Come si intuisce dal titolo, il tema non è cambiato. Questa seconda esperienza nasce dall’ascolto (attività che l’autrice non si stanca mai di consigliare nel corso del libro) dei tanti feedback e critiche ricevute dopo la prima esperienza. Se il primo libro era pensato più per un pubblico di comunicatori del food – i tanti digital food marketer che affollano la nostra penisola – questa volta Nicoletta ha sentito l’esigenza di realizzare qualcosa che avesse un carattere più “pratico” e che parlasse in maniera diretta più al ristoratore che al marketer.
Da qui la presenza di tanti esempi, casi di studio, tante domande che portassero il lettore a confrontarsi con situazioni reali o ipotetiche e che gli dessero lo spunto per analizzarle da un altro punto di vista, con consigli anche pratici da mettere in campo subito, secondo il modello “come fare a…” che funziona sempre.
Alcuni dei progetti esaminati sono esempi di brand famosi, per dare un respiro anche un po’ più internazionale allo studio, oppure casi che l’autrice ha curato in prima persona con la sua agenzia di comunicazione e marketing digitale Muse (http://www.musecomunicazione.it/). Altri nascono da storie raccolte da colleghi e amici, interpellati apposta per l’occasione (“non si può predicare di fare networking se poi non si fa networking!”, dice giustamente la Polliotto). Molti sono infine piovuti in maniera spontanea da un attivo gruppo Facebook tutto al femminile, che Nicoletta ha poi selezionato e proposto in maniera organica.
[…] Non ci si può non interrogare di fronte alla crescita esponenziale di fenomeni come quello del food delivery (oltre 4 milioni di clienti nel 2017). Oppure non capire che il food tourism va curato anche se vivi sul picco di una montagna. E poi le recensioni, il modo con cui le tratti, il modo in cui rispondi. Sembra di parlare di cose scontate eppure gran parte del mondo della ristorazione ancora fatica a comprendere l’importanza di certe dinamiche e di certi strumenti.
[…] Comunque tutto parte da un buon progetto. Senza un buon progetto che chiarisca innanzi tutto il proprio posizionamento (Chi sono? Cosa faccio? Come lo faccio? Perché lo faccio? e per chi lo faccio?), e che di conseguenza parli al cliente, lo ascolti, cerchi di costruire una relazione con lui, non si va da nessuna parte!
Essere un bravo ristoratore significa essere un bravo imprenditore, far funzionare un’azienda che si regge sulle emozioni ma che alla fine vende piatti. E non si può non avere consapevolezza di tutte le dinamiche e le opportunità che ruotano intorno al mondo digitale e online. La ricetta segreta per far funzionare tutto non ce l’ha nessuno, ma in un settore dove la concorrenza è sempre più asfissiante e dove ogni anno le attività che falliscono sono di più di quelle che aprono, occorre capire che gli strumenti della comunicazione e del marketing digitale sono oggi importanti come (o forse sono più importanti di…) il menù e i piatti che lo compongono>>.
Io la penso come lei e il libro mi è piaciuto un sacco. Cari ristoratori, che dirvi? Leggetelo!