Il primo esempio di questa filosofia, a dire il vero anch’essa diffusa, è lo spumante rosé. Un vino semplice a metodo Charmat spumantizzato in Veneto, la cui particolarità sta nelle uve provenienti dal diradamento di alcuni filari di Sangiovese destinati al Meridius Igt base aziendale. Un diradamento tardivo di fine luglio-inizio agosto, quando l’uva è già matura. In questa storia entra in gioco una componente di casualità perché questo spumante rosato è frutto di una sorta di tentativo sperimentale che il primo anno ha prodotto solo uno sciroppo di uva. E inoltre porta con sé il valore dell’ecosostenibilità perché evita l’eliminazione dei grappoli derivati dalle operazioni di diradamento.
Le Torri Chianti Colli Fiorentini Docg 2012
85% Sangiovese, 10% Cabernet Sauvignon, 5% Merlot, Colorino, Canaiolo. Appena imbottigliato dopo tre mesi passati in barrique è apparso fresco e brillante, più deciso in bocca che nei profumi, ma è forse ancora presto per apprezzarlo al meglio. Un vino base destinato all’uso quotidiano, senza troppe ambizioni. Il valore aggiunto è un territorio che trova nella città di Firenze la ricchezza della storia. Un vino che vuole mostrare con orgoglio di appartenere ad un’area del Chianti che non ha niente da invidiare alle sottozone più blasonate.
Qui l’idea di vino si fa più seria. La Riserva esprime senza paura la volontà di mettersi in gioco anche nel confronto con grandi vini di Montalcino. La denominazione di territorio è il prodotto in cui l’azienda crede maggiormente, soprattutto la Riserva. Questo è in assoluto il vino in cui sono riposte le aspettative maggiori. L’invecchiamento è di almeno sei mesi in barrique di rovere francese e l’affinamento in bottiglia è minimo di tre mesi. Anche in questo caso la precocità dell’assaggio pregiudica leggermente la degustazione, ma lentamente gli aromi iniziano a sprigionarsi e dopo un’ora il bicchiere lascia intravedere prospettive interessanti.
Magliano Igt Toscana 2009
60% sangiovese, 20% cabernet sauvignon, 20% merlot. È uno dei due Supertuscan. Il Sangiovese trascorre un anno in barrique e tonneaux e il blend riposa almeno nove mesi in bottiglia. Un vino a “definizione intellettuale” secondo Cipresso perché abbraccia il consenso di un pubblico più ampio grazie alla sua immediatezza. Nel Magliano ritroviamo il concetto di terroir alla francese, quello che rende il vino unico e speciale come nel caso dei vitigni bordolesi. Un Supertuscan “piacione”, volutamente amabile, nessuna complessità.
Villa San Lorenzo Igt Toscana 2009
Sangiovese 100%. Bel corpo, profumi intensi, elegante e persistente. Il sangiovese viene fuori splendidamente, ma senza risultare aggressivo. Nella mia classifica personale sicuramente al vertice della piramide produttiva. Ultima etichetta assaggiata che mette tutti d’accordo per la sua spiccata identità.
Nota di packaging: entrambi i Supertuscan non sono imbottigliati con la capsula, ma chiusi con il solo tappo in sughero con sigillo a coprire. La bottiglia assume così una linea essenziale, ma raffinata.
Le anime de Le Torri sono il direttore Riccardo Gabrielli e il cantiniere Alessandro Maffii. Alessandro trasmette un grande entusiasmo mentre racconta le procedure di vinificazione e il lavoro in vigna senza mai smettere di sorridere. Si lascia schernire da Roberto Cipresso con il quale collabora da circa dieci anni e ci fa da Cicerone nei locali della cantina e in barriccaia. Poi chiede con interesse cosa penso dei vini assaggiati insieme e lascia la parola al direttore Gabrielli quando rivolgo qualche domanda sull’extravergine prodotto nell’oliveto aziendale che conta circa 5000 piante. Un olio tipicamente toscano, non invadente e molto fruttato nato da olive raccolte a mano, solo ed esclusivamente sulla pianta e mai a terra. La raccolta avviene in cassette forellate per favorire la circolazione dell’aria e quando il frutto non è troppo maturo per limitarne l’acidità. Dopodiché la regola è che la sera stessa del raccolto le olive vengano subito conferite al frantoio e trasformate in extravergine entro il mattino successivo per evitare l’insorgenza di eventuali difetti.
Faccio il tentativo di raccogliere anche il contributo della giovane Beatrice Mozzi, figlia del socio di maggioranza e con l’occasione padrona di casa, ma preferisce delegare il racconto a chi l’azienda la vive direttamente tutti i giorni e risponde alle mie domande lanciando occhiate di soccorso al direttore. Allora osservo compiaciuta come i lavori di restauro e gli arredi abbiano conservato la fiorentinità tipica locale e mi concede finalmente una battuta appassionata. “Beh…mi chiamo Beatrice, un contatto deve esserci per forza”.
Azienda Agricola Le Torri
Via San Lorenzo a Vigliano, 31
Barberino Val d’Elsa, Firenze
www.letorri.net
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