LUCCA – Arrivata all’undicesima edizione, la due giorni enogastronomica ospitata nello storico palazzo del Real Collegio di Lucca sabato 5 e domenica 6 Maggio, ha sancito definitivamente il passaggio di Anteprima Vini della Costa Toscana allo status di evento dalla larga partecipazione, non più riservata esclusivamente a stampa e operatori come avveniva fino a tempi recenti.
L’evoluzione ha riguardato praticamente ogni settore. Uno sforzo notevole è stato compiuto nell’ambito gastronomico dove, oltre gli appetitosi banchi di produttori artigianali locali, otto appuntamenti di show cooking, coordinati da Anna Morelli di Cook_inc. e Lido Vannucchi, hanno visto protagonisti chef stellati della zona e non.
Così si è potuto godere del talento di Damiano Donati (e dell’aiuto Masaky Kuroda), chef del ristorante Serendepico di Gragnano (LU), nello show cooking “cucinare con l’orto biodinamico”, avendo a disposizione le verdure di Federico Martinelli di Nicobio di Gello di Sopra (LU), azienda agricola da anni convertitasi al biodinamico – praticamente dal passaggio della conduzione aziendale dal nonno al nipote-, in grado di offrire tutti i profumi, i colori e i sapori della “vera” verdura di stagione.
Ecco così servita una barbabietola rossa ripiena di latte di capra e caprino con senape essiccata d’ancienne a ricordare la sua terra, seguita da una cipolla di tropea ripiena di baccalà mantecato, nigelle (una spezia egiziana) e ristretto di aceto di mele. Mi hanno colpito i sapori singolarmente riconoscibili, ben definiti ma al contempo armonicamente amalgamati. La semplicità (apparente) nel piatto, la ricchezza al palato: grande Damiano!
Novità interessante di questa edizione, l’enoteca presso la quale poter acquistare i vini delle aziende in degustazione, cosa solitamente gradita dai partecipanti che possono portarsi così un “ricordino” a casa. Rafforzato invece l’ormai classico connubio con l’arte, grazie all’esposizione delle opere di Emy Petrini, Cassandra Wainhouse, Bernard Guillot e le fotografie di Lido Vannucchi.
Quest’ultimo merita un mio personale plauso per la competenza e l’entusiasmo con cui sta portando avanti una serie di impegni pregevoli nella zona di Lucca: genius loci di Vino e Convivio di Guamo (alle porte di Lucca), consulente enogastronomico di importanti ristoranti della zona, fotografo enogastronomico e collaboratore di eventi. E chissà cos’altro starà architettando: complimenti!
Tornando all’evento, le sale riservate ai vini, ben supportate dai sommelier Ais, pronte ad offrire interessanti degustazioni in anteprima e appassionanti approfondimenti con i produttori, hanno confermato e garantito la buona riuscita dell’evento. Anche quest’anno, oltre alle molte conferme e alle rare delusioni, non sono mancate alcune piacevoli sorprese, frutto del lavoro di qualità delle aziende e delle peculiarità dei territori delle provincie costiere coinvolte.
Piuttosto singolare, poiché una vera anteprima, il banco d’assaggio dei vini bulgari: giustamente indicato nel catalogo come il “Rinascimento Bulgaro”, sette produttori della neo-costituita “Bulgarian Independent Winegrowers” hanno presentato i loro prodotti ufficialmente per la prima volta all’estero. Dal regime sovietico con prodotti standardizzati di bassa qualità, al libero mercato che gli ha permesso di esprimersi a ben altri livelli.
L’impressione è stata abbastanza positiva, in generale i vini si sono dimostrati piuttosto facili, legati da un filo dolciastro di sottofondo e, quando usato, dal legno marcato. Sicuramente vini d’impatto, specialmente per chi non ama analizzare troppo il bicchiere, ma dalla eleganza, struttura e persistenza relativi. Da segnalare comunque:
Orbelus: il Melnik 2010 e il Prima 2010, entrambi dal vitigno autoctono melnik unito ad uve internazionali. Vinificato senza legno il primo, risulta molto piacevole per l’apporto fruttato e la buona persistenza. Con otto mesi di affinamento in barrique il secondo, comunque non troppo evidente, più serioso e con gradevoli note d’inchiostro.
Ivo Verbanov: il giovane produttore mi ha colpito principalmente per il Rosé Tuileries 2009, da uve marselane e merlot (15 %), equilibrato nonostante i 14,4 gradi alcolici e il passaggio in legno, un’alternanza di sentori di frutta, yogurt e burro con finale leggermente ossidato. Particolare.
Chateau Kolarovo: dal Merlot 2010, corto ma varietale e piacevole, allo Special Kolarovo Selection 2009, blend dei soliti internazionali in aggiunta all’autoctono mavrud, dallo stile amabilmente (e finalmente) più austero.
Villa Yustina: sia il Sauvignon Blanc 2011 che il rosé Premiera 2011 da uve cabernet sauvignon, risultano profumati e gradevoli ma entrambi mancano di acidità e mineralità. Più complesso e articolato, dai buoni tannini e intensità, il Monogram 2008, vino rosso da uve mavrud e rubin.
Borovitza: l’unica bollicina presente è un metodo classico da uve sauvignon blanc: la Cuvée Ognyan Tzvetanov Dosage Zero fa bella mostra del fine perlage, gradevole anche nei profumi risulta però carente al palato per complessità e sapidità. Comunque piacevole se non si hanno grosse pretese. Nel contesto generale risulta particolare il Gamza 2009, rosso da vitigno autoctono omonimo che mi ricorda, nella sua delicatezza e nella sua elegante rusticità, alcuni nostri rossi di montagna.
Rossidi: i vini presentati risultano mediamente corretti: nei bianchi ho apprezzato il minerale dello Chardonnay 2011, nei rossi il varietale del Merlot 2009.
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