Lì per lì austero e tenebroso, dietro quel grumo di ciliegia nera, mirto, alloro, liquirizia e pietra si cela in realtà un vino dal forte temperamento che non ripiega su semplici cliché, semmai scarta di lato grazie a un carattere indomito e a un gusto vibrante.
La cosa sorprendente è che recupera garbo, modulazione nei toni e quadratura se gli concedi aria e pazienza: è pervaso da un profondo sentimento minerale, lo senti, il succo resta innervato dall’acidità e lui brilla per contrasti. La materia si scioglie volentieri in ritmo gustativo, il tannino è denso ma in filigrana, apporta freschezza e a te viene voglia di riprovarci.
Sul fondo del bicchiere la delicatezza inattesa: profuma di viola, di sasso di fiume, di pepe bianco. E’ il sotteso di eleganza dopo tutta quella scorza austera.
Non lo dimentichi.
bravissimo Paolo a produrre questi vini che producono vibrazioni profonde, bravissimo Fernando a raccontarli con maestria.