Tua Rita. La perla di Suvereto in tripla verticale

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Quante ne son cambiate, di cose, da Tua Rita. E quanta strada è stata percorsa dagli esordi “garagiste” degli anni Novanta alla dimensione strutturata ed eloquente di oggi. Il tutto corroborato da una crescente nomea, svincolatasi ben presto dai confini provinciali e regionali per entrare stabilmente nell’immaginario collettivo dalla porta principale, e restarci.

Attorno alla minuscola cantina c’erano allora sì e no un paio d’ettari di vigna. Oggi quella minuscola cantina è diventata un’ala dell’immenso salone d’accoglienza, mentre là fuori le vigne contano “appena” 35 ettari e disegnano un mare verde posto in leggero declivio alla base del Monte Peloso, a Notri, l’epicentro del rinascimento enoico di Suvereto, su suoli sassosi e rossastri ricchi di scisti argillosi e, più in basso, di sabbie e limo, testimonianza incancellabile delle colline Metallifere.

In vigna non si cima ma si affastella, volentieri si inerbisce, non si parla più di diradamenti selvaggi semmai di pre-vendemmie, fino ad arrivare ai grappoli spargoli e residuali per i cru più importanti, i cui mosti vengono trattati in modo più soft rispetto alla movimentata dinamizzazione di un tempo, ma sempre con certosina cura.

Il risultato sta in vini caratterizzati e assai lontani dal presenzialismo degli anni ruggenti. Flessuosi, accordati, cangianti, contrastati, sorretti e guidati un per l’altro da una speciale corrente sapida dalle connotazioni salmastre, ad allungarne il sorso e ad amplificarne il carattere.

La gamma nel tempo si è ampliata, moltiplicando gli stimoli e i punti di attrazione (dalla raffinata seduzione del Sangiovese, incarnato dal Perlato del Bosco, alla salsedine della Ansonica Keir), ma l’occasione di un ritorno a Suvereto è stata rappresentata in questo caso da una singolar tenzone in tripla verticale dedicata alle etichette iconiche di casa: Giusto di Notri, Syrah (Per Sempre) e Redigaffi, gli architravi portanti della “costruzione” Tua Rita.

Le annate prese a riferimento, quantomeno quelle in retrospettiva, sono volutamente diverse fra loro per tastare il polso a un’attitudine, per verificare cioé come si manifesti a fronte di millesimi climaticamente differenti: da quelli caldi a quelli freschi, fino a quelli micrometricamente regolari.

Ah, fra i tanti piccoli cambiamenti, una “cosa” è rimasta sempre la stessa: la famiglia, autentico motore e legante di una storia tutta. In fondo ti accorgi come Tua Rita resti fondamentalmente una cantina familiare, “mossa” da uno spirito familiare. La volontà di condivisione, l’accoglienza e il basso profilo ne rendono per intero l’umanità.

Tua Rita sono persone reali, che amano raccontare la loro vita professionale e i loro vini con sincerità e senza infingimenti. Tua Rita sono nomi e cognomi: il compianto Virgilio Bisti e la moglie Rita Tua, ovvero gli iniziatori di una scommessa nuova, la figlia Simena e il di lei marito Stefano Frascolla, l’uomo-immagine che grazie al suo lavoro di comunicazione ha trasformato una piccola realtà artigianale in una stella del firmamento internazionale, e poi il futuro, nella persona di Giovanni Frascolla, figlio di Stefano e Simena nonché neo-enologo, che si sta facendo le ossa a PoggioArgentierA, la “dépendance” maremmana di Tua Rita.

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GIUSTO DI NOTRI

Fu il primo vigneto piantato a Notri dalla famiglia Bisti. E il Giusto, prodotto a partire dal 1992, aprì la strada a un sogno, modellando l’anima più profonda a una vocazione e a una proposta. Lo ha fatto assumendo le sembianze di un Bordeaux-style dal profilo mediterraneo.

Giusto di Notri 2005 (cabernet sauvignon, merlot, cabernet franc)

Conserva ancora frutto, e freschezza, e forme eleganti, e proporzioni, e giustezza (un Giusto di giustezza). Ha una gran beva, evoca e coinvolge; con disinvoltura abbraccia la complessità e te la fa sentire.

Giusto di Notri 2009 (cabernet sauvignon, merlot, cabernet franc)

Davvero intrigante al naso, concessivo, fragrante, dispiegato, alimentato da note ferrose sottocutanee. In bocca si concede più largo, sente l’annata calda ma la cavalca bene, a parte qualche contrazione finale e una latente asciugatura nel tratto.

