E’ pur vero comunque che nel Roero si respira un’aria diversa rispetto alla Langa: la viticoltura presenta coltivazioni meno intensive; c’è un minor radicamento del concetto di cru (il che non significa che non ne esistano, anzi); c’è la presenza di un bianco autoctono di primaria e riconosciuta importanza come l’Arneis che lega a doppio filo lo scenario della Docg (una Docg segnata da un nome territoriale anziché da un eponimo comunale come, appunto, Barbaresco o Barolo, e che oltretutto usa lo stesso nome per due diversi vini, un rosso e un bianco, il che non contribuisce a fare chiarezza o a rilanciare una zona presso il grande pubblico). E il carattere delle persone, e dunque anche quello dei produttori, è più aperto, confidenziale, estroverso.
Di recente il Roero si è staccato dal Consorzio di Tutela (che ora è dedicato a “Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani”), a rimarcare non tanto una volontà separatista (fenomeno che di certo non manca a queste latitudini) quanto la decisione, propria e definitiva, di voler “correre da soli”, smarcandosi ancor più da comparazioni generaliste e fuorvianti.
Il Roero è diverso, il Roero è vivo. E non è un Nebbiolo di serie B, o di serie A2. C’è una squadra compatta, volenterosa e dinamica (è una zona più affiatata, come tessuto connettivo fra i produttori, rispetto a quella della riva destra del Tanaro). E ci sono delle annate decisamente propizie che attualmente la stanno supportando: un 2013 “classico”, equilibrato, quasi “sublime”, e un 2012 dedicato ai Riserva (tipologia differente rispetto a quella di Barbaresco e Barolo, e che qui prevede almeno 32 mesi di invecchiamento, con un minimo di 6 in legno, rispetto ai 20 della versione “normale”) che sembra aver sofferto di meno la lunga estate calda che ha segnato quella stagione. Stiamo a guardare cosa succede. E intanto godiamoci i rossi più interessanti del territorio.
Quello che segue sono le impressioni – stenografiche e in presa diretta – dei Roero più interessanti e/o rappresentativi assaggiati, rigorosamente alla cieca, nell’ambito di Nebbiolo Prima 2016. Le assenze sono dovute a campioni dubbiosi, interlocutori, poco probanti o problematici.
Roero 2013 – Malvirà
Polpa matura e frutto ben delineato, sapore intenso, lievemente “corteccioso” in chiusura.
Roero Torretta 2013 – Marco Porello
Struttura solida, buon equilibrio complessivo, tannino tagliente e apprezzabile potenziale di sapidità. Uno degli evergreen della denominazione: mai un acuto, mai una caduta di tono.
Roero La Val dei Preti 2013 – Matteo Correggia
Piccoli frutti rossi in un quadro lineare e misurato. Palato che si muove sicuro, tonico nello sviluppo, saporito nella progressione.
Roero 2013 – Cornarea
Avaro nei profumi, sprigiona al palato un’energia acida che rende il profilo molto dinamico e contrastato, con sale che tende a diffondersi in chiusura.
Roero Sru 2013– Monchiero Carbone
Un po’ “corteccioso” sulle prime, possiede materia ricca e frutto in evidenza. Non difetta in definizione. Finale saporito.
Roero 2013 – Matteo Correggia
Toni spiccatamente e piacevolmente floreali, con centro bocca polposo e contrastato. L’impianto è tanto solido (una specialità della casa) quanto poco incline alla distensione (un’altra specialità della casa).
Roero 2013 Bric Volta – Malabaila di Canale
Fiori secchi e qualche “spigolo” più umorale. Metallico, rugoso, saporito, contraddittorio e chiaroscurale.
Roero Montespinato 2013 – Cascina Chicco
Toni floreali e sfumature di erbe, polpa succosa dal frutto in stile Pinot Nero, non profondo nello sviluppo ma pimpante, fresco, agile, continuo e contrastato, di buon allungo.
Roero Bric Valdiana 2013 – Giovanni Almondo
Frutto sottile, timbrica “pinoteggiante”, buona polpa, succo. Tonico, piacevole, continuo, emana freschezza garantendo tensione, allungo e sapore. Sempre al di qua della cosiddetta “linea dell’eccellenza”, è però un vino che difficilmente sbaglia un’annata.
Roero Prachiosso 2013 – Negro Angelo e Figli
Il carattere del frutto è (a tutto) tondo, un po’ grosso e anche largo, ma il sorso è piacevole, ben concepito e ben condotto, dagli echi floreali e dal buon allungo di sapore.
Roero Vigna Sant’Anna 2013 – Antica Cantina dei Conti di Roero
Radice, canfora, genziana per un profilo che vira i suoi umori sulle erbe e sul medicinale, e fa da corolla ad un frutto polposo, scolpito da un tannino vigoroso. Finale non lungo ma ben caratterizzato.
