Le Bertille fa parte di quel novero di produttori che ricercano nella tradizione l’identità di un territorio e trasmettono questa filosofia nei vini che lo rappresentano, come il Vino Nobile o il Rosso di Montepulciano. Nonostante ciò, cercando di appagare tutti i gusti, realizzano un vino dal taglio internazionale, come L’Attesa, che non ha la pretesa di “fare” il supertuscan, ma si fa bere con grande soddisfazione. C’è poi il Chianti che, nella versione docg Colli Senesi, la grande sottozona che abbraccia diversi comuni del senese, offre un buon profilo con un pizzico di Merlot. Come detto ho avuto la fortuna di assaggiare questi vini ed ho così scoperto un potenziale notevole e un’espressività davvero marcata, in vini dal rapporto qualità/prezzo invidiabile; non mi dilungherò nel dettagliare le schede tecniche di produzione, per le quali rimando al sito aziendale, ma certamente val la pena raccontare un incontro sensoriale molto positivo.
Composizione fatta al 75 % di prugnolo gentile, poi canaiolo (10%), merlot (10%) e colorino (5%); vinifica, macera e fermenta in tini di rovere di Slavonia, e nello stesso legno (botti da 20 hl) matura per ben 10 mesi. Il vino è brillante, rubino scuro dai riflessi violacei, con profumi freschi di bacche di sottobosco e un tocco floreale di viola. In bocca è prettamente fruttato, prevale la prugna e poi la ciliegia, agile e moderatamente complesso; la struttura, nonostante il legno, non è possente e la persistenza non è lunghissima, ma la beva è equilibrata e docilmente tannica, lasciando una traccia sapida interessante che, con un pizzico di pepe e sentore di chiodi di garofano, appaga.
Bel vino, realizzato con 80% di prugnolo gentile e 10% di ciliegiolo e colorino, che macerano e fermentano in acciaio, dove il mosto svolge anche la malolattica, poi affina in piccole botti di rovere di Slavonia (da 550 litri) per circa otto mesi. Il colore è ancora intenso e vivido, con una spiccata nuance floreale di violette che solo dopo si apre al fruttato, un naso pulito e avvolgente. Al palato sviluppa una progressione altrettanto avvincente, ma la frutta rossa diventa protagonista: la ciliegia matura, la susina e il ribes. Il Sangiovese fa il suo e i tannini si amalgamano alle fragranze, il nerbo acido sostiene i sapori e la deglutizione restituisce una profondità che non ti aspetti, fatta di humus e pepe bianco.
Il sangiovese sale ancora (85%), colorino, ciliegiolo, canaiolo compongono il restante 15%; vinifica in tini troncoconici sempre e rigorosamente di rovere di Slavonia, svolge una breve macerazione prefermentativa a freddo e poi una fermentazione alcolica con lunga macerazione sulle vinacce. Svolta anche la malolattica, il vino viene trasferito in piccoli carati (550 litri) dello stesso legno (ma con pochi passaggi) per un anno, quindi affina ulteriormente per un altro anno in botti più grandi (40 hl). Dunque una lunga e attenta lavorazione, che realizza un prodotto scuro e impenetrabile, dagli aromi compositi che abbracciano il sottobosco e il bouquet floreale, lasciando decifrabile una traccia fruttata di mirtilli e more. La bocca viene investita da un sorso denso e incisivo, in cui i tannini mordono e il frutto è pastoso, in confettura, su un sottile tappeto di goudron; il respiro post-beva riverbera un variegato e lungo intrigo di fragranze, che si allungano al palato lasciando aromi di pepe rosa, cannella e liquirizia.
Nobile di Montepulciano Docg 2007
Stessa composizione e stessa lavorazione, per un vino rosso rubino, intenso, cupo e con riflessi vagamente granati. L’approccio olfattivo è complesso, tra sentori floreali di viola e rosa appassita che avvolgono fragranze fruttate di amarena, con note funginee e speziate di cuoio e concia. L’ingresso in bocca è elegante, felpato e vibrante, strutturato e profondo, con richiami maturi di prugna e lamponi, accompagnati da una trama tannica morbida e cremosa. La deglutizione restituisce un velo speziato di tabacco e noce moscata, con una scia iodata e una lunga e terrosa persistenza retronasale che resta a lungo sul timbro balsamico.
Questa Igt recupera l’apporto del merlot (20%) a integrare la base di sangiovese (65%), completando il blend con colorino (10%) e ciliegiolo (5%). Come detto non persegue il fenomeno supertuscan, ma conserva l’identità toscana del sangiovese e delle uve autoctone, abbracciando un registro più immediato e funzionale con l’uso del merlot. Vinifica, macera e fermenta in tini di rovere di Slavonia, ma svolge la malolattica in acciaio; viene poi travasato in piccole botti (550 litri) di rovere francese, dove matura per un anno e quindi affina un ulteriore anno in bottiglia. Colore serrato, rubino carico e concentrato. Il naso rivela aromi balsamici di eucalipto che si sviluppano su un registro fruttato che ricorda il melograno e il mirto; l’apertura finale rivela un riverbero vanigliato. Al palato è morbido e avvolgente, con sentori di marasca e visciola, il tessuto tannico è setoso e lega le fragranze per una deglutizione gustosa dall’impronta di liquirizia che lascia un ricordo speziato piacevole di pepe bianco, cannella e tabacco.
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