Guido Vada e la nuova strada del Moscato secco

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Coazzolo, collina astigiana: nella terra del moscato. Qua, pur essendo Nizza Monferrato a neanche 25 chilometri, le vigne non fanno rossi, giusto un 10 per cento tra barbera e dolcetto; il resto è moscato, solo moscato, per versanti e versanti, a perdita d’occhio. I cartelli stradali agli incroci recitano nomi evocativi: Santo Stefano Belbo che richiama subito a Cesare Pavese, e Neive a ovest verso Alba, dove cambia tutto e le vigne danno nebbiolo da Barbaresco.

Tanta, tantissima produzione di uve per i grandi marchi industriali di spumanti, e una percentuale assai minoritaria di uve lavorata in proprio da piccoli e medi vignaioli per produrre il tradizionale Moscato naturale dolce. Qua si fa così da generazioni.
Da anni però il comparto della produzione di uve per l’Asti è in sofferenza per l’evoluzione del mercato delle bollicine dolci, con una contrazione della domanda e conseguente abbassamento dei prezzi delle uve. Coltivare vigne a moscato per i vignaioli diventa ogni anno sempre meno conveniente e lo scenario pate di una incertezza ormai divenuta strutturale.

Che fare per sparigliare le carte e evitare l’abbandono delle vigne, soprattutto le più belle e più difficili, ovvero quelle maggiormente in pendenza? Se lo sono chiesti otto giovani produttori, che da non molti anni hanno iniziato a sperimentare, a mettere insieme idee, costruendo piano piano un progetto d’amicizia e di cooperazione, e a partire dal 2019 hanno fondato l’associazione Aroma di un territorio, per iniziare a produrre e commercializzare una nuova tipologia di vino, il Moscato secco.

I loro Moscato si chiamano “EsCamotage”, nome che richiama la collina di Camo, una delle più iconiche dell’intero comparto del Moscato di Canelli, ma che non poteva esser citata in modo più esplicito essendo Camo un toponimo vincolato dal disciplinare della DOCG. Vengono prodotti con un disciplinare auto-condiviso, che dà la massima attenzione alla qualità, alla manutenzione del territorio, alla adeguata quotazione del vino.

Francesco Bocchino, Simone Cerruti, Guido Vada, Emanuele Contino, Fabio Grimaldi, Stefano e Daniele Cerutti, Luca Amerio e Gabriele Saffirio sono i soci fondatori, a cui si sono aggiunti in seguito Mauro D’Amerio e Luca e Simone Balocco.

Verso Coazzolo… un plin che incanta
E quindi, per conoscere più da vicino il Moscato bianco secco, metto nel mirino Guido Vada, nome entrato nel mio taccuino mesi fa, quando le visite erano impossibili, e per resistere erano soppiantate dai progetti delle visite, per quando sarebbe tornato possibile. Ma ci arrivo attraverso un percorso articolato: dal sito di Guido Vada raccolgo il suggerimento per un posto dove mangiare, il ristorante Ca d’ Linet. Prima tappa quindi nel centro di Coazzolo, verso questa classica cucina piemontese curata in sala dall’accoglienza di Maurizio (che si divide tra il ristorante e i campi, la struttura è anche un agriturismo) e in cucina dalla felice mano di Carmela, la moglie di origini brasiliane e che ha imparato con grande talento dalla classicissima impostazione della suocera, Linèt, un tempo mattatrice di questa mensa storica.

Qui i raviolini del plin da soli valgonoil viaggio. Li fanno a mano ogni mercoledì, Carmela e Linèt, con i tre arrosti che la tradizione comanda e con i soli rossi d’uovo per tirare la pasta. Sono i più piccoli ravioli del plin che abbia mai visto, capolavori di sapienza manuale, deliziosi. E il coniglio in agrodolce, piatto sorprendente per equilibrio e piacevolezza e perfezione di cottura. Ci abbiniamo la Tanguera di Guido Vada, Barbera dotato di grande equilibrio e di grande capacità di abbinamento, oltre a una naturale espressività vinosa.
A fine pasto, chiedo notizie di Guido a Maurizio e lui mi fa: “Te lo chiamo io!” In quattro e quattr’otto è organizzato l’incontro, basta guidare 5 minuti per salire alla sua cantina.

