Sono passati pochi anni da allora, ma fin dai primi imbottigliamenti (2003) il talento di vinificatore di Hannes ha consentito di accendere i riflettori su questa piccola realtà isarcense, bruciando decisamente le tappe al punto da imporsi fra i nomi imprescindibili del bianco d’autore altoatesino. E tutto questo grazie soprattutto al Sylvaner e al Kerner (che da solo copre 1/3 della produzione), senza dimenticarci però di Riesling e Grüner Veltliner, vini che non “scherzano” quando l’annata è propizia.
In piena coerenza con ciò che ti aspetteresti da fedeli portavoce della conca brissanese, figli di suoli permeabili e sabbiosi poggianti su un substrato di scisti quarziferi, ardesie e gneiss, di un microclima dall’influenza alpina e di altitudini sostenute (fra i 650 e i 750 metri), qui va in scena l’epitome dell’agilità, propiziata da trame longilinee espresse nel nome dell’eleganza, della freschezza acida e della beva, quest’ultima inarrestabile.
Ché poi sono vini trasparenti questi qua, la cui chiarezza espositiva si fonda su una limpida trasposizione varietale e su una accurata perizia tecnica, senza per questo fare proprie incertezze od ovvietà: è una personalità dispiegata, pura, netta, ecco cos’é. Come quella del suo artefice, favorita da un carattere affabile ed estroverso che scarta di lato rispetto alla tipica introspezione dei vignaioli dei luoghi (se si esclude forse Markus Prackwieser del maso Gump Hof, che però, da buon frontaliero, risente già di un imprinting più “meridionale”). Non è un caso quindi che Hannes sia andato a ricoprire un ruolo istituzionale importante quale quello di presidente dell’associazione Vignaioli dell’Alto Adige.
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Valle Isarco Müller Thurgau 2016
Delicatamente introspettivo e di morigerata alcolicità, assume un passo leggero facendo della spensieratezza la sua dote migliore.
Valle Isarco Grüner Veltliner 2016
Elettrico, vibrante, salino, si avvale di una spinta acida considerevole. Il sorso è impettito, tonico, affilato, convincente, dai succulenti risvolti citrini. Quando si dice “verticalità” .
Valle Isarco Sylvaner 2016 (50% botte grande in rovere, 50% acciaio)
Quale nobile espressione del vitigno, si traduce in un quadro aromatico finissimo e ben scandito, di frutti a polpa bianca ed incisioni minerali. Gusto complesso, portamento signorile, scodata salina, bevibilità a mille.
Valle Isarco Sylvaner Anjo 2016 (da vigne di 45 anni con rese naturali di 55 qli/ha, affiamento in botte di rovere)
Evidente il lato minerale di nafta e pietra focaia; strutturato, deciso, a suo modo austero, deve ancora sbrigliarsi ma la maglia acida e l’istinto sapido riescono a trasmettere un’idea precisa di futuro, ed è un’idea che non mi dispiace affatto!
Valle Isarco Sylvaner Anjo 2015
Più aperto e solare rispetto al 2016, è cremoso, largo, concessivo. E’ figlio di una annata calda e non fa niente per nasconderlo. Per questo mi intriga meno del fratello più giovane.
Valle Isarco Riesling 2016 (50% della massa affinata in rovere; 7,7 acidità, 5 gr/l zuccheri)
Acidità portante, grinta minerale, silhouette d’altura: gronda freschezza e fa salivare. La stria sapida è corroborante, il futuro dalla sua parte. Crescerà, sotto i migliori auspici crescerà.
Valle Isarco Kerner 2016
Una dinamica incalzante e un respiro balsamico (linfatico direi) scandiscono i ritmi e gli umori ad un vino equilibrato, elegante, distintivo. Non gli manca niente e si staglia veriddio fra i migliori Kerner dell’anno. Eppoi non molla la presa, saporito e sfumato al tempo stesso. Meglio di così!
Valle Isarco Gewürztraminer 2016
Fruttato, fibroso, dalla confortante vena floreale, appare più esplicito rispetto agli altri vini della gamma ma non per questo a corto di contrasti. Il tratto certo non è elegantissimo ma la dote zuccherina garantisce un piacevole appiglio gustativo e una buona compagnia.
Fotogallery
Non è più l’azienda più settentrionale d’Italia, da alcuni anni c’è Santerhof a Rio di Pusteria