po’ di dinamica risultando un po’ pesante.

Casale Triocco – Montefalco Sagrantino Secco 2005
Rubino limpido. Profumi eleganti e puliti. Bocca in linea, sapida e fine, leggeri spigoli nel finale per un esito complessivamente piacevole.

Colle Ciocco – Montefalco Sagrantino Secco 2005
Rubino vivo. Cenni di surmaturazione e naso mentolato. Bocca che parte dolce, un poco smaltata, e offre buona lunghezza in un quadro però non completamente armonico.

Colsanto – Montefalco Sagrantino Secco 2005
Rubino intenso. Naso ridotto, acetico, e bocca matura, ma aggressiva, chiusa da un finale amaro e aromaticamente poco a fuoco.

Adanti – Montefalco Sagrantino Secco 2005
Rubino vivo. Naso di fiori e spezie, in bocca si offre fruttato ma impegnativo per tannini e aromi legati all’affinamento in legno.

Omero Moretti – Montefalco Sagrantino Secco 2005
Rubino vivo e intenso. Naso ampio segnato da frutta matura e cenni floreali, cuoio e cioccolato. Bocca morbida, tannino rotondo e finale lungo, marcato da note di cannella e di legno.

Colpètrone – Montefalco Sagrantino Secco Gòld 2005
Rubino vivo. Naso composto, vegetale e di frutta rossa. In bocca denota un buon equilibrio, cenni di caramella di frutta, e chiude con un finale in leggero squilibrio acido-alcolico.

Tenuta Castelbuono – Montefalco Sagrantino Secco 2005
Rubino porpora intenso. Piccoli frutti, cuoio, liquirizia, suadente. In bocca regala un passo sicuro e note fruttate chiuse da tannini imponenti.

Casale Triocco – Montefalco Sagrantino Secco Pagina 2004
Rubino con unghia. Note di salume, pepe, riduzione. Legni aromatici, addolcimenti, poco piacevole.

Terre de Trinci – Montefalco Sagrantino Secco Ugolino 2004
Rubino intenso. Smaltato, frutta dolce, intenso. Bocca in linea con esiti un poco stucchevoli, pepati, e tannini arrotondati.

Di Filippo – Montefalco Sagrantino Secco 2004
Rubino intenso. Naso leggermete sporcato dal legno e da cenni acetici. Rusticheggiante anche in bocca dove offre un frutto che vira su note amaricanti di rabarbaro.

Antonelli – Montefalco Sagrantino Secco Chiusa di Pannone 2004
Rubino vivo e limpido. Naso etero di ciliegia, pulito e persitente, finanche pepato. Bocca di bella beva, centrata su note di frutta matura e china. Rosa appassita e buon tannino. Caldo. Piacevole.

Casale Triocco – Montefalco Sagrantino Secco Pagina 2003
Rubino intenso. Naso minerale di buona intensità. Liquirizia, balsamico e alcol. In bocca ciliegia sottospirito, roccia e sapidità, ma tannini invadenti.

Assaggi effettuati il 13 ottobre 2009 da Luca Bonci, Leonardo Mazzanti, Vincenzo Ramponi, Lamberto Tosi

Luca Bonci

7 COMMENTS

  1. Pochi sanno che il Montefalco Rosso ha una composizione molto diversa dal Montefalco Sagrantino, a differenza di altri “Rosso” (di Montalcino, di Montepulciano, di Valtellina ecc.) che in quanto ad uve hanno la stessa composizione del “fratello maggiore” (rispettivamente Brunello, Nobile, Valtellina Superiore).
    Confrontando i disciplinari di produzione, risulta che il Sagrantino è ottenuto per il 100% dal vitigno omonimo, mentre il Rosso contiene al massimo il 15% di Sagrantino (il resto è soprattutto Sangiovese, 60-70%). Data l’estrema tannicità dell’uva Sagrantino, credo che questa saggia miscela contribuisca in modo decisivo a spiegare i risultati nel complesso più convincenti del vostro assaggio di Rosso.

  2. gp ha perfettamente ragione e mi rendo conto ora che quella chiosa potrebbe portare a equivocare. In effetti il disciplinare del Montefalco Rosso prevede un 10-15% di uva sagrantino e una prevalenza di sangiovese. Però, se fosse solo questa la ragione per cui i Rosso ci sono piaciuti di più (e in questo piaciuti inseriamo anche la soddisfazione legata al sentirvi dentro un territorio, una tipicità), sarebbe come dire che il sangiovese è meglio del sagrantino e che la colpa delle delusioni nei Montefalco Sagrantino è proprio del vitigno. Una condanna senza appello!

    Invece il senso della frase era riferito allo stile, perché guarda gp, di vini a base sangiovese rovinati dalle forzature di cantina quante se ne sono sentiti? E quanti se ne sentono ancora?!

