Eppoi the other side of Nebbiolo, perché il mese di maggio mi ha spinto ad esplorare un po’ più a fondo Nord Piemonte e Valtellina, coinvolgendo lo spirito e le libere parole. Ne è valsa la pena.
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Saumur Blanc Arcane 2015 – Château de Fosse-Séche (Adrien e Guillaume Pire)
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Rosso di Montalcino 2016 – Sesti
I guardiani di questo avamposto sono le persone giuste. Te ne accorgi senza sforzo. Sanno guardare oltre per riconoscerne i segni e tramutarli in gesti consapevoli da dedicare a una terra. Assieme al borgo tutto, tornato prepotentemente alla vita, hanno ristabilito i contatti con l’orizzonte.
Ora, non saprei dirvi da quali segnali del cielo discenda il Rosso di Montalcino 2016 di Giuseppe ed Elisa Sesti. Non li so spiegare, non li conosco. So soltanto che poterlo condividere con gli amici è stata un’esigenza. Quella sera ha parlato solo lui. Senza sforzo.
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Sassella Valtellina Superiore Grisone 2012 – Alfio Mozzi
Lo devo quindi ad una enoteca seria, la cui selezione non è stata oltraggiata dall’ovvietà, se sono arrivato a Grisone 2012, un Sassella ben sintonizzato sulle frequenze della naturalezza espressiva, senza il filtro di un rovere che in certe edizioni mi era apparso più leggibile e intrusivo. Liberatosi da quel velo, è una grande profondità minerale a conquistarti, e un incedere fresco, sciolto, impettito, senza ridondanza alcuna, il cui garbo e la cui saldezza consentono al vino di gettare il cuore oltre l’ostacolo.
Rilascia un senso di leggiadria e di profondità, e candore di frutto, e spezie fini, e risvolti di carne affumicata. Cambia molto nel bicchiere, senza per questo perdere la sua essenza. Ci parla di levità, e di una ricchezza solo interiore. Questo fa.
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Boca Vigna Cristiana 2000 – Podere ai Valloni
Sì, è vero, di non solo nebbiolo si costituisce Vigna Cristiana, fedele a una tradizione che è solita far confluire nel Boca anche vespolina e bonarda, ma il tempo e l’evoluzione ne hanno denudato il carattere facendo brillare il didentro, che passa oltre la costituzione varietale per puntare dritto all’essenza.
Sapete che c’è? C’è che questo piccolo grande Boca celebra la terra, e assieme alla terra una bellezza che sola attiene alla diversità. Nulla che ecceda qui: non l’alcol, non il corpo, non l’estrazione tannica. E’ un sorso vitale di asciutta fermezza e snella profilatura, solcato da una fine speziatura e da una decisa impronta pietrosa, un afflato quasi vulcanico che ne innerva la trama concedendogli il privilegio della distinzione.
E’ affusolato, longilineo, orgogliosamente austero, sorretto da un’acidità fremente: si beve di slancio, lo scheletro della terra.
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Nella prima immagine “Uomo che beve”, di Armando Pelliccioni, pittore di strada bolognese.