“La riscoperta di vitigni autoctoni”: c’è a chi piace molto e già ad ascoltarne la storia va in brodo di giuggiole. E ci sono coloro ai quali, al solo sentirne parlare, viene l’orticaria, additando chi ne è portavoce come mercenario di una tematica ormai fin troppo abusata e retrò.
Comunque la si pensi, una cosa è certa: la valorizzazione dei vitigni antichi è la valorizzazione e la tutela della storia di un intero territorio; un lavoro che va alla riscoperta non soltanto di un’uva, ma anche di un passato profondamente legato ad essa. Seguendo questo pensiero, Castello di Meleto, la nota azienda vinicola di Gaiole in Chianti che dispone di oltre 15o ettari di vigna allevati con metodi biologici, ha dato vita ad un nuovo vino 100% malvasia nera, che verrà presentato al pubblico in occasione del prossimo Vinitaly. Ultimo nato in casa Meleto, Camboi, annata 2014, segna la rinascita di un vitigno che stava rischiando di scomparire dalle campagne toscane anche per il suo essere di difficile gestione, a causa della buccia sottile e di una connaturata delicatezza dal punto di vista fitosanitario. Castello di Meleto, come pochissimi altri nel Chianti, nonostante le difficoltà ha deciso però di voler continuare a far “vivere” quest’uva, investendo su di lei: una varietà semplice quanto piacevole e diretta nel bicchiere, genuina proprio come chi lavora queste terre.
Camboi, che significa campo di buoi, proviene da una vigna quarantenne di circa due ettari ubicata a San Pietro in Avenano, appezzamento che da sotto il paese di Vertine, dove si trova la Pieve di Spaltenna, scende fino alle porte del borgo di Gaiole: è questa una zona costituita da un terreno ricco di scheletro, particolarmente ventilata e in grado, soprattutto in estate, di preservare la freschezza del frutto e di mantenere le uve perfettamente sane.
I 14 mesi in barrique di secondo passaggio si avvertono subito al naso, con intense sensazioni di pepe nero e nocciola tostata. Dietro queste note incalzanti si affacciano timidamente fragole ben mature ed un caldo timbro floreale. Al palato torna lo speziato, ma il sorso si fa anche ricco di frutti di bosco, erba tagliata e mandorla amara. Il vino è fresco, di bella acidità, dal buon tannino che ha già imboccato la sua giusta strada, sapido ed abbastanza lungo. Per l’annata 2014 ne sono state prodotte 4800 bottiglie, che arriveranno sullo scaffale a 35 euro.
L’etichetta che ritrae un bue è della artista di origini belghe Martine Janta, che in Chianti ha trovato la sua “home sweet home”. “Conoscevamo bene Martine, le sue opere e la sua passione per i ritratti di musi di animali” – ci racconta il direttore commerciale Michele Contartese – “Sapevamo però che Martine disegnava soltanto asini e pecore, mentre a noi, per il nostro Camboi, occorreva un bue. Convincerla a cambiare soggetto non è stato facile, ma alla fine Martine si è appassionata al progetto e possiamo ben dire che l’etichetta possiede davvero tutto ciò che desideravamo per la nostra nuova avventura.”
E in effetti, osservandola attentamente, sembra proprio esprimere quel vigore, quella fierezza e quella sana schiettezza tipiche dell’antico mondo agricolo chiantigiano. In fondo, ciò che ne ha decretato il successo.
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