In questi terreni a pochi metri dal mare, quasi completamente sabbiosi, è stato possibile continuare a coltivare le vigne a piede franco, anche dopo l’arrivo della fillossera: l’insetto che ha falcidiato le vigne di tutta Europa tra fine Ottocento e inizio del Novecento infatti non riesce a propagarsi nella sabbia. Per questo motivo rarissime zone viticole (in Sardegna, oltre Badesi, c’è Sant’Antioco, a sud, mentre in Sicilia e in Campania ci sono i suoli vulcanici dell’Etna e del Taburno, in Emilia Romagna rare vigne sabbiose della costa e pochissimo altro) possono ancora oggi produrre con i ceppi di vitis vinifera non innestata su ceppi di vite americana, e danno origine a vini di grandissima personalità.
La cantina Li Duni nasce a metà strada tra l’abitato di Badesi e la fascia litoranea, in suoli sciolti e sabbiosi: in particolare l’edificio di vinificazione e le vigne nascono sul sito di una ex cava di sabbia, che aveva sbancato e abbassato di 20 metri il livello del terreno; la quota sul livello del mare perciò è bassissima, e l’aridità del suolo costringe le radici a cercare in basso l’umidità necessaria, dando vita a vini particolarmente sapidi.
L’azienda, nata nel 2003, riunisce le vigne di vari soci, coordinati dall’enologo Dino Addis, e ha un’estensione complessiva di 50 ettari, con una media di 600-700 ettolitri prodotti all’anno.
Siamo nella vigna utilizzata per i vini di punta aziendali, piantata a piede franco.
Il piede franco, tra l’altro, limita molto la vegetazione della vite e la sua produttività, cosicché le rese qui sono bassissime per natura, e non superano i 50 quintali per ettaro.
Il vermentino è l’unico vitigno per i bianchi aziendali, mentre i rossi nascono da un blend di quattro uve: cannonau, bovale, monica, e un raro vitigno locale chiamato caricagiola.
I VINI
Vermentino di Gallura DOCG Superiore Renabianca 2012 (14,5%)
Da viti di vermentino in prevalenza a piede franco. Giallo paglierino con sfumature verdognole, al naso rimanda sensazioni agrumate (mandarino), floreali (fiori bianchi), note marine e minerali, eteree, con note di lieviti. In bocca si rivela potente e consistente, sapido e marino, un vino tosto, che del vermentino esalta la nota minerale su quella fruttata e floreale. Chiude con il classico finale amarognolo tipico del vitigno.
Il consiglio è quello di non guardare il grado alcolico e la dicitura di legge “amabile”, assai fuorviante. Purtroppo non può rientrare nella DOCG Vermentino di Gallura proprio per la sua esuberanza alcolica e il residuo zuccherino, ma si tratta di un gran bianco da tutto pasto, da formaggi ricercati e grandi crostacei, va soltanto abbinato bene, e può regalare sonsazioni forti.
Da vigne a piede franco a bassissima resa, vendemmiate in periodo che va dal 10 al 30 ottobre a seconda delle annate, si presenta paglierino brillante, con un naso delicato, floreale, caldo ma non all’eccesso, e un fruttato che ricorda la pesca matura. Calore e finezza minerale, frutta e grande lunghezza nel bicchiere.
«Certo, è un peccato dover rinunciare alla DOCG, ma la natura ce lo dà così, e noi lo facciamo così!», esclama Serafino Addis riguardo a questo vino davvero potente, ma capace di grande equilibrio. E ha dovuto lottare parecchio con le commissioni di assaggio; gli 8-10 grammi per litro di residuo zuccherino sono del tutto naturali, ma non rientrano nei parametri; la prossima annata ad esempio non dovrà essere definita “amabile” ma “abboccato”; terminologie assai datate, che rimandano a un mondo enologico di tempi andati, e che non rendono giustizia a un vino storico e territoriale, con le radici affondate nel passato e la pulizia esecutiva data dalle tecniche attuali.
