Non posso farci niente, è più forte di me; il richiamo della Langa, durante il periodo autunnale, si fa “assordante” tanto quanto un concerto degli U2 eseguito all’interno di una palestra delle scuole medie. Scherzi a parte, l’unico rimedio possibile per tornare alla normalità è recarmi tra queste colline almeno due o tre volte. A distanza di qualche settimana, s’intende. I motivi sono molteplici: la bellezza del paesaggio, quell’atmosfera unica che ha fatto guadagnare alla Langa la nomina di Sito Unesco (assieme a Roero e Monferrato), la cucina locale ricca di tradizione e di materie prime di alto livello, l’ospitalità delle persone e, per ultimo – ma non in termini d’importanza – il vino e tutto ciò che ci gravita attorno.
Ho incontrato Sergio in diverse occasioni: in cantina tanti anni fa, presso alcune manifestazioni dedicate alla stampa e durante le classiche fiere enologiche. Il destino stavolta ha voluto che mi confrontassi con il lato femminile dell’azienda, rappresentato egregiamente dalla moglie Elena e dalla figlia Maria. Elena, oltre a nutrire una profonda passione per il territorio dov’è nata e cresciuta, è una sorta di memoria storica, e non si risparmia nel raccontarci aneddoti interessanti. Abbiamo parlato di un sacco di progetti passati e futuri, e di quanto il mondo del vino sia cambiato negli ultimi 25 anni. Dall’evoluzione dell’Alta Langa ai successi conseguiti non soltanto grazie alla gamma dei Barolo, ma anche grazie al Langhe Riesling Hérzu, tra i bianchi più importanti del territorio, e poi le attenzioni riservate alla Nascetta, vino-vitigno sorprendente che ho avuto modo di approfondire grazie a una mini-verticale.
Il tour in alcuni vigneti storici di Serralunga (Cerretta, Lazzarito, Prapò, Vigna Rionda) è d’obbligo, per carpire la profondità a 360° dei vini che da lì discendono ed apprezzare le affascinanti sfumature cromatiche del foliage autunnale, ciò che caratterizza la Langa nella stagione più bella dell’anno. All’appello manca soltanto quel velo di nebbia che rende l’atmosfera a tratti onirica. Oramai è sempre più rara anche in Piemonte, ed è un dato di fatto. Per fortuna è rimasto tanto buon Nebbiolo.
Scherzi a parte, la Mga che più di tutte rappresenta il cuore pulsante dell’azienda, dove tutto è nato insomma, è Cerretta, raggiungibile comodamente a piedi una volta varcata la soglia della proprietà. Come già anticipato, l’attività storica ha inizio nel 1856: quattro ettari di vigna alla Cerretta, ma non solo; venivano coltivate anche pesche, ciliegie e altre piante da frutto. Alberto e Francesco Germano ne furono i pionieri. Occorre fare un salto in avanti e arrivare fino agli anni Sessanta, epoca in cui Ettore, colui che darà il nome all’azienda attuale, ebbe la felice intuizione – grazie anche alla moglie Rosanna – di ampliare l’attività, passando dalla sola viticoltura alla produzione vinicola.
Cresciuto in vigna, sviluppò un grande amore per la viticoltura, tanto da diventare un abile e appassionato innestatore. Sergio ha preso tanto dal carattere del padre, come la capacità visionaria di andare oltre il classico dato di fatto e il non fermarsi davanti agli ostacoli, cercando di migliorarsi sempre allo scopo di raggiungere livelli inaspettati. L’aneddoto che ci racconta Elena è quanto mai esaustivo in tal senso. ” Il papà di Sergio, Ettore (scomparso nel 2005), avvertì la necessità, già negli anni ‘60, di ristrutturare i vigneti con selezioni di viti innestate da lui stesso, a grappolo spargolo, acini piccoli e buccia croccante, vocate a produrre vino di qualità e meno sensibili a certi parassiti.”
Nel 1975 viene costituita l’Azienda Agricola Ettore Germano. La vinificazione e l’imbottigliamento divengono man mano più consistenti e inizia così il primo commercio di pochi ettolitri di vino venduti a clienti privati e ad amici. L’attività cresce sempre più e nel 1985 Ettore – nel frattempo diplomatosi alla Scuola Enologica di Alba – attua il primo sostanziale cambiamento, passando dalla mera viticoltura a un’attività più completa, che comprende anche la vinificazione e l’imbottigliamento.
