Ma eccolo, il racconto di Stefano Casadei, che si snoda parallalo all’assaggio de vini. Ripercorriamo qui, dunque, la storia del sangiovese del Trebbio.
Le uve sono ancora “gestite” e scelte dai contadini in regime di mezzadria. Dopo una gelata a marzo e una primavera fresca, una estate calda ed un autunno regolare sanciscono un andamento climatico favorevole. Il colore qui è granato scarico e di bella limpidezza; il naso, ampio e vitale, esprime sensazioni persistenti e affascinanti di terra bagnata e fiori appassiti. Al palato è asprigno e agrumato, di discreta ampiezza e con un tannino delicato ma vivo.
Metà dei vigneti nuovi entrano in produzione, ma le campagne sono sempre più vuote. L’inverno è freddo, la primavera fresca, l’autunno temperato. Ancora un colore granato, un pochino più fitto. I fiori e il frutto si avvertono più netti, al gusto meno larghezza, più solidità e sostanza. Il finale è in calando e asciuga un tantino.
Chianti Colli Fiorentini Riserva 1983
I nuovi vigneti sono ormai completi in questa caldissima annata che si riflette in sensazioni di frutta macerata e ciliegia sotto spirito. Morbidezza, velluto, note “acute” a contrastare, anche se non riesce veramente a spiccare il volo.
Chianti Riserva 1989
L’anno è segnato dalla morte del conte, e la stagione non vede acqua dal settembre ’88 al marzo ’89. Tanta pioggia, invece, in primavera ed estate. Naso ombroso, profondo, contratto, in cui si affacciano note di cacao, cioccolatino Mon Chéri, fiori appassiti, tabacco. Palato di grande impatto, percussivo, con un frutto (ciliegia) più nitido. Buon equilibrio, leggerezza, trama nervosa, sapidità e un tannino deciso che accende il finale.
Chianti Riserva 1995
Anno difficile, di svolta, tanto che questa vendemmia non arriva a vedere la luce del mercato. Nel 1991 muore anche la contessa Eugenia e dal 1995 sono Stefano e Anna a prendere le redini del Castello, con tutte le incertezze, le differenze di vedute, le difficoltà. Dopo una primavera climaticamente nella norma, una corrente fredda a giugno blocca la vegetazione delle viti; poi, settembre e ottobre pressoché perfetti. Il colore è rubino cupo e fitto, il naso è suadente, levigato, di una frutta nera matura anche “piaciona”. Bella trama impalpabile in una bocca che tiene bene fino ad un rilancio finale siglato da un tannino molto fine.
Entra finalmente in scena il vigneto “Lastricato”, vendemmiato quest’anno per la prima volta. In cantina vengono rinnovate (“asciate”) le botti, l’apprendistato sembra essere finito, e lo stile trovato. La stagione aiuta: inverno nevoso, primavera ed estate fresche che favoriscono una vegetazione regolare fino ad una vendemmia ottimale. Colore porpora fitto e olfatto elegante e persistente, con punte floreali, silvestri e di frutta nera. Beva fresca e reattiva, finale con qualche rugosità e un tannino marcato e tagliente.
Chianti Rufina Riserva Lastricato 2004
Il buon respiro economico di cui beneficia l’azienda consente di guardare più in là. Ecco che la passione per i vitigni internazionali (cabernet, merlot, syrah), ritenuta impossibile da coltivare nella Rùfina, viene assecondata con l’acquisizione della Tenuta Casadei a Suvereto (Val di Cornia). E quella per gli autoctoni in Sardegna, con Olianas. Annata fresca e fastidiosamente piovosa all’epoca della vendemmia, tanto che i ricordi vanno alle ventole usate per asciugare le uve. Alle botti “asciate” si affiancano i tonneaux. Buona eleganza al naso, intenso e persistente. Compatto al palato, si avvertono spessore, calore alcolico, acidità limitata, tannino dolce e un po’ di rovere in chiusura.
Le barrique entrano nella cantina del Trebbio, e ne usciranno nel 2010. L’andamento climatico della stagione è piuttosto disordinato: temperature inizialmente sopra la media, poi un’estate fresca e un autunno piovoso. Al naso si avvertono caramella di frutta rossa, tabacco e rovere. Palato rotondo, compatto e carnoso; alcol, potenza, tannino fine, ma il finale è un po’ stanco.
Chianti Rufina Riserva Lastricato 2011
Via le barrique, rimangono botti grandi nuove e qualche tonneau. E arrivano le anfore, a seguito di un’esperienza nel Caucaso. Giungono i riconoscimenti della critica, il Trebbio è fra i leader del suo territorio. L’estate calda determina una vendemmia anticipata. Naso da sangiovese elegante, leggero e “sorridente”, con un tocco di cioccolato bianco. Fresco, acido e succoso, è bevibile e sfoggia un tannino fine in un finale bello anche se non particolarmente espansivo.
Oltre che in un Toscana Igt Sangiovese, l’anfora entra ufficialmente in scena anche nel Lastricato, fornendo un ambiente per la macerazione delle uve che si affianca all’acciaio. L’affinamento prosegue in botti da 20 ettolitri per l’80 per cento, in tonneau per il restante 20 per cento. L’annata è caratterizzata da una estate calda e da scarsa piovosità. Naso un pochino bloccato, lento ad aprirsi, enigmatico. Il vino è più leggibile al palato dove appare compatto, saporito, ancora giovane e in attesa di armonizzazioni.
Castello del Trebbio
Via Santa Brigida, 9 Loc. Santa Brigida
Pontassieve (Fi)
Tel 055 8304900
info@castellodeltrebbio.eu
www.castellodeltrebbio.it
altre immagini: le vigne d’inverno e un momento della degustazione