    Per concludere, abbiamo trovato nei Montefalco Rosso una mano più leggera, forse proprio perché nei vini meno ambiziosi gli eccessi di cui parliamo erano stati minori e quindi, probabilmente, è stato più facile tornare indietro. La speranza, e più che una speranza è già una tendenza anche se non da tutti seguita, è quella che anche il vino maggiore, quello che, come bene hai fatto a rimarcare, veramente è Sagrantino, possa presto ritrovare, insieme alle sue doti intrinseche di potenza e concentrazione, anche un maggior equilibrio.

  3. Sicuramente, all’equilibrio generale dei Montefalco Sagrantino potrà giovare una uscita in commercio differita rispetto a quella prevista dall’attuale disciplinare. E credo proprio che in tal senso siano indirizzate le modifiche previste da qui a poco ( se nn erro).

  4. Non sbagli Fernando, nel corso dell’Enologica di settembre (di cui racconteremo presto altri capitoli degustativi) la neo presidente del consorzio di tutela ha confermato le modifiche al disciplinare che, già da questa vendemmia, dovrebbero vedere i tempi di affinamento allungati di qualche mese. Certamente questo tipo di intervento agevola anche la bevibilità di un prodotto “scontroso” per antonomasia.
    Va anche detto che gli assaggi sono stati dedicati prevalentemente alle ultime annate, mentre il Sagrantino è assolutamente un grande vino da invecchiamento; certamente i campioni che oggi risultano chiusi e ancora poco espressivi, racchiudono in essi il potenziale per evolvere liberando nel tempo gustative più decifrabili.
    Una lettura di questa evoluzione espressiva potrà fornirla spero la verticale di Sagrantino 25 anni di Arnaldo Caprai (di prossima pubblicazione su AB, n.d.r.)

  5. SECONDO ME SI STA PROVANDO A FARE DEI SAGRANTINI PIU´”MODERNOTTI” PIU´”PARKERIANI”, SI SA, IL MERCATO AMERICANO VUOLE VINI POTENTI, DI PRONTA BEVA, CONCENTRATI, E PURTROPPO ANCHE IL MERCATO TEDESCO SI STA ADATTANDO A QUESTI LIVELLI….BISOGNEREBBE ESSERE PIU´”FREDDI” QUANDO SI VALUTANO I VINI, SI RISCHIA DI NON CAPIRE IN CHE DIREZIONE SI STA ANDANDO….

  6. SONO STATI ASSAGGIATI MOLTI VINI, MA ALTRI ANCORA NON SONO AFFATTO PERVENUTI, ALCUNI ANCHE FAMOSI VEDI CAPRAI, ANTANO, ECC. COME AVETE FATTO LA CERNITA DEI PRODOTTI? POSSO INVIARVI DEI CAMPIONI DI ASSAGGIO DI ALTRE CANTINE PER AVERE UN ORIZZONTE PIU’ COMPLETO DEL TERRITORIO DI MONTEFALCO? SONO D’ACCORDO CON ALCUNI DI VOI CHE INDICANO UNA PERMANENZA ULTERIORE IN CANTINA PER CERCARE DI AMMORBIDIRE IL PRODOTTO, MA IL SAGRANTINO COMUNQUE RIMARRA’ UN VINO SCORBUTICO A CHI NON CONOSCE IL GUSTO DEL SAGRANTINO: IL SAGRANTINO DEVE ESSERE CAPITO, SPIEGATO, INTERPRETATO E SOPRATUTTO GUSTATO INSIEME A DEI GRANDI PIATTI DI CUCINA, SOLO COSI’ PUO’ ESSERE DEGNAMENTE APPREZZATO.

  7. Sgombriamo il campo da alcuni malintesi. I campioni sono stati raccolti dal consorzio. La degustazione era alla cieca: si sapeva però la tipologia e l’annata. Durante la degustazione a mio modesto parere le problematicità rilevate in alcuni campioni non erano legate al vitigno in se stesso, ma sopratutto a difetti di affinamento e / o conservazione. Quindi difetti tecnici e non strutturali del vitigno. Personalmente ho degustato sagrantini dagli anni 90 in poi, da quando ancora al grande pubblico il vitigno era sconosciuto e il prodotto era più diffuso nella tipologia passito che in quella secco. Il fatto che alcuni vitigni abbiano o no degli estimatori è pacifico ma che un vino non possa essere degustato e valutato da solo mi pare fuori luogo. O come disse una volta Luigi Odello in una conferenza “se facciamo dei vini che sono buoni solo con la bistecca alla fiorentina dobbiamo poi vendergli il vino e la fiorentina assieme”.

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