Guido Vada, le mani del vignaiolo
Sul crinale che sale la collina verso la chiesetta dipinta da David Tremlett basta deviare di poco a sinistra e siamo alla cantina dei Vada. Ci viene incontro il padre. “È di là in cantina a svinare, adesso arriva”. Guido sta svinando la barbera, ha le mani letteralmente viola. Nella concitazione dei lavori che seguono la vendemmia riesce a ricavare un po’ di tempo per stappare una bottiglia di Moscato e fare due chiacchiere seduto al tavolo. Nella sua cantina, le sue passioni. Oltre al vino, la bicicletta. Su una parete, circondata da una corona di bottiglie, la foto di Pantani. Ecco, adesso si ragiona ancora meglio.

Una nuova strada per il moscato
“Mosca bianca”: si chiama il Moscato secco di Guido Vada. All’anagrafe è un vino bianco fuori da ogni denominazione, contraddistinto dal bollo dell’associazione EsCamotage. Nasce dalle colline di Coazzolo a 320 metri d’altitudine, da uve 100% moscato lasciate fermentare completamente per 20/30 giorni in acciaio. Nella versione “Limited edition” (non viene prodotta in tutte le annate) viene vinificata con una fase iniziale di fermentazione insieme alle bucce, e un affinamento caratterizzato da una lunga permanenza sulle fecce fini e frequenti batonnages, per dare una maggiore pienezza di corpo.

Che dire, l’esito di questa versione 2019 fa riflettere sulle potenzialità di questa nuova visione del Moscato secco. Un vino intelligente, un fantasista dotato al tempo stesso di estro e concretezza, profili aromatici intriganti e corpo tosto, cesello acido e mano calda. Ha grana ruvida e allungo, e una abbinabilità a livello gastronomico che se ben azzeccata può dare risultati commoventi e nuovi.

Un vino che fa parlare di sogni
Le mani viola di barbera di Guido versano ancora un goccio di Moscato; fuori le creste dei sorì d’inizio ottobre sono ancora tutte verdi e non accennano ancora ai toni del rosso foliage. Si parla di cose belle, della seconda bimba in arrivo in famiglia*, di ciclismo. Del sogno di vedere il ramo ferroviario Alba-Nizza Monferrato ormai in disuso trasformato in una pista ciclabile in grado di attirare un nuovo turismo e al tempo stesso servire la popolazione locale, del fare squadra per rendere la bellezza di queste valli più fruibile per tutti.
Riguardo all’ipotesi della ciclabile, basta elencare i paesi attraversati: Alba, Neive, Castagnole delle Lanze, Santo Stefano Belbo, Canelli, Nizza Monferrato. Tutto all’interno del paesaggio Patrimonio Unesco per la bellezza delle sue colline, percorribile tutto l’anno con un percorso mozzafiato a pendenze ridottissime. Sarebbe davvero un sogno.
Vino, paesaggio, ciclismo. Guido ne parla con passione, come del suo Moscato secco, che è la sintesi di questa visione innovativa per un territorio d’una bellezza struggente, ma rimasto bloccato per anni dalle congiunture del mercato.

Visione e spirito di collaborazione, questo ci vuole per aprire una nuova strada. Guido ci sta riuscendo nel vino, con il gruppo di giovani vignaioli che producono l’EsCamotage, il moscato secco. E speriamo ci riesca anche il territorio del Moscato, a dare una vera nuova strada per visitatori curiosi di vivere la bellezza delle Langhe e del Monferrato non più dai finestrini delle auto ma in prima persona, godendo in modo nuovo un paesaggio unico al mondo.
Bisognerà seguirli, questi ragazzi dell’EsCamotage, sicuramente ne combineranno delle belle.

Visita in cantina effettuata il 9 ottobre 2021

*la piccola Olivia è nata il 26 d’ottobre, auguri!

Guido Vada
Via Osasca 21, 14050 COAZZOLO (AT)
Telefono (+39) 328 697 3637
Email guido.vada@gmail.com
www.guidovada.it
www.facebook.com/aromadiunterritorio

GALLERIA

Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

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