Barolo DOCG San Lorenzo 2004 – Fratelli Alessandria

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Sottozona/cru: Vigna San Lorenzo – Verduno (CN)

Data assaggio: marzo 2009

Il commento:

Di fronte a un colore come questo non avere timore di perderti le sfumature, perché ci vedi l’essenza e il contorno, il fondo e la superficie. E’ una trasparenza confortante, la saldezza che c’è dietro te la lascia solo immaginare. Ecco, di fronte a un colore così inizi ad immaginare. Ma mentre in altri casi, dopo aver “ascoltato” naso e bocca, sei portato ad immaginare assai di meno, qui capisci trattarsi di tutt’altra storia. C’é un mondo di dettagli in quei profumi, e una irriducibile voglia di comunicare naturalezza.

Nell’assetto “finto semplice” quasi non ti accorgi della insondabile loro concretezza, o di quanto sia profondo il legame con la terra da cui prendono spunto. Il mio amico e collega Pierluigi Gorgoni riesce a disegnare con le parole l’incanto sotteso in un bicchiere di vino, affidandosi spesso a quelle che lui chiama “sospensioni”. Ecco, credo che per odorare un naso così sia necessario accorgersi delle sospensioni, che è come saper apprezzare le pause e i silenzi nella musica, e di quanta spazialità siano in grado di apportare a un componimento. È un naso profondamente minerale, infuso di erbe e fiori macerati, candore di frutti rossi, viola, sentimento. E’ un continuo accennare, lì dove ogni accenno ti illude di completezza.

In piena coerenza, nella sottile laminata bellezza di quella bocca coglierai l’assoluta trasparenza. Il profilo gustativo è riccamente essenziale, carnoso quanto basta, sostanzialmente “nudo”, bellamente sapido. I tannini ricamati e frementi al tempo stesso, ad indicarti una gioventù che accoglie senza ferirti. Quella trama è un continuo gioco di rimandi, nel nome della eleganza, della scorrevolezza e della sensualità. Senza urla o schiamazzi ti offre tutta la nobiltà di cui è capace un Nebbiolo. Verdunese nell’anima, è vino elegiaco e puro.

Trenta euro o giù di lì per continuare a credere che c’è pure un senso.

La chiosa:

Mi capita sempre più spesso di desiderare poco chiasso attorno, per restarmene con le cose care possibilmente in silenzio e obbligatoriamente in disparte. D’altronde mi sto accorgendo che un certo “dosaggio” di solitudine mi ci vuole e non è insopportabile come una volta. Quando ero giovane ero incapace di star solo. Coloro che mi conoscono dicono che penso troppo e che forse sono inquieto. In verità non so se la ragione primaria stia nel ritagliarmi tempo per poter pensare. E neanche se i miei pensieri siano propriamente inquieti. Diciamo che principalmente mi conforta l’idea di un tempo mio.

Sia quel che sia, quelle volte lì, immancabilmente, mi viene voglia di stappare una bottiglia. Quelle volte lì però non ho voglia di sperimentare, voglio qualcosa che mi faccia sentire a mio agio, qualcosa che non mi faccia apprezzare lo sforzo di un pensiero, qualcosa che non accavalli dubbi ai dubbi: una cosa cara, appunto. Da qui la fisionomia del vino, perché è chiaro che non può essere una fisionomia qualunque. Ho bisogno di istinto, non di ragionamento. Ecco, nei vini della famiglia Alessandria c’è la dimensione incantata che intendo io. Non la voce grossa, non l’impedimento dei volumi. Ammetto che ricorrere al loro mitico Verduno Pelaverga ha ormai assunto la disinvoltura di un gesto rituale, e non vi immaginate quanto mi dia fastidio la ritualità! Allora mi sforzo (mi tocca pensarci su) e spariglio. Accade così di puntare più in alto sul piano emozionale. E che spunti all’orizzonte San Lorenzo. E’ una compagnia amica la sua, in grado di regalarmi attimi sospesi, ciascuno dei quali dura mille attimi. Quando lo sorseggio non penso al vino, ma alla piega che prendono i pensieri: dal volo radente al librarsi è un attimo. Unico neo, distogliermi dall’incanto solitario. Perché dopo quegli incontri devo correre -sì , correre- ai miei affetti, per tentare condivisioni tutte nuove. Però forse è grazie anche a vini come questi che le ferite si ricuciono e le inquietudini si fanno stupide. Dopo vini così è bello ritornare al mondo.

La foto dei vigneti è tratta dal sito aziendale dei Fratelli Alessandria, e immortala naturalmente il Vigneto San Lorenzo.

FERNANDO PARDINI

6 COMMENTS

  1. Certo, qui si rischia che ti ridicano che così “non si comunica un prodotto”. Bah!

  2. Ostia Riccardo, hai ragione! Per fortuna non comprendo il significato di certe parole (come “prodotto”), così affronterò l’immane rischio con il coraggio ingenuo di chi ignora..

    fernando

  3. Grazie Fernando
    per aver tracciato un ritratto così emozionante di una delle aziende a me più care.

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