Lo spalto offerto a questi outsider di squisita eloquenza qualitativa e pregevole dignità territoriale – in taluni casi reali sorprese o autentici exploit – sottende il fatto che di questa genìa di vini ve ne siano un bel pò, a dimostrazione della vocazione e delle potenzialità della Toscana enoica in qualità di culla prediletta di vini autoriali.
Ma c’è un di più: l’angolazione secondo cui ho inteso traguardare i vini qui proposti parte soprattutto dal mio attuale sentire, e quindi dalla ricerca della naturalezza espressiva, dote fra le più alte in assoluto (e fra le più difficilmente esplicabili, a parole) per qualsivoglia vino della contemporaneità.
Questo attributo coinvolge tanti aspetti di un vino, e dei tanti aspetti coinvolti ne rappresenta il coagulo: il modo di porsi e di diffondersi, il “movimento” interno, la qualità del disegno, l’accordatura fra le parti, la sincerità espressiva, l’aderenza territoriale, la trasposizione varietale, la spontaneità, la purezza, il candore. E il fatto di saper unire in un sol bicchiere istinto e complessità.
Per “statuto” non contempla forzature e sovrastrutture, marcando una provvidenziale distanza dall’accanimento tecnico e dalla chirurgia estetica. Ah, e secondo il mio modo di vedere non contempla nemmeno rusticità, approssimazioni e cerebralità.
La prima parte ha raccolto suggestioni dalla campagna fiorentina e dalla Toscana del Nord, dal Chianti Classico e dalla Costa (ovvero dalle province che si affacciano sul mare, anche se in taluni casi ho “pescato” dalla montagna).
Come sempre, l’obiettivo è duplice: instillare un briciolo di curiosità in più, al di là delle strade più conosciute, e sperare di poter diventare tutti un po’ più bufali.
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CAMPAGNA FIORENTINA E TOSCANA DEL NORD
Balsamico e floreale, su riflessi piritici e terrosi, brilla per naturalezza espressiva e delicata carnosità di frutto: è invitante, fresco, profilato, di adeguate proporzioni e affusolata snellezza. Indiscutibile la personalità, indi per cui Altoreggi non si può evitare!
Di luminoso nitore, è elegante, sfumato, scorrevole, misurato, dai tannini dolcissimi. Un vino che rilascia una sensazione di invidiabile purezza, la cui agilità di beva non significa affatto semplicità. Non meno che sentimentale.
Fra note di lampone e melagrana, violetta e gesso, ha una succosità bella e pura, uno sviluppo fresco e un gusto sincero, rimarcato da una naturale dolcezza di frutto e da una spiccata propensione alla beva.
Levigatezza tattile, frutto cristallino e affascinante introspezione per un Rufina grintoso e suadente al tempo stesso, segnato da tannini ancora spigliati ma molto espressivo. Prezzo amorevole.
E’ ampio, lungo, dall’ascendente floreale e dall’incedere elegante, e si diffonde con garbo grazie a tannini calibratissimi. Prezzo indiscutibilmente conveniente.
Nitidezza, sfumature, complessità aromatica, florealità struggente, macchia mediterranea, dolcezza tannica, ariosità. Il nuovo protagonista di una gamma sempre più intonata.
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CHIANTI CLASSICO
Stimoli gessosi-minerali, compostezza, scioltezza, profondità e grado di contrasto caratterizzano un vino giovane e di bella prospettiva. Un grande Chianti Classico, che segna e guida una produzione sempre più in spolvero, di affermata identità stilistica.
Di straordinaria naturalezza, iodato e puro, con sfumature floreali, vegetali, di macchia mediterranea e con un intrigante risvolto fumé (non da rovere), si libra e si diffonde deliziando il palato. Un miracolo di equilibrio e spontaneità, che poggia a terra su zampe di uccello.
Fra seduzione aromatica e profondità gustativa, se ne esce con un profilo fresco, sapido, slanciato, che si distende su tannini di velluto. Aristocratico, elegante, sfaccettato, è un notevole conseguimento.
Di impronta naturale, è melodioso, fresco, succoso, teso, salino, dai rivolti agrumati. Un Sangiovese quintessenziale, da incasellarsi fra le sorprese più liete.
Sottile, freschissimo, delicato, infiltrante, abbina naturalezza e ariosità in una dimensione di assaggio garbata e sfumatissima nella dote tannica, al punto da ricordare un Bruno Giacosa in salsa toscana. Da bere a secchi.
Tenero, ampio, floreale, dal fondo iodato-minerale, propone un eloquio raffinato seguendo lo spartito della purezza e della sensualità. Pinotteggia, facendosi evocativo.
Vivezza, slancio, profondità minerale e personalità per un gusto scattante e pepato. Non più una novità, su questi livelli di compiutezza, e anche se oramai potrebbe essere definito un “classico”, per sua natura – e per spirito di indipendenza – Ghiandaia resta e resterà un ineludibile outsider .
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COSTA TOSCANA
Sorprendente Chianti (e basta). Le evidenze di amarena matura e di erbette aromatiche ne traducono l’indole mediterranea, mentre l’acidità in resta, il tannino delicatamente increspato e il conseguente slancio gustativo si fanno garanti della vocazione gastronomica. E’ un peso leggero, ma in quel disegno dalle linee essenziali trovano casa ritmo e vivacità.
A instradare questo Cabernet nel verso dell’ariosità ci sono la freschezza, la spontaneità, l’integrità di frutto, la struttura bilanciata, l’assenza di orpelli e il ritmo indiavolato. Qualcuno potrebbe sostenere che sia sottopeso, se raffrontato ai pari categoria bolgheresi o suveretani, ma è proprio in quella giustezza di passo che hai il respiro dell’unicità.
Prima annata di sempre, e prima fermata. Fortunatamente il viaggio proseguirà, perché un Canaiolo così sussurrato è davvero cosa rara. Il candore fruttato accoglie rivoli vinosi, che aprono all’istintività di un bere amico prima ancora che alla profondità, mentre al gusto non presenta “gradino” tannico, solo leggiadria. E’ longilineo, sfumato, dal corpo lieve e dalla trama di seta leggera; sul fondo del bicchiere trattiene il profumo della viola.
Elegante, disinvolto, sfumato, morbido & accattivante, simpatico a pelle, la sua fisionomia felicemente disadorna tradisce senza fraintendimenti l’essenza di un vino di frontiera, proveniente da un luogo dove il peso strutturale cede il passo alla levità.
Il contrappunto piccante e vegetale, mai esacerbato, è funzionale al carattere fresco e umorale di un vino che ha il ritmo nelle vene, la cui nervosità si traduce in slancio e in contrasto gustativo, contemplando risvolti aromatici di fragoline di bosco, melagrana e pepe bianco. Contemplando purezza.
In un contesto peculiare in cui la natura reclama ancora i suoi spazi e se li prende, Valente discende da vecchi ceppi e scarta di lato dal mainstream bordolese: elegante e longilineo, perfettamente bilanciato, è sostenuto da una decisa vena acida. Il finale, arioso e bello, porta con sé sensazioni saline corroboranti. Non lo dimentichi.
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tobecontinued