Nel 1988 escono le prime 5000 bottiglie. Sostanzialmente vengono immessi nel mercato i vini classici di Langa: Barolo, Dolcetto e Barbera, assieme a una piccola produzione di Chardonnay. Nel 1993 la svolta epocale: l’uva prodotta viene interamente vinificata e imbottigliata. Nel 1995 avviene l’acquisizione, a Serralunga d’Alba, di circa due ettari di Cerretta, e contestualmente inizia l’avventura in Alta Langa, per la precisione a Cigliè (CN), consistente nella sfida di produrre grandi bianchi a base chardonnay e soprattutto riesling renano.
A cavallo del nuovo millennio la famiglia Germano si allarga: nel 1998 nasce Elia e nel 2001 Maria, che ho avuto il piacere di conoscere in cantina. Gli anni successivi segnano l’acquisto di un altro ettaro in zona Prapò, uno di Lazzarito, un altro a Pradone (appendice del Lazzarito) e un ultimo sempre alla Cerretta, che ad oggi contempla il maggior numero di ettari vitati, ovvero 6.5. La proverbiale ciliegina sulla torta arriva grazie a un’eredità: mezzo ettaro di vigna facente parte di una delle Mga più note dell’universo Barolo, Vignarionda. In totale gli ettari vitati a Serralunga d’Alba sono quindi 10.
Sergio però non si accontenta. Contestualmente agli ottimi risultati conseguiti in Alta Langa grazie al Langhe Riesling Hérzu (e non solo), decide di entrare nel mondo delle bollicine Metodo Classico dalla porta principale, arrivando oggi a produrre ben 4 etichette di Alta Langa Docg. Si tratta dunque di un totale di 12 ettari di vigna a Ciglié, dove le altimetrie variano tra i 550 e i 600 metri sul livello del mare e i suoli sono particolarmente calcarei e ricchi di scheletro. La natura a tratti selvaggia appare meno “ordinata” che non in Langa, e la presenza dei boschi si estende a perdita d’occhio, delineando un ambiente ricco di biodiversità caratterizzato da importanti escursioni termiche. I grappoli risultano più piccoli e vi è maggiore concentrazione sulla buccia.
Riguardo la filosofia in vigna lascio nuovamente la parola a Elena. “Proprio per il rispetto dei nostri predecessori continuiamo a mantenere un approccio basato sulle necessità primarie dei vigneti e dei loro cicli biologici, senza forzature e accanimenti. La soddisfazione più grande sta nel vedere il risultato del nostro lavoro raggiunto, nonostante le difficoltà“.
Occorrono circa 800 ore di lavoro per ettaro, di cui oltre il 90% manuali. La stessa sensibilità viene applicata in cantina, allo scopo di non rovinare ciò che è stato fatto in vigna, o peggio ancora mortificare il dono offerto da madre natura, che in Langa è stata indubbiamente generosa. L’uso del legno è sempre commisurato alla materia prima che deve ospitare, e funge da mero contenitore, nulla di più. La collaborazione con diversi produttori di botti (francesi, austriaci, italiani) serve a marcare meno il vino. Grande attenzione è riservata alle chiusure con capsule a vite (Stelvin), una tecnica che consente di aggiungere meno solfiti durante la fase d’imbottigliamento.
Veniamo ora agli assaggi effettuati in cantina. Avremo modo di approfondire anche l’aspetto morfologico dei suoli per capire le sostanziali differenze, riscontrate nei vini, nonostante i pochi chilometri che separano una Mga dall’altra.
Alta Langa Extra Brut 2019
Alta Langa Riserva Blanc de Blancs Pas Dosè 2016
Breve inciso: l’azienda, con il passare degli anni, ha intuito che la fermentazione alcolica in serbatoi di acciaio verticali con macerazione di circa 10 giorni sulle bucce, seguita da un affinamento in anfore di terracotta per 8/10 mesi, rendono il Langhe Nascetta promettente e particolarmente equilibrato. Anche la longevità mi ha stupito, ciò che ho avuto modo di appurarlo mediante la verticale che segue.
Langhe Nascetta 2021
Langhe Nascetta 2014
Langhe Nascetta 2013
A dieci anni dalla vendemmia questo vino convince soprattutto per la totale assenza di sbavature, tanto al naso quanto al palato. Anche il colore mostra lucentezza nella sua tonalità oro caldo. Naso nettamente più “dolce” rispetto al vino precedente, ma legato sempre a un ricordo di frutta mai stucchevole: ananas disidratato, pesca matura e un risvolto di calcare e smalto. Pepe bianco in chiusura. Anche in bocca mostra garbo, equilibrio e profondità, in totale assenza di alcol percepito nonostante l’annata calda. Godurioso.
Langhe Riesling Hérzu 2022
Langhe Nebbiolo 2022
Barolo Cerretta 2017
Barolo Vignarionda 2017
Barolo Lazzarito Riserva 2017
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Contributi fotografici di Danila Atzeni