Si svolgerà dal 26 al 29 luglio la seconda edizione della manifestazione “Rieti Cuore Piccante”, la kermesse internazionale dedicata ad uno dei prodotti simbolo della nostra cultura gastronomica. Lo scorso anno il successo di pubblico e mediatico andò oltre ogni più rosea previsione (si contarono centomila presenze, con articoli e servizi sui principali media di settore); è quindi con ancora più entusiasmo che l’Associazione Peperoncino di Rieti (collegata all’omonima Accademia Nazionale), con il contributo di svariate istituzioni ed associazioni locali, proverà ad accompagnare curiosi ed appassionati in questo piccante itinerario.
La bella cittadina laziale sarà addobbata con le forme e i colori di oltre 700 specie di peperoncini provenienti da tutto il pianeta, con una partecipazione significativa di Messico e Ghana, che della spezia rossa sono ambasciatori nel mondo. Negli stand sarà possibile degustare e acquistare peperoncini e prodotti tipici, intervallando le tappe del palato con mostre fotografiche, convegni, incontri a tema, concorsi gastronomici, spettacoli con artisti nazionali e internazionali (per informazioni e per il programma completo visitare il sito www.rieticuorepiccante.it oppure chiamare il numero 0746-202410).
Il peperoncino ha sempre avuto un ruolo da protagonista nella nostra cultura e nella nostra tavola. Qui da noi siamo soliti consumarlo in forme tritate o essiccate: anche così la preziosa spezia riesce a mettere di buonumore e a donare il suo inconfondibile tocco a piatti e ricette. Il consumo più appropriato sarebbe però quello fresco, per preservare al meglio sia l’aspetto organolettico (profumo, sapore e aroma) che quello salutistico (ad esempio con la vitamica C e la E di cui è particolarmente ricco). Come noto, in Italia il peperoncino ha la sua culla nelle regioni del sud, anche se viene consumato “democraticamente” un po’ ovunque: pochi sanno però che ben l’80% del Capsicum (questo il nome scientifico) viene importato dall’estero, in particolare da Pakistan, India e Messico. Come accade per altre materie prime alimentari (penso all’olio o al grano tanto per citare i due casi più “scottanti”) si tratta spesso di prodotti di qualità inferiore, talvolta “arricchiti” con il sudan, un colorante nocivo alla salute. Un vero paradosso, se si considera che il nostro paese avrebbe tutte le caratteristiche territoriali e microclimatiche per puntare all’eccellenza e diventare uno dei principali produttori mondiali di peperoncino di qualità!
Parlando di aspetti organolettici il sapore del peperoncino può essere dolce, piccante o piccantissimo; tutto dipende dalla concentrazione di “capsaicina”, una sostanza che stimolando opportunamente alcuni recettori della lingua determina la sensazione di “bruciore”. In genere i peperoncini più piccoli sono i più piccanti, lasciando pensare che la sostanza attiva presente nelle bacche sia indirettamente proporzionale alla grandezza del frutto.
Si capisce come questo metodo abbia un grande limite, che è quello di dipendere dalla soggettività umana: e allora proprio a Rieti, in anteprima mondiale, verranno presentati i risultati di una ricerca effettuata dall’Università di Perugia, su incarico dell’Associazione Peperoncino, volta a stabilire un nuovo metodo scientifico di misura della capsaicina. Se i risultati si dimostreranno validi sarà possibile non solo classificare tutte le varietà di peperoncino in base ad un livello oggettivo di piccantezza, ma mettere a disposizione di chef e consumatori nuovi parametri per costruire abbinamenti gastronomici e ricette adatte ad ogni gusto e occasione. Non resta che fare un salto a Rieti per sapere come andrà a finire!
(P.S. – si ringrazia l’Associazione Nazionale del Peperoncino e l’agenzia di stampa MG Logos per il materiale informativo)