Ecco che la preziosa recente verticale “del venticinquennale” organizzata dalla provincia di Pisa in compagnia proprio di Ginevra, ci ha fatto scoprire tante cose simpatiche. Per esempio ci ha raccontato della forza del terroir, dal momento in cui proprio i vini degli esordi, i vini della “innocenza”, si sono rivelati di una interiorità straordinaria, cavalcando dignitosamente le insidie del tempo e proponendosi gagliardi sulle rotte di una felice evoluzione prodiga di dettagli e di sfumature. I vini degli anni ’90 hanno il conforto di una enologia senza dubbio curata, a discapito forse della profilatura (in quei vini più volume e pienezza) e della integrazione tannica (a volte non ineccepibile), per cambiare registro a partire dal 2004, dove la fragranza, la naturalezza e la nonchalance di Veneroso lasciano davvero il segno, traducendosi in bicchieri gustosi e frementi, garbati e contrastati, di sincera espressività, dal frutto più integro e ” senza costrizioni”. Il tutto senza dimenticarsi affatto delle fondamenta eleganti tipiche dell’etichetta. Non so, sarà la suggestione di una terra che sta tornando a respirare, ma da qui in poi vedo un futuro tutto nuovo. Insomma, auguri e gloria al Veneroso che verrà!
Veneroso 1985
Struggente affresco aromatico in odor di Toscana: sottobosco, bacca selvatica, goudron, chicco di caffè, foglie secche; gran bilanciamento delle parti per un vino flemmatico e compiuto. Ci stanno sapidità e tensione. E una indefessa mineralità che cerca e trova l’affondo. Il sorso si fa appagante.
Veneroso 1988
Garbo, brillantezza, VITA per un vino indimenticabile e di razza. Profuma di fiori appassiti, funghi e agrumi. Carezzevole e felpato, al palato è come un “soffio”, guizzante e balsamico, che scuote e conforta. Non lo dimentichi.
Veneroso 1995
Dietro quel color melanzana cupo un profilo aromatico “scuro” e viscerale, compatto se non compresso, in cui i toni della liquirizia, delle erbe amare e del cioccolato reclamano la scena. Tenace, tonico e corposo, mostra più volume e rotondità che non snellezza e dinamismo. Ma si fa rispettare.
Veneroso 1996
Un naso poco espansivo, soffuso di pietra e terra, fa da pendant a una bocca reticente, dai tannini irsuti e poco accomodanti. Un’acidità un poco scomposta non gioca a favor di armonia. Da una annata che in Toscana non è stata un granché, il Veneroso più “debole” della giornata.
Veneroso 1999
Alcolico e potente, generoso ed “abbracciante”, non va certo per il sottile. Qualche verzura poco trattenuta, con gli umori di cuoio e sottosella, ne rendono il tratto viscerale sì, ma altrettanto selvatico e irruento. La materia c’è, la grinta pure. Mi mancano semmai, oggi che lo bevo, il dettaglio e la profilatura.
Veneroso 2000
Quel naso “si ferma” al punto esatto in cui la vegetalità del tratto aromatico sfuma nella balsamicità. E resta lì, come sospeso, senza troppa voglia di cambiar registri e intonazioni. Al palato non gli fan difetto grinta e solidità, ma i tannini leggermente “denudati” e l’esubero alcolico ne turbano gli equilibri.
Veneroso 2001
Reticente ai profumi, sottende senza dichiararsi apertamente, eppure senti che ha cose da dire. Così ti fermi ad ascoltare. Compattezza, energia (ancora parzialmente implosa), frutto piccante e maturo, solidità; ancora da sdilinquirsi nell’eloquio ma di fiera dignità e compattezza. Ha futuro.
Veneroso 2003
Profumi “larghi” e accondiscendenti: cocco, balsami e frutto (più) maturo. Abbraccio generoso, caldo e pacioso. E’ figlio legittimo dell’annata, che rispetta appieno senza infingimenti. Per questo è vino da rispettare.
Veneroso 2004
Bella speziatura, lato fumé intrigante, tonicità del frutto e bilanciamento. Ottima naturalezza, fragranza, croccantezza. Proprio gustoso da masticare, ché porta in sé e con sé ricordi d’uva.
Veneroso 2005
Nota vegetale ben integrata, che vira sul balsamico e dà respiro ai profumi. Vivacità tannica, piacevolezza innata e sottilmente amaricante, freschezza da vendere: insomma, si beve proprio bene.
Foto: facciata della villa a Ghizzano; Ginevra (estratta dal sito www.costadeivini.com)
Complimenti … anche questa volta il carciofino lo vinci di sicuro!