Poi, progressivamente, ecco emergere una luce nuova: quei vini cominciano a sdilinquirsi in un eloquio più sfumato, meno debitore delle sovrastrutture, svelando trame più “trasparenti” e dettagliate nelle quali la zavorra estrattiva è andata affievolendosi per risolversi in una espressività modulata ed elegante, dove il rigoglio fruttato e la generosità alcolica – figli legittimi di quelle latitudini e di quelle giaciture – si sono arricchiti di nuance sapido-minerali e dove la dinamica gustativa ha acquisito garbo ed articolazione. Su su fino ai recenti exploit, segnati da conseguimenti di rara compiutezza, di fronte ai quali non ti viene proprio più di disquisire di metodi, legni piccoli o legni grandi, aspetti realmente secondari se stai alla forza espressiva e alla capacità di racconto.
Di Riccardo mi piacciono i silenzi e la timidezza, nel suo caso segni inequivocabili di sensibilità e volontà di ascolto, attitudini che a parer mio lo hanno portato a digerire in fretta il nuovo percorso di vita nelle vesti di vignaiolo e di imprenditore agricolo, e al contempo lo hanno saputo ben consigliare riguardo l’impronta stilistica con cui connotare i vini, una impronta che è andata progressivamente staccandosi dal passato pur mantenendo intatta la collaborazione con l’enologo esterno, che di nome fa Carlo Ferrini. Tutto ciò si è risolto in una messa a fuoco che ha dell’incredibile. Ariosità, succosità, equilibrio, senso del dettaglio e potenzialità aromatiche finalmente chiare, finalmente disvelate. Sono i privilegi che non puoi tacere. Non più.
I VINI DI UN GIORNO
Bella complessità aromatica, fin da subito stimolata dagli umori di sottobosco e legno di sandalo. Bella freschezza al gusto, gusto che si dipana con linearità, solcato da lievi cupezze terrose senza che sfoci in rigidezza, capace di acquisire con l’ossigenazione dettaglio e bevibilità. Polvere da sparo e agrume rosso ne amplificano il lato seduttivo, illuminandone a giorno l’attitudine alla longevità.
Rosso di Montalcino 2008
Pienezza, frutto e un’idea di ridondanza, come fosse in debito di tensione. L’intensità non si fa alleata la finezza, e la più che latente asciugatura del tratto gustativo ci avverte che si è trattato con ogni probabilità di una bottiglia sfortunata.
Rosso di Montalcino 2009
La sensazione un po’ evoluta e l’avvolgente coltre alcolica, diretta conseguenza dell’annata calda, non gli impediscono di conservare il rispetto delle proporzioni e il conforto di un timbro classico negli accenti.
Rosso di Montalcino 2010
Si cambia passo. In questo bicchiere integrità e tensione, e una droiture davvero distintiva, a caratterizzare un incedere impettito ed elegante scortato da sentori di sottobosco, menta e saggina.
Rosso di Montalcino 2012
Sinuosità, nitidezza, finezza. Ispira e richiama compiutezza questo vino, scoprendo l’arma della seduzione fruttata e avvalendosi di un tannino ben integrato per bilanciare efficacemente l’afflato alcolico. Più che buono.
Rosso di Montalcino 2015
Tonico, nitido e fruttato, dagli stimolanti riflessi floreali, coniuga struttura, spessore tannico e bevibilità in modo virtuoso, sciorinando una complessità non così usuale da rintracciare nell’ambito della tipologia.
BRUNELLO DI MONTALCINO RISERVA
Il colore è ancora tonico ma oltremodo scuro, mentre la timbrica aromatica, indirizzata su grafite e frutti neri, ci rammenta l’imprinting “ferriniano” di quegli anni là. Il rovere risulta ben digerito ai profumi ma conserva traccia di sé al gusto, lì dove tende ad asciugarne il tratto. Eppure ne apprezzerai il vigore, la saporosità, la volontà di resistere alle insidie del tempo.
Brunello di Montalcino Riserva 2003
Il colore imperativo e una certa cupezza aromatica ci raccontano più di ogni altra cosa le reali difficoltà di una vendemmia insidiosissima. Ma ecco che il respiro un po’ affannato dei profumi trova l’inatteso contraltare in un attacco di bocca nervoso e viperino, in grado di conferire un dinamismo provvidenziale alla beva. Quantomeno fino a mezza via, fino a quando cioé un tannino parzialmente irrisolto ed astringente si riprende la scena per mettere l’ultima parola.
Brunello di Montalcino Riserva Pian di Conte 2004
In equilibrio apparentemente stabile fra “voci” di natura diversa, da un lato hai evoluzione e calore, con una certa indolenza al gusto, dall’altro sensazioni più giovanili e frementi, che intenderebbero fornire una salutare scossa alle trame. Ad emergere un tratto morbido, vellutato ed accomodante.
Brunello di Montalcino Riserva Pian di Conte 2006
Signorile, elegante, continuo nello sviluppo, emergono a piena luce razza, tono e portamento, decretandone l’aura di vino importante. E tutto questo checchennedica la lieve, perdonabile asciugatura di quel finale. Molto buono.
Brunello di Montalcino Riserva Pian di Conte 2010
Si vola alto. Succo, integrità, vitalità e spazialità disegnano i contorni di un vino fresco, articolato, profondo, dotato di un gran tannino e di un elettivo brillìo minerale. E’ la svolta, uno dei vini più buoni mai usciti dalla cantina di Talenti. Di più, uno dei vini più buoni mai assaggiati a Montalcino.
IL BRUNELLO “ANNATA” ATTUALMENTE IN COMMERCIO
Il prezioso dettaglio aromatico annuncia un gusto tipico, fruttato e molto piacevole, per il quale non fai fatica a scomodare concetti quali compiutezza. Ad una tattilità così sinuosa e levigata poi, poco importa del buffetto alcolico che fa capolino nel finale.