Lisini poi, a ben vedere, conserva non poche unicità. Non tanto e non solo una storia importante e una irreprensibile qualità produttiva, quanto un patrimonio viticolo assai particolare, dal momento in cui potrete trovare qui uno dei vigneti più vecchi attualmente in produzione in Toscana, datato anni ’40. D’altronde, già nel 1930, Lodovico Lisini piantò la vigna Ugolaia (ci aveva visto bene, contro i detrattori del tempo e la sostanziale misconoscenza delle potenzialità di un territorio in larga parte vergine), e l’altrettanto mitico vigneto prefillossera, prima di dare l’addio alle scene, ha partorito una decina di annate “tutt’in fila” del Brunello omonimo persino negli anni ’90 del secolo scorso, ancora oggi oggetto di culto feticistico da parte degli appassionati.
Senza contare poi l’onore di avere avuto Lisini fra i protagonisti del primo evento organizzato da L’AcquaBuona, nel dicembre 2003, “Brunello di Montalcino in Versilia”, dove riuscimmo a portare 33 vignaioli a Viareggio, ciascuno dei quali proponeva al pubblico una miniverticale di Brunello in degustazione. Alla base un budget stratosferico: 3000 euro! Alla base tanta ingenuità (la nostra) e tanta voglia di provarci.
Effetti collaterali: ho notato che la strada bianca che mi ha portato fin qui è la stessa di un tempo, buca più buca meno. Sono particolari importanti, che manifestano per una volta almeno una sensibilità amministrativa “di salvaguardia”, manna santa per luoghi del genere. Dopo l’ultimo Ugolaia poi, ho avuto il miraggio di una Fiat 127 color rosso acceso ad attenderci fuori della porta. Come se nulla fosse cambiato. “Potenza di una terra -ho pensato- mi hai illuso un’altra volta!”
Brunello 2006 – Bella silhouette aromatica: elegante, ampia, dettagliata; frutto bellamente integro, rosso del bosco, sfumature di viola e tanta sensualità. Levigato e lineare al palato, si increspa leggermente su un tannino ancor vivace. Colpiscono la croccantezza del frutto e la freschezza dell’impianto gustativo.
Brunello 2005 – Compostezza, portamento, frutti del bosco netti e delineati, poi agrumi e spezie. Elegante non c’è che dire. Bell’attacco di bocca per un componimento gustativo ben intonato fino a mezza via. Un lieve esubero tannico e un rovere alla ricerca della perfetta integrazione rendono il finale più rugoso. Però si lascia ben bere.
Brunello 2004 – Molto equilibrio in questo naso, molta nonchalance: carnoso e floreale, è naso luminoso, nitido, ben scandito, prodigo di accenti sensuali, di frutto e balsami. Il tutto espresso con raro senso della misura. Bella trama di bocca, sapida e precisa, che tende solo ad assottigliarsi nel finale, quando si concede qualche asciugatura in più assieme a una incisiva scia speziata.
Brunello 1999 – Profumi old fashioned: sono terra, sottobosco, spezie e tabacco. La veracità e la forza espressiva alimentano un respiro classico oltremodo rigoroso. Masticabile e fiero, si lascia ben bere con tutti i suoi spigoli e la sua sprezzante personalità. Tannico e buono.
Brunello 1997 – Naso cordialmente disposto “al dialogo”, aperto e dettagliato: fiori secchi, agrumi, terra e un filo di tabacco. In bocca non si sfibra pur restando sostanzialmente “largo”. Accogliente, piacevole, ancora vivo nonostante il finale più semplificato.
Brunello di Montalcino Ugolaia 2005 – Ciliegia netta, viola e spezie in compendio armonioso ed elegante, molto Lisini style. Fine, setoso, complesso, si allunga da par suo rendendosi appagante. Da bere a secchi.
Brunello di Montalcino Ugolaia 2004 – Caleidoscopico, floreale, sottile, speziato, finissimo e sfumato: un soffio di bontà. Mi sarà piaciuto?
Brunello di Montalcino Ugolaia 2000 – Meno lirico del 2004 e del 2005 ma ancora coeso, è vino caldo, generoso, avvolgente. Le trame si allargano al gusto, per un finale più “spalmato” delle attese su frutto e alcol. Buono, ma non superiore.
Brunello di Montalcino Ugolaia 1998 – I rivoli di cuoio e bacca selvatica annunciano un naso “affilato”, calibratamente vegetale epperò pimpante e vitale. Bocca di incredibile contrasto e dinamismo, che fila via in scioltezza e personalità, capitalizzando al massimo la freschezza di una annata non memorabile, evitando brillantemente derive “immature” e rivendicando fino in fondo la dignità del cru, capace com’è di sopperire alle mancanze con una scorta di risorse tutta interiore.
Foto, nell’ordine: la casa torre di Casanova, sede aziendale; Carlo Lisini; Filippo Paoletti
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