Il mio primo approccio all’universo “Sirio Maccioni” avvenne negli anni Ottanta e in modo molto indiretto. Avevo superato i 25 anni, amavo i treni ed il cibo; in vacanza a Parigi lasciai gli amici e presi il Tgv, mai usato, per sbarcare all’ora di pranzo in quel di Collonges-au-Mont-d’Or, mitica località alla periferia di Lione dove officiava il sacerdote di quella che allora veniva chiamata nouvelle cuisine: Paul Bocuse. Mangiai, bevvi e alla fine, goloso come ero di crème caramel, assaggiai quel dolce per me inedito che era la “crème brulée alla Sirio“. Sì, il re della cucina francese rendeva omaggio a questo signore per me sconosciuto che aveva rilanciato, con il suo pasticcerie Jacques Torres, un vecchio dolce di origine francese.
Scoprii allora chi fosse Sirio Maccioni di Montecatini Terme, in provincia di Pistoia: cugino (molto alla lontana) di Yves Montand, sosia di John Wayne, era il primo grande ristoratore di New York, e quindi degli Usa. Il suo Le Cirque al Mayfair Baglioni era un mito per tutti gli italiani e per quegli americani di Manhattan che già conoscevano un po’ la grande cucina e sbarcavano in Francia con la guida rossa in valigia.
Per questo fa tristezza, leggendo un report del Gambero Rosso, scoprire che l’impero messo su da Maccioni e dai suoi tre figli stia vacillando. Il grande vecchio non sta benissimo e negli ultimi tempi la famiglia ha dovuto subire anche una procedura di concordato da un milione di dollari. Ultima batosta, la notizia che Le Cirque dovrà lasciare la prestigiosa sede della Bloomberg Tower. Come dichiarato da Mauro Maccioni, figlio di Sirio, grande festa dell’ultimo dell’anno e poi, il 5 gennaio 2018, si sgombera. Si cerca una nuova sede, ma più piccola. Il trasloco ha una motivazione quasi banale: l’affitto troppo caro.
Resta da capire -l’articolo del Gambero e quelli apparsi sui siti americani non lo spiegano- cosa ne sarà della catena di locali a marchio Le Cirque sparsi in tutto il mondo. E’ noto però che è a New York che i Maccioni hanno messo marchio e know how, mentre per tutto il resto i capitali sono arrivati da finanziatori esterni alla famiglia.
Mentre Mauro Maccioni garantisce la continuità de Le Cirque, si corre indietro negli oltre 40 anni di storia del locale (aprì nel 1976), lì dove hanno cenato assieme tre presidenti Usa (Reagan, Nixon e Ford), dove il re di Spagna era di casa e dove potevi mangiare, in una sera qualsiasi -a me è capitato- accanto a John Malkovich e al potente capo della Miramax.
Sirio tornava a Montecatini in estate, nella sua casa con piscina di via Baragiola, e ogni volta si portava dietro qualche personaggio. Poteva essere Robert De Niro oppure Woody Allen, che nel suo locale girò anche una scena di un film.
Le Cirque, il mito di tutti i lupi di Wall Street ma anche dei più grandi artisti: da Salvador Dalì a Andy Wharol, che si portava dietro Sirio quando voleva entrare al Club 54. E poi, quando era ancora solo un commis, l’incontro di Maccioni con Marylin Monroe.
Ma non crediate che la cucina non fosse all’altezza del servizio e della fama mondana. Fra i talenti scoperti da Maccioni ci fu il grande chef Daniel Bouloud, ad esempio. Quando aprì l’Osteria, a fine anni Novanta, cercò di portare nella sua cucina un grande lucchese, Cesare Casella (ex Vipore), ma non riuscì nell’intento di “catturare” l’estroso personaggio.
E proprio a Lucca fu fra i protagonisti di un vertice fra chef e ristoratori che comprese Roger Vergè, Paul Bocuse e Gualtiero Marchesi, organizzato da un celebre medico lucchese esponente del Grande Oriente d’Italia.
Tutto tramonterà? Aspettiamo a dirlo. Di sicuro, New York si conferma città spietata, dove del resto hanno dovuto mollare anche mostri sacri come Alain Ducasse, che aprì anni fa per chiudere poco dopo. Ma a noi Sirio piace ricordarlo ancora quando rispondeva alla classica domanda della stampa: “chi è il più grande chef del mondo?”. E lui, serafico: “mia moglie Egidiana”. Inimitabile Sirio.
Foto tratte dal sito del Ristorante. L’ultima immagine è tratta dal libro “Aglio e zaffiri”, di Ruth Reichl, temutissima critica gastronomica del New York Times
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