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Valle Isarco Riesling 2016 – Pacherhof
Flacone ad uso dei laboratori e dei veri curiosi, per ottenere una misura ponderale dell’aria.
Dosi consigliate: da uno a dieci bicchieri alla volta, per vederlo (e vedervi) librare.
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Côtes du Jura Blanc 2012 – Domaine Macle
Questo bianco, e come lui i migliori esemplari provenienti dal Jura francese, infrange barriere e scardina tabù per regalarci l’invidiabile sensazione che attiene soltanto ad un vino vivo, “diversamente autentico” e orgogliosamente resistente agli accomodamenti. Cambia molto nel bicchiere, e solo lì per lì il lato ossidativo e la volatile allegra ti sviano, lasciandoti immaginare il peggio. Ma niente, appunto, è come sembra.
L’affermazione poi che il “luogo” migliore per giudicare un vino sia la bocca trova qui un eclatante riscontro, dal momento in cui è proprio lì che ti accorgi di quanto sia fremente, fresco, reattivo, tutto men che sopìto. Quasi rapito da quel vibratile flusso di energia, ne inseguirai i profumi cangianti instradati dai sentori di voile, di frutta matura a polpa gialla, di pietra e di agrume, fino a che non assumeranno i connotati della solarità. Ne sarai conquistato.
Un Savagnin coi controfiocchi che arriva a sapere di tutto e a sposarsi con tutto. Chi l’avrebbe detto mai ?!
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Barbera d’Alba Superiore 2015 – Borgogno Giacomo & Figli
Poi, ogni tanto, dal mare magnum piemontese ne spunta fuori qualcuna che mi fa sognare e mi porta lontano. Ora, non so se in questo caso il privilegio appartenga alla reputazione dei cru da cui provengono le uve, da che portano nomi altisonanti come Liste o Cannubi; so per certo però che il di più dimora nella saggia sensibilità di aver consentito al vino di esprimersi secondo natura.
Qui è quando la Barbera si veste elegante, per sciorinare un portamento da signora dove tutto riacquista il giusto peso. Si avvantaggia di una seducente tattilità, di un sapore tonico e invitante e di una dinamica avvincente. Ed è ciò che la rende disinvoltamente nobile e compassata, senza smancerie, senza sbrodolature, senza eccessi alcolici. Una Barbera brillantissima, Superiore di nome e di fatto, il cui passaggio non può essere taciuto. La dose di litio giornaliera che rimette a vita l’umore più incerto.
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Langhe Nebbiolo 2015 – Bartolo Mascarello
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Brunello di Montalcino Tenuta Il Greppo 2008 – Biondi Santi
Qui il Brunello nella sua accezione più ortodossa, qui il Sangiovese grosso in qualità di pietra di paragone. Il 2008, uno degli ultimi Brunello nati dal talento di Franco Biondi Santi, è territorio all’ennesima potenza ed è uscito sui mercati del mondo l’anno stesso della sua morte. Lo riassaggio oggi ed è come se niente in lui fosse cambiato: austero, incisivo, aristocratico, maschio, bellamente ignaro del tempo che passa. E’ acido, tannico, salato, sa di ghianda sottobosco e minerale, e ti apparirà maledettamente giovane. Non lo dimenticherai.
Figlio di una vendemmia che a Montalcino si è dimostrata più piacevole che profonda, si distingue dal main stream per portamento e complessità. Oggi che le cose sono cambiate e che la mitica firma ha ceduto marchio e possedimenti ad una potente holding transalpina, questo splendido 2008 sembra esortarci ad un appello da rivolgere alla nuova proprietà: non cambiatene i connotati, vi prego, non stravolgetene la fisionomia. A lui resta aggrappata un’idea di territorio che non sfiorisce, assieme all’autenticità dei gesti antichi. Lui è il naturale antidoto contro le tentazioni di imbastardimento che pure hanno già fatto capolino in quei luoghi. Lui l’esempio degli esempi. Fate che tutto rimanga così, eternamente cristallizzato: il futuro dell’enologia italiana ve ne sarà grato.
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