I coltivatori bellunesi stanno compiendo un’opera veramente mirabile di recupero delle varietà locali di questi prodotti, vere nicchie di mercato che per qualità gustative e proprietà nutrizionali valgono bene una visita nella provincia veneta. Ce ne parla il Presidente della Cooperativa La Fiorita, Eugenio Garlet, che con orgoglio rivendica i risultati di tanto lavoro volto alla valorizzazione del patrimonio agricolo ante-guerra: ” Purtroppo la mia generazione ha abbandonato le varietà tipiche del nostro territorio a favore di varietà più facili da coltivare provenienti dall’America e dall’estero, con il miraggio della produzione su larga scala” -afferma Garlet – ” Non ci siamo resi conto però che la quantità andava a discapito della qualità e il nostro “oro” stava andando perduto.”
Eugenio Garlet: “Si tratta di Orzo Antico che veniva coltivato nell’Alto Bellunese. Una volta non c’era la pasta e l’orzo era il cereale più utilizzato anche per i primi piatti. Il segreto del nostro orzo sta proprio nell’escursione termica notturna che a certe quote determina l’esaltazione del sapore e soprattutto l’incremento dell’apporto proteico. Il nostro orzo non viene perlato perchè con questa operazione si va a privare il cereale di una parte importantissima di nutrienti (infatti il nostro orzo non è bianco come la maggior parte in commercio, ma di color nocciola). Per mantenerne intatto il valore nutrizionale, ci rechiamo fino ad Andraz in un antico mulino a pietra, ancora azionato da una caratteristica ruota ad acqua, dove l’orzo viene decorticato. Naturalmente questo cereale si può apprezzare come orzotto o come minestra d’orzo. Essendo meno raffinato occorre lasciarlo a bagno per 6 ore e poi cuocerlo per 26/27 minuti. In alternativa è possibile gustare l’orzo attraverso i trasformati che la nostra Cooperativa produce: dal pane alle fettuccine d’orzo, dall’orzo tostato per moka alle gallette.”
Ma non c’è autunno senza la zucca! Nel bellunese per Ognissanti era immancabile sulle tavole contadine la zucca, che probabilmente proprio per questo viene chiamata “santa” . La zucca bellunese ha veramente un gusto intenso forse dovuto alle notti fredde, come afferma Garlet, e non si può non utilizzare per preparare un ottimo risotto. Inoltre è facilmente riconoscibile, si tratta della zucca più tipica e conosciuta: buccia verdastra e forma arrotondata con estremità schiacciate.
Non possiamo lasciare il bellunese senza prima aver assaggiato le castagne del feltrino, altra tipicità del periodo corrente.
Eugenio Garlet:” La castagna di Feltre è molto dolce e anche questo frutto del bosco era cibo quotidiano dei nostri antenati. Ora sta realmente vivendo “una seconda vita” . In particolare la nostra Cooperativa produce i maccheroncini di farina di castagne che possono essere accompagnati con un sugo di pomodoro o esaltati con burro e salvia.”
La ricetta inedita di casa Garlet prevede i maccheroncini serviti con un trito di radicchio: un piatto unico, sano e volendo anche vegano!”
Tutte le informazioni su : http://www.cooperativalafiorita.it/