Sottozona/Cru: contrada San Basilio – Val di Noto – Ispica (RG)
Vitigni: nero d’Avola
Data assaggio: agosto 2011
Il Commento:
Nella mia cella agostana, alle prese con i giudizi febbrili e le meditabonde schede guidaiole, oggi ho ritrovato un senso e la voglia di comunicare. D’altronde, mi è entrato il mare in casa. A 10 euro, ho il mare in casa.
La chiosa:
Di fronte a San Basilio (il vino intendo) vale più che mai il celebre adagio veronelliano: “ da cogliere in piena gioventù”. Ecco, mi piacerebbe pensare che ciascuno di noi potesse coglierlo un vino così. Lui (il vino intendo) si dà daffare per metterti a tuo agio. Al punto da aprirsi a varie chiavi di lettura. Dove tutte, lo sento, invariabilmente portano alla stessa meta. Che poi, chiosando con forbìti giri di parole, è questa: “ma quant’è ‘bbono?!”.
Dopo San Basilio (il vino intendo) una domanda sorge spontanea: di quanti maquillage, di quante ridondanze, di quante intimidazioni coloranti, di quante spasmodiche-melliflue-pachidermiche-consistenze, di quanti scimmiottamenti stilistici avrà ancora bisogno la generosa terra di Sicilia prima di comprendere che un’altra strada c’è, che esiste, è percorribile, bella e individua? Ma è davvero così difficile sostituire l’istinto alla cerebralità per poter finalmente sostenere, senza essere erosi dai sensi di colpa: “questo si beve, quest’altro no?”.
Massimo Padova e la sua Riofavara, in quel di Ispica (e dintorni), stanno trovando una strada. Di più, altri ispirati interpreti – da nord a sud, da est a ovest- riflettono ormai nei loro vini una “sicilianità” più autentica, più riconoscibile, più spinta. C’è un bel sentire nell’aria, ma forse non è abbastanza. Io, per un vino giovane e bello, ho un ricordo giovane e bello: porta la voce di Pino Daniele, quello degli esordi, quello “vero”. Uno che già allora aveva trovato una strada, e che per il suo Sud gridava: “voglio di più di quello che vedi”.