Incontrai quell’etichetta non proprio per caso. Andrea Bragagni, dell’omonima cantina, un giorno mi disse: “ vedi quella vigna lassù sul costone? Eh, se la potessi avere io, il piede delle sue viti è tutto su gesso”. “Ma di chi è?” – gli chiesi – “ E’ del Postino. Era il postino di Brisighella. Fa anche qualche bottiglia da vendere. Stasera andiamo a cena a E Manicomi (il manicomio, in dialetto romagnolo ), l’unico posto che le tiene, così assaggiamo il vino.”
La natura ha benedetto più volte il nostro stivale creando molti piccoli paradisi, e uno di questi si trova qui. Siamo sui colli di Faenza e la torre dell’orologio di Brisighella, con la sua ombra, quasi ne custodisce i vigneti. La morfologia del territorio dice che nello spazio di un paio di chilometri troviamo dall’argilla al gesso al calanco più, ovviamente, gli impasti intermedi. In particolar modo, la vena del gesso e quella del calanco corrono parallele al mar Adriatico, dai colli imolesi fin quasi al confine con le Marche. La casa, la cantina e il vigneto di Gianni Benini poggiano proprio sul gesso puro. Sì, Benini Gianni, per tutti il Postino.
E’ una persona di una delicatezza d’animo pura e “campagnola”, il Gianni, con la capacità di stare nell’onda del qui e ora, e questo grazie ad un contatto diretto e senza intermediazioni con la natura. Ci diamo appuntamento al ristorante del passo, poco distante dalla Rocca Manfrediana, o Rocca dei Veneziani (che dominarono la Romagna dal 1503 al 1509). Non ci siamo mai incontrati prima d’ora, chissà come mai. Quell’uomo sbarbato di fresco, accompagnato da una Vespa 50 special rossa, non può che essere il Postino. La sua è una delle poche figure realmente istituzionalizzate dal popolo, assieme ad altre non meno “statutarie” quali il barista, l’oste, il farmacista…. figure che, purtroppo, sempre più fanno parte di un passato romantico, oggi adattabile solo a qualche comparsata cinematografica. Tutte le nostre parole, quotidianamente, sono affidate a cavi, fibre, social. Un tempo invece la mano faceva scorrere inchiostro per affidare alla carta e ai carteggi frasi nervose o teneri pensieri. E poi ti mettevi in attesa. Al rumore della motoretta che ripartiva a tutto gas correvi immediatamente a vedere cosa c’era nella buca delle lettere, perché ormai la risposta era lì. Forzavi la serratura compulsivamente con la chiave sbagliata per accorgerti che si trattava dell’immancabile Famiglia Cristiana di tua madre.
La storia di Gianni è unica. Ed è una semplice storia contadina. La terra vi appartiene per tradizione, il lavoro alle poste per scelta. Le ferie venivano consumate per poter essere presenti durante il raccolto, e così per tutte le vendemmie comandate. Tutto era nel divenire delle cose. “Il podere era della famiglia e babbo se ne occupava da solo, quindi era normale impegnare il mese di riposo in vigna”. Oggi si ha un bel dire “vin de garage“: in effetti il lavoro di Gianni avviene all’interno di un vecchio stabile progettato probabilmente come rimessa ma adibito fin da subito a cantina, riveduto e corretto nello spazio di una vita. Mi entusiasmo nel vedere tanta dedizione, un impegno che Gianni persegue ancor di più da quando la pensione lo ha richiamato in toto alla terra. Passeggiamo nei vigneti dove affiorano cristalli di gesso ovunque, e dove la pianta ne sposa quasi subito le rugosità. Quando il sole ne colpisce la superfice è tutto un fiorire di diamanti sparsi tra i filari. “ Dai che ti faccio sentire qualche cosa”, mi dice il Postino. Due soltanto i vini, per una produzione di un paio di migliaia di bottiglie.
Bianco del Postino 2015 (sauvignon). Un paglierino dai riflessi dorati annuncia un naso complesso che va dai fiori bianchi agli agrumi per poi virare su tartufo bianco e su una lieve stria pirica e di grafite. In bocca inizialmente la nota alcolica inibisce, ma in seconda battuta il ventaglio dai sapori si fa interessante; la freschezza racchiude mentuccia, timo, maggiorana, noce moscata, scorza essiccata di pompelmo, tabacco biondo da pipa, mela candita e liquerizia dolce.
Rosso del Postino 2015 (sangiovese). Granato cupo, al naso fiori rossi in pot pourri, visciole sotto spirito o in marmellata, susine confit, pesche sciroppate e poi spezie fini. Anche qui la bocca è altrettanto originale. I tannini croccanti e la bella acidità supportano note di ribes candito, marmellata di lampone, caffè e mix di pepi esotici. Il finale invoglia a versartene un altro bicchire.
Mi avvio alla macchina con sotto braccio il “promemoria”. Le ultime battute di rito e un arrivederci scandiscono la partenza. Lo vedo inforcare la sua Special 50 rossa ed andarsene verso la provinciale, rigorosamente senza casco. D’altronde è una istituzione legittimata dal popolo, e qua in campagna nessuno mai lo fermerà: è pur sempre il Postino!
Il Casetto degli Ulivi società agricola – Via Valloni, 41 – 48013 Brisighella (RA) – Tel 054 683032
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