Vino & finanza in vigna, o della (mancata) conciliazione degli opposti. Un giorno da Alessandro Moroder, a Montacuto

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dal-cellulare-rotto-105-smallOgnuno di noi ha gli amici che si merita e, nonostante io sia spiantato in canna, ho un grande amico che di suo fabbrica guadagno. Sa far soldi, tanto per capirci. E’ una dote innata. Maneggia grafici ed informazioni di sottobanco per crearne profitto. Ovviamente lo fa per chi i soldi ce li ha già. Siccome anch’egli è il protagonista di questa storia, adotterò un nome di fantasia per non creagli problemi. Lo chiamerò Johnny.

Io e Johnny ci vogliamo molto bene. Johnny è un bravo ragazzo ed ha sempre preso buoni voti a scuola. Poi si è laureato e da anni lavora per una famosissima banca italiana. Johnny è una persona seria, un bravo padre e un marito presente. Johnny conosce da sempre la mia passione per il vino e la “fantafinanza” (per me gli articoli finanziari sono come un film di intrighi e complotti, dove gli uomini più ricchi del mondo si accapigliano per mandarsi sul lastrico l’un l’altro). Johnny un giorno mi disse: “Ehi, ho un incontro con una grossa banca svizzera per un aggiornamento e lo facciamo nella cantina Moroder, nelle Marche. La conosci? Ti va di venire? Magari fai un giro mentre io sono in riunione e poi ci scrivi un pezzo”. “Sì“, gli dico “ma voglio venire ad ascoltare cosa bolle in pentola”. “Vedremo cosa si può fare”, mi rispose.

Io e Johnny ogni tanto abbiamo bisogno di fare delle cose assieme, giusto per rinfrancare l’amicizia che ci lega da una vita. E così partiamo. Ho tolto dalla naftalina l’abito più elegante in dotazione, ossia il gessato che misi per il suo matrimonio, vi ho aggiunto una delle cravatte alla moda di Johnny e ho lustrato ben bene le scarpe. Eravamo due perfetti uomini d’affari. Nessuno se ne sarebbe accorto. Il problemino con l’accredito lo ha risolto Johnny in un batter d’occhio, sfoderando la sua simpatia innata con la sventola di turno addetta al controllo dei pass. Ero dentro. La mia attenzione viene subito attirata dai vigneti e dalla cantina di Alessandro Moroder, una teoria di filari precisi ed inerbiti spontaneamente, poi la struttura dove davano bella mostra di sé le botti e le mitiche bottiglie. L’odore di vino e tonneaux mi stava rapendo come il flauto magico.

Mi svegliò Johnny, da che bisognava entrare. Io mi sentivo come Neo in Matrix, ero arrivato alla “fonte”, nel luogo in cui si decide dove il denaro deve andare. Sì signori miei, voi investite i vostri risparmi in un bond, o non so che altro, ma tutti i soldi di tutti i risparmiatori del mondo vanno in altre direzioni, direzioni “imposte” dagli istituti di credito a cui vi siete affidati. Se potenti, controllori assoluti del mercato e dei profitti. Tranquilli, intanto se Kim Jong Hun non dichiara guerra all’America il mercato è destinato a crescere per i prossimi tre anni, parola di super manager della banca svizzera XYZ. Informazione numero due è che i prodotti destinati a crescere in doppia cifra sono le nanotecnologie e i farmaceutici. Eccolo a voi il nocciolo della lezione, e vorrei che meditaste su queste due voci.  Nel frattempo, “graffiti” finanziari e testosterone indotto dai vari specialisti mi appesantiscono la concentrazione, ma ormai siamo agli sgoccioli. La campanella suona, tutti fuori finalmente.

Ho bisogno di aria e di natura. Mi soffermo ad ammirare il tramonto sul Conero e le viti che rimandano l’ultimo bagliore verde della giornata. Il gruppo sparso dei “miei colleghi manager”, intanto, si scambia risolini di eccitazione e sfregate di mano. Una voce richiama l’attenzione: “signori miei, se siete pronti si va in cantina”. E’ Alessandro Moroder, un omone di vignaiolo cordiale e gentile i cui avi provenivano dalla Val Gardena. Fu a metà del ‘700 che si stabilirono nelle terre marchigiane. Mi dispongo nelle retrovie per godermi un po’ di privacy ed osservare il gruppo. Non ho scoperto di certo io questa eccellenza nazionale, ed i risultati di un lavoro appassionato e rispettoso del territorio sono evidenti fin dai primi passi. E’ una cantina essenziale che gioca fra l’ “antico” e il moderno, costruita in buona parte sotto terra per sfruttare la gravità. Utilizza botti grandi per il riposo dei cru ed affinamenti vari. Tutto è a misura, tutto è sostanza. Il percorso termina in terrazza, con una vista meravigliosa sui filari e sul promontorio a ridosso del mare. E’ lì che ci attendono la degustazione ed il buffet offerti dall’agriturismo Moroder. Mi svincolo dal gruppo per tentare lo scatto. Sono sui bicchieri per primo.