Roero Bricco Medica 2013 – Cascina Val del Prete
Colore granato pieno, olfatto tra i pochi ad evoluzione terrosa, con risvolti speziati e un’anima di geranio in coda. Ha polpa, tonicità, piacevolezza. Ha profondità e carattere. E una chiusura che vira su toni medicinali. Imprevedibile ma fascinoso.
Roero Riserva Panera Alta 2012 – Bric Castelvej – Gallino Domenico
Essenziale e rigoroso, ma non arido, anzi c’è polpa, e quasi succo a centro bocca. Di carattere, è un nebbiolo di presa e allungo, non profondo ma sottile, incisivo, soprattutto a livello tannico.
Roero Riserva Roche d’Ampsej 2012 – Matteo Correggia
Pieno, robusto, “moderno”, nel più puro stile maison. Il tratto è particolarmente speziato, ma il rovere è ben integrato. Ricchezza e solidità non mancano, così come la quadratura d’assieme.
Roero Riserva Vigna Trinità 2012 – Malvirà
Fiori secchi, lieve balsamicità, toni di radice e uno sbuffo di geranio: profilo classico e cangiante, di notevole carattere, con progressione tonica e salina al palato, ricca di allungo e spazialità.
Roero Riserva Sorano 2012 – Filippo Gallino
Colore porpora scuro, legno e cipria, cospicuo, ricco, molto ricco, “moderno” e alcolico, fortemente strutturato, ben piantato sulle gambe, semmai poco sfumato.
Roero Riserva Vigna Mombeltramo 2012 – Malvirà
Seconda Riserva per la famiglia Damonte e secondo Roero di grande personalità: ariosità di fiori e terra, profilo serio, rigoroso, pieno di sapore e ricamato da un tannino sottile e serrato. Notevole la spinta finale.
Roero Riserva Vigna Renesio 2012 – Malvirà
Terza Riserva di casa Damonte. Ancora succo, ancora struttura, ancora carattere: più umoralità che carattere, a dire il vero. C’è infatti qualche chiaroscuro espressivo, ma è forse solo più lento a dischiudersi rispetto ai fratelli maggiori (“maggiori” in termini di vendemmie). Tutto d’un pezzo, dal tratto sapido, quasi salino, è un rosso complesso che darà il meglio di sé più in là nel tempo.
Roero Riserva Mompissano 2012 – Cascina Ca’ Rossa
Un sottile lato speziato (ricordi di pepe) accompagna un quadro varietale di bella caratterizzazione. Il profilo è stilizzato, tonico, dal vivo apporto acido-sapido. Buona struttura portante, saldo assieme, finale ricco di sapore: un valore sicuro.
Roero Riserva Printi 2012 – Monchiero Carbone
Rovere speziato che s’impone, palato tanto denso e cremoso quanto attento agli equilibri. Moderno ma con stile, ammiccante ma non scontato, ha un tannino che si fa (fortunatamente) sentire.
Roero Riserva 2012 – Renato Buganza
Profilo speziato, corpo solido, centro bocca di buona materia fruttata, andamento tonico, anche saporito, con tannino che guarnisce e si diffonde.
Roero Riserva Bric Aût 2012 – Generaj – Viglione Giuseppe
Moderno, modernissimo, con tanto legno e tante spezie. Ricca anche la materia, densa, calda, quasi ingente. Finale poco diffusivo.
Roero Riserva Roche Dra Bossora 2012 – Taliano Michele
Colore granato pieno, toni d’evoluzione e palato molto succoso, con centro bocca solido, alcol integrato, efficace spinta tannica e convincente profondità. Non lunghissimo ma di ottima saldezza.
Roero Riserva S. Francesco 2012 – Negro Lorenzo
Gioca le sue carte migliori sul piano, per non dire sul tavolo, della struttura e della solidità. Ha vivo temperamento alcolico ma anche sapore, conserva tonicità e offre un allungo lento quanto efficace.
Roero Riserva Sudisfà 2012 – Negro Angelo e Figli
Frutto maturo dai risvolti tropicali al naso, sfumature di rosolio. Sia pur ricco e cremoso conserva adeguate tensione e slancio, a garanzia di un sorso godibile senza incrudimenti tannici.
Roero Riserva Valmaggiore 2012 – Cascina Chicco
Bel respiro nebbiolesco, con soffio floreale e aria d’autunno nel bicchiere. Carattere saldo, sviluppo che ha sapore e freschezza, dal vivo tratto salino e dall’allungo importante. Come già il Montespinato faceva presagire, l’orizzonte stilistico della casa sembra aver cambiato direzione verso una maggior valorizzazione della componente varietale.