Giusto di Notri 2013 (cabernet sauvignon, merlot, cabernet franc)

Una bella profondità balsamica annuncia un vino carnoso e di spessore, con i rivoli tostati in fase digestiva e una materia integra da mettere sul piatto dei ragionamenti. I tannini sono ben foderati dal frutto, e lui è vino di prospettiva, che ancora scalpita, con una energia che guarda dritto in faccia il futuro.

Giusto di Notri 2018  (cabernet sauvignon, merlot, cabernet franc 10%)

Una chiara impronta “cabernettosa (erbe, cuoio, peperone) apre a un sorso sanguigno, denso, fitto eppur contrastato, con il rovere in via di assorbimento. Finale alla liquirizia.

Giusto di Notri 2019 (cabernet sauvignon, sangiovese, merlot, syrah)

Chiede bottiglia, come è giusto che sia, ma subodori di già un grande senso dell’equilibrio: è sinuoso, tonico, proporzionato, e dimostra maggiori doti di luminosità, contrasto e freschezza rispetto all’annata precedente: un Giusto all’insegna dell’eleganza.

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PER SEMPRE

L’amore incondizionato di Virgilio Bisti, che alla domanda su che cosa preferisse, fra i vitigni messi a dimora, lui era solito rispondere: “ il syrah, per sempre”. E Per Sempre è il nome che ha acquisito il vino in corso d’opera, dopo le prime edizioni carbonare che portavano semplicemente il nome Syrah. Tirato in pochi flaconi, potente e concentrato, è frutto di una selezione spietata e di un microclima che associa estati calde a bassa piovosità, condizione propizia, quest’ultima, per generare identità a latitudini tutto men che “rodaniane”.

Syrah 2006

Figlio di una concezione enologica oggi non più cavalcata, qui è dove il frutto (ancor presente) elargisce dolcezza e l’indole è mediterranea, con l’impianto dei sapori caldo, la trama che si muove più in larghezza che in profondità, il finale che si asciuga un po’.

Syrah 2008

Sprigiona intensità sia aromatica (pirite, polvere da sparo, affumicato) che gustativa, sciorinando ricchezza e rigoglio di materia. Articolazione “nsci nsci”, ma confortante vivezza.

Syrah 2010

Caldo, massiccio, concentrato. E se la disinvoltura non è il suo forte, l’ascendente salmastro è molto interessante: lo percepisci proprio e ti rincuora.

Per Sempre 2018 (syrah)

Ampiezza e flessuosità, e una materia salda ben al riparo dagli eccessi, a concretizzare sapore, sapidità, Mediterraneo. Sensibili i progressi sul piano del contrasto, rispetto al passato, per un vino che chiede solo tempo per acquisire maggiore distensione.

Per Sempre 2019 (syrah)

Decisamente più risolto ai profumi che non al gusto, lì dove spessore e materia ne comprimono al momento espansione e chiarezza espositiva, con i tannini che ancora fremono.

REDIGAFFI

Il vino-icona di Tua Rita, l’artefice di un riconoscimento a livello planetario. A lui probabilmente si deve l’accensione dei riflettori del mondo sul distretto suveretano e la Val di Cornia tutta. Generoso e coinvolgente, nelle ultime edizioni si giova di un approccio rimodulatosi rispetto a un tempo, sia in campagna che in cantina, a tutto vantaggio dell’eleganza, dell’articolazione e della “trasparenza” espressiva.

Redigaffi 1999 (merlot)

Affascinante il lato evolutivo, con un rivolo di dolcezza in perdonabile sopravanzo, un naso che all’aria si fa sempre più stimolante e un tratto gustativo setoso, morbido, levigato, abbellito da risvolti salini.

Redigaffi 2010 (merlot)

Sulle sue, non troppo espansivo nell’eloquio, ne percepisci la tattilità, la pienezza, la stazza. Il vino è presente, vivo, il legno la lasciato qualche strascico e la dinamica appare un po’ difficoltosa.

Redigaffi 2012 (merlot)

Austero e compassato, la materia è tanta mentre lui spinge e sbuffa. Chiusura un po’ asciugata ma palesa grinta, temperamento, savoir-faire.

Redigaffi 2018 (merlot)

Qui ampiezza, equilibrio, saldezza e integrità: un gran Bordeaux dallo spirito mediterraneo. Tanto sale in corpo, ed è un gran bene.

Redigaffi 2019 (merlot)

Cremoso, elegante, balsamico, di bella prospettiva, con la freschezza e la flessuosità a certificarne la statura autoriale.

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Contributi fotografici dell’autore

FERNANDO PARDINI

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