Rosato Minnammentu (annata 2012) (14%)
Il nome significa “mi ricordo”, è un vino rosato da uve 100% cannonau. Color rosa chiaretto vivo, ha profumi vinosi, di frutti rossi, amarena. In bocca è asciutto, non cerca rotondità da resuduo zuccherino, che qui è praticamente assente. Leggermente monocorde nell’espressività, forse frenata dall’esuberanza alcolica.
Nalboni IGT Isola dei Nuraghi Rosso 2010 (13,5%)
Sui rossi la filosofia aziendale è quella del blend: in controtendenza rispetto alla pratica isolana, non troveremo perciò un monovarietale a bacca rossa, ma solo vini nati dall’unione di più vitigni. Nella fattispecie: cannonau, monica, bovale e caricagiola, allevati su terreni in prevalenza sabbiosi.
Questo 2010, affinato in acciaio, ha colore rubino antico e unghia compatta. Il naso è complesso e affascinante, con note di macchia mediterranea, frutti rossi tra cui il mirtillo e la mora. La beva è piacevolissima, con un incedere asciutto e senza sbavature, caldo e appagante. Un gran bel vino, in enoteca a circa 10-12 euro.
Il vino di punta aziendale è anch’esso un blend di cannonau, monica, bovale e caricagiola, coltivati in vigne sabbiose con allevamento ad alberello sostenuto con potatura a guyot. Oltre al maggior periodo di invecchiamento e alla raccolta leggermente posticipata rispetto al Nalboni, nel caso del Tajanu c’è un passaggio in tonneaux di rovere da 500 litri. Il colore nel bicchiere è rubino classico e consistente. Il naso è ancora molto segnato dall’impronta dolce del rovere, ma lascia intravedere una netta nota balsamica, oltre a cipria e frutti rossi (amarena). In bocca è corposo, caldo, avvolgente, denso, rinvigorito da una nota sapida ben evidente e una mineralità bilanciata dal fruttato. Sa di uva matura, di calore mediterraneo, e la sua persistenza in bocca è davvero notevole. Il corpo così ampio è solo un vestito, al di sotto se ne intuisce la spina sapida e minerale. Solo un po’ da attendere per far assestare l’apporto del rovere.
Tajanu IGT Isola dei Nuraghi Rosso 2007 (15%)
Rubino cupo con unghia che va verso il mattonato. Rispetto al 2008, il 2007 ha un naso più “maschile” e selvatico, con note di cuoio, ematiche, balsamiche e di ginepro, con un impatto del rovere molto più misurato e integrato. In bocca è cremoso, intenso, ben bilanciato tra la verticalità del minerale e la potenza generosa di calore e del frutto. Bellissimo vino.
Serafino Addis ci fa assaggiare anche questo futuro Tajanu, prelevato dal contenitore di acciaio prima del passaggio in tonneaux. Il colore è rubino denso e brillante, sfoggia un naso di macchia mediterranea con ricordi di ginepro e roccia, accenni selvatici e note fruttate di amarene. L’alcol è ancora un po’ slegato, sicuramente si armonizzerà col tempo. In bocca è sapido e piacevole.
Visita in azienda effettuata l’8 agosto 2013.
Cantina Li Duni
Località Li Parisi – 07030 Badesi (OT)
Tel: +39 079 914 4480
info@cantinaliduni.com
http://www.cantinaliduni.com
Mi fanno gola questi vini Paolo, spero tu ne abbia fatta una dovuta scorta… passerò a trovarti!!!
Perfetto! Ti aspetta la serata “bianchi sardi ad alta gradazione”: Li Duni Nozzinnà (17%), Sedilesu Perda Pintà (17%), e Nuraghe Crabioni Sussinku (circa 15%). Mi raccomando vieni coi mezzi!
Niente mezzi, vengo col pigiama!!!