Metti ieri sera, ad esempio, al ritrovato e rinnovato Giordano Bruno di Viareggio: sono incappato nell’Ancestrale 2017 dopo ben tre anni di lontananza da questa etichetta, e ho subito compreso che è stato un errore.
Troppo magnetico il carattere, troppo fascinosa la pervasività di questo vino cangiante per come “cangiano” gli umori man mano che i lieviti si mettono in circolo e la bottiglia si scolma (scolmatura sempre troppo rapida, ahimé, dacché da lì alla compulsione è un attimo).
Ma poi non è solo questione d’istinto, perché la superiore scioltezza e l’aerea tensione dissimulano semplicemente complessità. Ed infine c’è il sapore, il sapore vero: è lui, in fondo, che si infiltra e che resta.