Marche Bianco Igt  2016 (trebbiano 40%, malvasia 35%, verdicchio 25% ).

Sentori esotici, freschezza di beva e mineralità ne fanno un buon compagno per l’ouverture.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Doc 2016 (verdicchio 100% ).

Sei mesi sulle fecce fini, in acciaio, regalano fiori bianchi e stimoli esotici; in bocca struttura ed il classico finale di mandorla amara.

Malvasia Marche Bianco Igt 2017 (malvasia di Candia).

La terra di Montacuto dà al vino un’impronta aromatica originale. L’espressione caleidoscopica di agrumi ricchi e polposi in primis che vira su un varietale di fiori bianchi e poi una acidità complessa che la dice lunga sulle potenzialità future di questo vino.

Aiòn Rosso Conero Doc  2016 (montepulciano)

Un vino fresco, morbido ed equilibrato, schietto e senza fronzoli.

Rosso Conero Doc  2015 (montepulciano)

Saranno i diciotto mesi di botte da 27 ettolitri in rovere e poi i tre mesi in bottiglia, sarà l’attenzione e la passione di Alessandro, sarà questo, sarà quello ma è buono un gran bel po’!

Sì ma…. tutto qui? E i cavalli di razza? Chiedo a Johnny. Lui di rimando mi ricorda che è un summit di broker e non di sommelier. Non mi arrendo. Mi avvicino ad Alessandro e gli racconto la mia vita: lui si commuove. A quel punto gli chiedo di poter assaggiare i suoi cru. Lui ancora con impresse nella memoria le mie vicissitudini, soffiando nel fazzoletto che gli avevo porto per asciugarsi le lacrime, mi dice di sì. Ci volatilizziamo e ci materializziamo in un angolo all’interno del ristorante. Due bottiglie fanno la loro apparizione sulla tavola.

Conero Riserva Docg 2013  (montepulciano)

Il mix di affinamento, fra tonneaux , barriques e bottiglia, equilibra questo vino che è fatto di potenza e di rimandi terrosi. Ricorda l’eleganza bordolese ma senza volerne. E’ figlio di Montacuto. E’ figlio delle Marche.

Dorico Conero Riserva Docg 2013  (montepulciano)

Monumentale. Una ampiezza incredibile di profumi e sapori. No words.

Che pace. Penso alla poesia della natura, alla fatica dell’uomo e a quell’intimo legame che solo il contadino riesce a ricreare con la propria terra. E a lei che, di puro amore, ne ripaga la fatica. Mi perdo nelle sfumature del calar del sole cercando di collegare i temi trattati. Cerco di riunire i due mondi per trovare un punto di incontro, non ci riesco e lascio perdere.

E’ una domenica pomeriggio e mi trovo nel parcheggio di un ipermercato nella periferia assolata di Rimini, intento a caricare la spesa in macchina e a pensare all’articolo che non si chiude. Manca una conclusione, una conclusione che sintetizzi il senso di tutto quello che ho strappato dall’anima e buttato su carta.  Sento una voce cantilenante. Scorgo un uomo alto, nero come la notte d’estate, il viso gentile. E’ vestito alla buona ma ogni indumento è portato con naturale eleganza. Irradia tenerezza e forza. Sta parlando da solo guardando nel vuoto. Sono frasi incomprensibili in una lingua che non so. Mi viene da pensare al suo viaggio, e a cosa abbiano visto i suoi occhi. Dal 1880 fino all’inizio della prima guerra mondiale, signori europei in doppiopetto “sgomitarono per l’Africa (scramble for Africa) ”. Decisero cioè che avevano diritto sulle nazioni africane in nome dei loro investitori, adducendo il pretesto di fornire civilizzazione e conoscenze alle popolazioni dei luoghi, che in quanto meno evolute non erano in grado di accedere autonomamente alla civiltà. Ascolto di nuovo quell’uomo, sembra che voglia raccontare al vento la sua storia, al cielo le sue fatiche. Sembra che invochi di poter vedere ancora, un giorno, la sua Africa.

Ora ne sono convinto. Il vino con la finanza non c’entra niente!!

Nella penultima immagine, Alessandrom Moroder con l’autore

Fotogallery

Marco Bonanni

Sono cresciuto con i Clash, Bach e Coltrane, quello che so del vino lo devo a loro.

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