Il Giro d’Italia a tappe (golose): l’orzo, il mais sponcio, la castagna e la zucca santa del Bellunese

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Siamo giunti alla ventesima tappa del Giro d’Italia, la tappa che conduce da Feltre a Croce D’Aune. Il tratto da percorrere si trova tutto nella provincia di Belluno, dove oltre ad ammirare le vette delle Dolomiti, patrimonio UNESCO, si può anche gustare un ottima cucina tradizionale. L’autunno è forse la stagione migliore per assaggiare i frutti della terra bellunese: tra le specialità l’Orzo della Valbelluna, il Mais Sponcio, la Castagna Feltrina e la Zucca Santa.

I coltivatori bellunesi stanno compiendo un’opera veramente mirabile di recupero delle varietà locali di questi prodotti, vere nicchie di mercato che per qualità gustative e proprietà nutrizionali valgono bene una visita nella provincia veneta. Ce ne parla il Presidente della Cooperativa La Fiorita, Eugenio Garlet, che con orgoglio rivendica i risultati di tanto lavoro volto alla valorizzazione del patrimonio agricolo ante-guerra: ” Purtroppo la mia generazione ha abbandonato le varietà tipiche del nostro territorio a favore di varietà più facili da coltivare provenienti dall’America e dall’estero, con il miraggio della produzione su larga scala” -afferma Garlet – ” Non ci siamo resi conto però che la quantità andava a discapito della qualità e il nostro “oro” stava andando perduto.”

La Cooperativa ha ripreso la coltura dell’orzo bellunese che si coltiva in quota e che essendo una varietà rustica non richiede nessun trattamento chimico. L’altitudine gioca un ruolo fondamentale da questo punto di vista.
Eugenio Garlet: “Si tratta di Orzo Antico che veniva coltivato nell’Alto Bellunese. Una volta non c’era la pasta e l’orzo era il cereale più utilizzato anche per i primi piatti. Il segreto del nostro orzo sta proprio nell’escursione termica notturna che a certe quote determina l’esaltazione del sapore e soprattutto l’incremento dell’apporto proteico. Il nostro orzo non viene perlato perchè con questa operazione si va a privare il cereale di una parte importantissima di nutrienti (infatti il nostro orzo non è bianco come la maggior parte in commercio, ma di color nocciola). Per mantenerne intatto il valore nutrizionale, ci rechiamo fino ad Andraz in un antico mulino a pietra, ancora azionato da una caratteristica ruota ad acqua, dove l’orzo viene decorticato. Naturalmente questo cereale si può apprezzare come orzotto o come minestra d’orzo. Essendo meno raffinato occorre lasciarlo a bagno per 6 ore e poi cuocerlo per 26/27 minuti. In alternativa è possibile gustare l’orzo attraverso i trasformati che la nostra Cooperativa produce: dal pane alle fettuccine d’orzo, dall’orzo tostato per moka alle gallette.”

Non solo orzo però! Gli agricoltori della zona stanno riprendendo a coltivare, in piccoli fazzoletti di terra, anche il farro e l’antica varietà di Mais Sponcio. Questo tipo di Mais detto Sponcio, che in dialetto significa pungente per la caratteristica forma appuntita dei chicchi, trova la sua naturale applicazione nella farina per polenta. Nella zona di Feltre, ad esempio, si prepara la Polentina feltrina, un dolce simile all’Amorpolenta che si farcisce con la marmellata di prugne.

Ma non c’è autunno senza la zucca! Nel bellunese per Ognissanti era immancabile sulle tavole contadine la zucca, che probabilmente proprio per questo viene chiamata “santa” . La zucca bellunese ha veramente un gusto intenso forse dovuto alle notti fredde, come afferma Garlet, e non si può non utilizzare per preparare un ottimo risotto. Inoltre è facilmente riconoscibile, si tratta della zucca più tipica e conosciuta: buccia verdastra e forma arrotondata con estremità schiacciate.

Non possiamo lasciare il bellunese senza prima aver assaggiato le castagne del feltrino, altra tipicità del periodo corrente.
Eugenio Garlet:” La castagna di Feltre è molto dolce e anche questo frutto del bosco era cibo quotidiano dei nostri antenati. Ora sta realmente vivendo “una seconda vita” . In particolare la nostra Cooperativa produce i maccheroncini di farina di castagne che possono essere accompagnati con un sugo di pomodoro o esaltati con burro e salvia.”
La ricetta inedita di casa Garlet prevede i maccheroncini serviti con un trito di radicchio: un piatto unico, sano e volendo anche vegano!”

Tutte le informazioni su : http://www.cooperativalafiorita.it/

Elena Pravato

Se fossi un vino fermo sarei un Moscato giallo Castel Beseno. perché adoro i dolci (prepararli e mangiarli ) e resto fedele alla regola non scritta dei sommelier “dolce con dolce” . Inoltre è trentino come la terra che mi ha adottato. Se fossi uno spumante sceglierei un Oltrepò Pavese perché ricorda la mia Lombardia, dove sono nata e cresciuta. Se fossi un bicchiere sarei un bicchierino da shot o cicchetto, data la mia statura tutt’altro che imponente.

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