A fare gli onori di casa troviamo Vittore Alessandria, che rappresenta la quinta generazione della famiglia, proprietaria della tenuta dal 1870. Vittore è affabile e riflessivo, consapevole del grande onore e grande onere di tenere le redini di un’azienda storica; ci tiene a precisare che già prima dell’arrivo degli Alessandria, quella cantina e quelle vigne avevano una notorietà che usciva dai confini di Langa.
Entrando si supera una porticina in legno e si scendono alcuni gradini, fino ad arrivare a una piccola stanza a metà strada fra il piano terra e le cantine sotterranee.
Veniamo a oggi: il mercato estero è il principale sbocco nelle vendite dei Fratelli Alessandria; soprattutto Europa e Stati Uniti per i vini di punta (quattro i Barolo, di cui tre singoli cru, Monvigliero, Gramolere e San Lorenzo), mentre in Italia sono venduti soprattutto i vini più pronti, barbera e pelaverga in primis.
E proprio con il pelaverga inizia la serie delle degustazioni, con cui Vittore presenta alcuni vini aziendali, ma soprattutto la sua poetica del vino, un approccio sereno e meditato, lontano dagli stereotipi, ma colto, curioso, rispettoso del lavoro degli altri.
Il vino della gioia, dei profumi. Questo, per Vittore, è il vino che basta a far comprendere quanto sia peculiare Verduno all’interno dei grandi terroir delle Langhe: è il terroir dell’eleganza speziata, il valore aggiunto su cui puntare per emergere con vini caratterizzati e di personalità. Imbottigliato da poche settimane, si presenta rubino brillantissimo, molto trasparente. È però il naso, come sempre in questo vitigno, quello che si fa riconoscere fra mille: pepe fresco, spezie, un tocco d’anice, morbidezza suadente, quasi ipnotico. Per certi aspetti è un vino che fa le veci di un rosato, ma vi aggiunge un quid di complessità in più: in bocca è leggero e fresco, sapido e ancora pepato, di buona persistenza, godibilissimo. Va alla grande con salumi anche affumicati, pizza, piatti etnici e, giusto un po’ raffrescato, ance sul pesce.
Barbera d’Alba 2013 (13,5%)
Come il pelaverga, viene vinificato e affinato in acciaio e cemento. Il 2013 è ancora giovanissimo, ha un colore rubino violaceo brillante, un piacevole naso vinoso, che ricorda la frutta fresca, pulito e piacevole. In bocca è pimpante, esuberante come un cucciolo, l’acidità è vibrante e tiene insieme la generosità del vitigno con la perfetta esecuzione: nessuna sbavatura, nessun eccesso, e in tutto questo un vino personalissimo, allegro. Ho fatto una prova: l’ho assaggiato e ho chiuso gli occhi, cercando una parola che lo riassumesse; ho pensato: puro.
Il termine “prinsiòt” sta per “principino” e si riferisce al disegno in etichetta, in cui il padre di Vittore, bambino, sta in braccio a suo padre. Da vigne di nebbiolo del comune di Verduno, dopo una macerazione relativamente breve di 6-9 giorni viene affinato 10 mesi in botti da 20-30 ettolitri. Rubino brillante, naso finissimo di erbe officinali, frutti rossi, in bocca è scalpitante e ha un tannino di ottima finezza. Un vino fruttato, sereno, disteso. Polivalente negli abbinamenti col cibo.
Barolo Monvigliero 2009 (14,5%)
Dal miglior cru di Verduno, il Monvigliero, con viti di età attorno ai 35 anni e altitudine di 300 metri. Ha un colore rubino elegante, nobiliare senza ancora cedimenti all’unghia. Naso espressivo, intenso, vellutato. In bocca conferma appieno le attese di eleganza estrema: è fine ed espressivo, di lunghissima persistenza, con un tannino quasi in stato di grazia, solo da aspettare ancora un po’. Al netto di tutto, un Barolo memorabile, per un prezzo in cantina al privato intorno ai 35 euro.
Il vigneto Gramolere è situato nel comune di Monforte, quindi alcuni chilometri più a sud di Verduno; la sua presenza tra le vigne aziendali è, come spesso accade in Langa, frutto di una eredità. Si tratta quindi di altri terreni e altre caratteristiche rispetto a Verduno, minore tendenza alla speziatura fine, maggiore propensione alla potenza. Il vigneto, di età attorno ai 45 anni, è situato a circa 400 metri di quota e la sua estensione è di un solo ettaro. La macerazione si protrae per circa 25 giorni e l’affinamento, dopo un primo passaggio in tonneaux da 500 litri, si svolge per 2 anni in botti da 20-30 ettolitri. Rispetto al Monvigliero in questa fase si presenta più chiuso, ma svela bei toni balsamici in sottofondo. In bocca è caratteriale, forte, elegante.
Chiedo a Vittore cosa ne pensa del mondo del vino oggi, dopo gli anni concitati della “rincorsa” alle tecnologie che sembravano il rimedio a tutto. Racconta che per lui, il mondo del vino oggi è un esempio da seguire anche in altri settori: ci sono i guadagni che vengono reinvestiti sul territorio, uno spirito virtuoso nato dal confronto tra produttori… Il successo di uno ha fatto da traino per gli altri, ne sono nati molti investimenti.
«Addirittura – prosegue Vittore – la “sbandata” modernista è stata anch’essa utile: in tutte le svolte c’è un’esagerazione, ma in tutte c’è qualcosa di positivo perché ti spinge a metterti in gioco. E qui nelle Langhe negli ultimi 30 anni ci si è messi parecchio in gioco. Certo però ogni produttore deve trovare la sua espressione, senza fare la banderuola a seconda del vento che tira».
Gli chiedo della sua esperienza del mercato statunitense: «Oggi è un mercato in cui si cercano vini eleganti, territoriali; quindi vi convivono tranquillamente due approcci, quello della territorialità e quello più “internazionale”».
«A proposito di tendenze che si evolvono: oggi si tende molto meno a dire il nome dell’enologo, e a dare più spazio all’impostazione aziendale. Questo è fondamentale. Spesso le cose che hanno successo non sono frutto di strategie di mercato: semplificare le cose non è mai utile, bisogna comunicare i vini italiani facendo capire che non c’è un’Italia sola. La nostra forza sono le differenze».
Fratelli Alessandria,
via Beato Valfrè 59, 12060 Verduno (CN)
tel. (0039) 0172470113
www.fratellialessandria.it/ita/azienda
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